notizie storico-critiche | Lo strumento, sicuramente proveniente dalla collezione del granprincipe Ferdinando de Medici, è così descritto nell'inventario del 1700:"Un violoncello da gamba a quattro corde, con manico, fondo, fascie, e corpo di cipresso verniciato, con due filetti neri intarsiati su le testate torno torno, con ponticello di acero senza vernice, e bischeri di bossolo, con cordiera, e tastiera impiallacciata di acero verniciato con filetti neri nel mezzo, con un polizzino manuscritto per di dentro nel corpo, che dice _ P. Roccus Dominicus de Donis fecit Florentiae anno salutis 1696_, con sua contro cassa, che si apre per banda, con suoi maschietti, toppa, e gangheri, coperta per di fuora di cuoio nero, e per di dentro foderata di morlacco pavonazzo (Archivio di Stato di Firenze, Guardaroba Medicea 1117, Inventario di diverse sorti d'instrumenti musicali in proprio del ser[enissimi]mo sig.r p[ri]n[ci]pe Ferdinando di Toscana, 1700, c. 91r). Mancano ulteriori notizie fino al 1777, quando lo si ritrova in Magazzino, in pessime condizioni: "Un bassetto del Padre Roccus Domenico fatto nell'anno 1691 [sic] guasto con suo arco pure guasto, senza crini, e sua custodia di legno coperta di pelle nera; e p[er] di dentro paonazza rotta (ASF, Imperiale e Real Corte Lorenese 4351, Inventario del Magazzino, 22-06-1777, p. 48). Resta in Magazzino nelle stesse condizioni, come confermano annotazioni del 1781, 1786 e 1791. Nel 1792 è invece descritto come uno strumento in buone condizioni; sebbene la documentazione del restauro non sia stata rinvenuta, esso verosimilmente è stato rimesso in ordine e dotato di due archetti e di una cassa diversa: "Un violoncello del Prete Rocco dell'anno 1696 con due archi di noce d'India, e sua custodia di legno tinta verde foderata dentro di frustagno simile" (ASF, IRC 4354, Inventario del magazzino, 29 - 09 - 1792, p. 440). Nel 1794 Luigi Piattellini effettua un' importante trasformazione strutturale e fornisce il violoncello di un nuovo archetto "alla francese": "Per aver staccato il manico, aggiuntovi un pezzo, rialzato dalla positura, e tirato adietro, e tiratolo alla sua grossezza; riadattata la tastiera vecchia; accomodato il ponte, e rimesso una corda nuova il tutto ad un violoncello d[e]l Prete Rocco Doni. Per aver fatto un arco nuovo p[er] d[ett]o alla francese, con finimenti di avorio, e sue setole, il tutto d'accordo [L] 25" (ASF, IRC 3877, Conti della Guardaroba, 13 - 03 - 1794. n. 80). Il violoncello soggiorna in Magazzino nel 1796, nel 1799 e nel 1804, descritto nello stesso modo del 1792. Nel 1805 Luigi Piattellini esegue modesti lavori di ordinaria manutenzione: corde, setole dell'archetto (ASF, IRC 3937, Conti della Guardaroba, 30 - 12 - 1805, n. 156). Nel 1815 e nel 1829 è inventariato in un'unica voce assieme con altri due violoncelli, uno di Fabrizio Senta e l'altro anonimo: "Tre violoncelli che uno di Fabbrizio Senta, uno del Prete Rocco, e l'altro di autore incognito con 4 archi ciascuno entro a casa d'albero foderata di frustagno con mastietti toppa, e chiave" (ASF, IRC, 3369, Inventario della Guardaroba, 30 - 11 - 1815, p. 153). Una registrazione identica si ha nel 1829 (ASF, IRC 3374, Inventario di Palazzo Vecchio, 21 - 03 - 1829, p. 262). Questo strumento non forma parte del gruppo consegnato al R. Istituto Musicale nel 1863; resterà a lungo a Palazzo Pitti per essere trasferito al Museo il 29 Marzo del 1926. Non essendo state trovate annotazioni di prestiti in epoca medicea o lorenese si può per ora pensare che il decadimento testimoniato dai documenti settecenteschi sia da imputare a una lunga e inoperosa permanenza in Guardaroba. Si potrebbe dunque trattare di uno strumento autentico in molte sue parti, malgrado il citato rimaneggiamento tardo - settecentesco (si tenga comunque presente l'incompletezza dell'evidenza documentaria, sia durante l'Ottocento sia nel periodo successivo). |