notizie storico-critiche | Si ritiene che il violoncello sia appartenuto alla collezione di Ferdinando de' Medici e che corrisponda alla seguente descrizione nell'inventario del 1700:" Un violoncello da gamba a quattro corde con fondo di abeto, ponticello, fascie, e corpo di acero verniciato, con due filetti neri intarsiati su le testate torno torno, con manico, cordiera, e tastiera simile, con qualche lavoro a mostacciolo di filetti neri intarsiati, e bischeri di bossolo, con un polizzino stampato per di dentro nel corpo, che dice Nicolaus Amatus Cremon. Hieronymi fil. Antonij nepos fescit 1660 con suo arco di serpentino,e sua contro cassa di noce, che si apre per banda, con i suoi maschietti toppa, e gangheri, con alcuni guancialetti di frustagno verde imbottiti, con il luogo per due archi scavato nel di dentro del coperchio" (ASF, Guardaroba Medicea 1117, Inventario di diverse sorti d'instrumetni musicali in proprio del ser[enissi]mo sig.r p[ri]n[ci]pe Ferdinando di Toscana, 1700, cc. 90v-91r). Nrgli inventari successivi è descritto brevemente:"Un bassetto di Niccolò Amati cremonese, con sua custodia di noce" (ASF, GM 1306 bis, Inventario di strumenti, 23/09/1716, c. 4v). Per un breve periodo (1751-1756) lo strumento è imprestato a un religioso di corte, altrimenti soggiorna in Guardaroba. Nel 1765 lo strumento è restaurato da Lorenzo e Tommaso Carcassi:"Per avere rassetto un violoncello di Niccolaus Amati di Cremona n. 1660, rincatenato, e rivisto p[er] tutto, corde, e ponte [L] 6.13.4 / Per un arco p[er] detto come sopra [di verzino] [L] 6--" (ASF, Imperiale e Real Corte Lorenense 3822, Conti della Guardaroba, 24/ 07/ 1765, fasc. X, n.60, c.3r). Il violoncello è presente nell'inventario del 1769 (ASF, IRC 3357, Inventario della Guardaroba, 02/ 08/ 1769, p. 941). E' altamente probabile che sia lo stesso violoncello in seguito elencato negli inventari del Magazzino degli anni 1781, 1784, 1786 e 1791. Nel 1791 il liutaio Giuseppe Carcassi interviene su questo strumento e su un altro violoncello di Nicolò Amati, probabilmente quello elencato nel citato inventario del granprincipe Ferdinando e datato 1642 (nel conto non è possibile distinguere l'uno dall'altro):"p[er] acchomodatura di un violoncello di Amati cioè scoperchiato, staccato, e riatacchato il manico in buona forma e fatoli tutto ciò che gli bisogniava [L] 16--/ p[er] rinchordatura e ponticiello del medesimo [L] 5--/ p[er] avere rifatto l'archo al detto violoncello con sue setole [L] 8--/ [...] per assettatura di un viloncello di Amati, cioè scoperchiato e asstato le fascie e riadatato il manico e reso servibile [L] 14--/ per avergli rifatto la tastiera e cordiera al medesimo di granatiglia [L] 14--/ per inchordatura nova e ponticiello [L]5--/ per aver rifatto l'archo novo con setole [L]8--/ per fattura di una cassa nova p[er] il me[desi]mo [L]20--/ per feramenti p[er] la medesima [L]7--/" (ASF, IRC 3872, Conti della Guardaroba, 31/12/1791,n. 71, c.1r-v). Dopo il 1791 le testimonianze documentarie cessano fino al 1819, anno di redazione del primo inventario di Palazzo Pitti successivo alla restaurazione dei Lorena:"Uno detto [violoncello], fatto da Niccola Amati" (ASF, IRC 4699, Inventario di Palazzo Pitti, 18/12/1819, c. 100r). Da questo momento i documenti registrano la costante presenza di un violoncello di Niccolò Amamti datato 1660. Lo strumento è riparato da Arcangelo Bimbi nwl 1823:"Per aver riaccomodato un violoncello di Amati, riaccomodato diversi tarli, rimesso due corde, e ripulito [L] 16" (ASF, IRC 3979, Conti della Gardaroba, 16/05/1823, n. 102-14, c.1r-v). Nel 1826 e nel 1827 Bimbi restaura due violoncelli di Amati, raccomodato diversi tarli, e rotture e rimesso in corde [L]16" (ASF, IRC 3987, Conti della Guardaroba, 02/08/1826, n. 323, c. 1r-v); "Per avere restaurato un violoncello di Amati e rimasso in corde [L]14/ Per un altro violoncello di Amati tarlato e raccomodato in diversi luoghi, e rimesso diversi pezzi, e ridato la vernice [L]16" (ASF, ICR 3991, Conti della Guardaroba, 22/12/1827, n. 17-581, c. 1r-v). Nel 1828 Bimbi interviene ancora su uno dei due strumenti per un piccolo intervento di manutenzione, e nel 1829 "accomoda" i due violoncelli di Amati (ASF, IRC 3999, Giustificazioni della Guardaroba, 21/08/1829, n. 459, c. 1r-v). Il violoncello di Amati compare nell'inventario del 1829 (ASF, IRC 4707, Inventario di Palazzo Pitti, 30/06/1829, p. 197). La registrazione nell'inventario del 1846 (ASF, IRC 4715, Inventario di Palazzo Pitti, 1846, c. 168r) è analoga a quella del 1829. Simile anche la descrizione contenuta nell'inventario al R. Istituto Musicale (10/03/1863), in aggiunta si legge la stima di L. 1.000. Nel 1885 Giuseppe Scarampella ripara ancora guasti prodotti dai tarli. Lo strumento in oggetto sembra essere quello vittima dell'attacco biologico, visibili ancora oggi e segni, mentre l'altro nominato nei documenti, di anonimo, risponde al n.36/ 1988 inv. Cherubini. Il ponticello risale, forse, alla fine del 1700, secondo i Carcassi. |