notizie storico-critiche | Il busto del benefattore (per la cui collocazione si rimanda alla pianta allegata alla prima scheda cartacea della serie) fa parte della galleria dei benefattori collocati nella loggia al piano superiore del cortile d'onore secondo le intenzioni della delibera del 18 maggio 1848; questa volontà testimonia la penetrazione di un concetto culturale emerso dalla realizzazione della serie di ritratto proposti dal Canova per il Pantheon romano a partire dal 1809 e nella stampa di "Vite e ritratti di illustri italiani" avvenuta nel 1812 e nel 1820 per opera del Bettoni le cui incisioni furono fornite prevalentemente da Giuseppe Bossi (M. Di Macco, in Garibaldi: arte e storia, Firenze 1982, p. 51). L'idea di fare riferimento alle opere e alla vita degli uomini illustri ("per il suo ruolo educativo e di stimolo all'emulazione") trovava conferma ufficiale anche nell'editto di Eugenio Napoleone in cui si ordinava ai professori di storia l'insegnamento nei licei della vita degli uomini illustri. La Di Macco pone inoltre l'attenzione su una diffusione tardosettecentesca di questo concetto glorificativo, citando per l'area nazionale la formula dei "Parnasi" italiani elaborati a Pisa (Fabroni 1778-1799) e Venezia (Rubbi 1782-1783) e relativamente al Piemonte la diffusione avvenuta nei primi anni del XIX secolo in seguito all'interesse suscitano nell'ambiente colto dalla pubblicazione dei volumi del Bettoni. Intorno alla metà del secolo, tale concezione si inserisce anche a Novara ed influisce sulle scelte municipali di decorare la sala delle sedute comunali con i busti dei "maggiori" (complesso poi disperso ed in parte ricostruito dal Viglio nella Loggetta del Broletto negli anni 1929-1933) e di proporre le effigi dei personaggi illustri come soggetta per la decorazione plastica dei nuovi portici dei mercanti. Un riscontro più sommesso si era avuto anche in anni precedenti con la decorazione di casa Eresi (in via degli Avogadro a Novara) eseguita prima del 1840 dal Stefano Girola, il quale modellò otto medaglie di pietra arenaria collocate in facciata raffiguranti tre novaresi (Girolamo Cattaneo, Giuseppe Zanoja, Stefano Ignazio Melchioni) e Luigi Cagnola, Carlo Parea, Bramante, Leonardo da Vinci e Leon Battista Alberti (Lo spigolatore novarese, Novara 1840, p. 137). Nella seconda metà del secolo (dal 1848 in poi), si affiancò a queste realizzazioni la decorazione del cortile dell'Ospedale Maggiore, che aderisce perfettamente alle indicazioni dei modelli culturaliproposti precedentemente, anche se l'ambito locale li traduce non nella glorificazione di eroismi o ingegni nazionali, ma più modestamente propone i personaggi come modelli per la carità e la beneficenza avute verso l'Ente stesso. Tale attività ebbe come ideatore lo scultore Giuseppe Argenti, che probabilmente affiancò gli amministratori nella definizione del progetto: suo è infatti lo schizzo datato 1856 che propone il modello di medaglione per i busti collocati al piano terreno e suoi sono diversi busti collocati al primo piano della loggia, secondo la testimonianza del 1865. L'aver affidato il busto al Cassano conferma l'orientamento accademico dell'ambiente colto cittadino e con fatica si ispira alle nuove correnti romanica e scapigliata. Il Cassano, pensionato nel nobile Collegio Caccia presso l'Accademia Torinese, compie infatti i suoi studi negli anni 1855-1858 (Archivio di Stato di Novara, Carte diverse. Elenco dei postulanti alle pensioni e sussidi, Fondo Archivio Nobile Collegio Caccia, cart. 74) proprio mentre si sta effettuando il passaggio della cattedra di scultura dal torinese Giuseppe Bogliani a Vincenzo Vela, di provenienza milanese, di orientamento più verista, ma li completa a Roma entrando in contatto nel 1863 con la scuola del Thorvaldsen, di tradizione accademica (Ibidem). A Novara, oltre che per l'Amministrazione dell'Ospedale, presenta un saggio al Collegio nel 1855 raffigurante Vittorio Emanuele II in atto di consegnare la bandiera ai soldati che partono per la Crimea (Ibidem, cart. 78) e scolpisce, in anni appena successivi, i monumenti a Francesco Caccia (1872; di cui si conserva il bozzetto in terracotta presso i civici musei, n. Inv. 1411) e ad Amico Canobio (1880-1890), l'erma ricordo del poeta Giuseppe Regaldi (già in Palazzo Orelli ed ora presso i Musei Civici n. Inv. 1504). Nella realizzazione del busto di Nazari (scolpito solo anteriormente) il Cassano propone un personaggio che risponde alle indicazioni ufficiali contenute nel proemio dell'opera di bettoni cescondi cui il ritratto deve essere indagato nei lineamenti del volto che esprimono "le interne passioni, il carattere, l'ingegno e persino il pensiero del personaggio" (Di Macco, 1982). [Continua in OSSERVAZIONI] |