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Opera d'arte di Giovanni da Fiesole detto Beato Angelico (1395-1400/ 1455), a Firenze

L'opera d'arte di Giovanni da Fiesole detto Beato Angelico (1395-1400/ 1455), - codice 09 00646178 - 0 di Giovanni da Fiesole detto Beato Angelico (1395-1400/ 1455), si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in convento, domenicano, Convento di S. Marco, Chiesa e convento di S. Marco, P.zza S. Marco, 3, Museo di S. Marco, Biblioteca
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bene culturaleminiatura, insieme, Salterio I
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00646178 - 0
localizzazioneItalia, Toscana, FI, FirenzeP.zza S. Marco, 3
contenitoreconvento, domenicano, Convento di S. Marco, Chiesa e convento di S. Marco, P.zza S. Marco, 3, Museo di S. Marco, Biblioteca
datazionesec. XV metà; 1450 (ca) - 1450 (ca) [analisi stilistica]
autoreGiovanni da Fiesole detto Beato Angelico (1395-1400/ 1455),
materia tecnicapergamena/ miniaturapergamena/ inchiostropergamena/ pittura a temperagesso/ doratura
misuremm, alt. 393, largh. 280,
condizione giuridicaproprietà Stato, MInistero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiIl codice è formato da cc. I (cart.) + 305 (146bis) + I' (membr.), II' (cart.) suddivise in 31 fascicoli alcuni con richiami: quaterno (IV, XXV, XXVI), quinterno (I-III, V-XXIV, XXVII-XXXI); scrittura Testualis su 1 colonna con 21 righe di testo e carte con 7 tetragrammi rossi e 7 righe di testo. Numerazione presente con grafia recente a matita nell'angolo superiore del margine esterno (c. 259 segnata anche 260). L'impianto decorativo è costituito da: 287 iniziali filigranate piccole, 60 iniziali filigranate fesse medie, 3577 iniziali rubricate piccole, 1 iniziale fogliata piccola con figura e caudata, 1 iniziale fogliata piccola con figura, 1 iniziale fogliata media con figure, 2 iniziali fogliate medie con figure e caudate, 1 iniziale fogliata media con storia, 2 iniziali fogliate grandi con figure e caudate. Legatura del XIX secolo con piatti in legno parzialmente ricoperti di cuoio marrone decorato sul dorso con cornici dorate ad impressione, 7 nervi sul dorso.n.p.
notizie storico-criticheI due Salteri 530 e 531, realizzati per il Convento di San Marco probabilmente intorno agli anni cinquanta del XV secolo, si possono considerare 'gemelli' poiché contengono le stesse miniature. Sebbene la maggior parte degli studi ad essi riferibili sia piuttosto recente (Bellosi 1990, pp. 98-101; Boskovits 1995, pp. 33-68; Scudieri 2003, p. 166; boskovits 2008, pp. 109-110), erano già noti alla critica ottocentesca che vi ha fin da subito riconosciuto la mano dell'Angelico. Una loro prima attribuzione si deve a Vincenzo Marchese che li riteneva opere di Fra Benedetto dal Mugello ma il primo a ricondurli alla mano di un giovane Angelico fu Max Wingenroth (Beiträge zur Angelico-Forschung, in 'Repertorium für Kunstwissenschaft', 21, 5, 1898, pp. 335-345, 427-438). Trovarono poi il loro pieno riconoscimento in tempi recenti in occasione della mostra 'Pittura di luce. Giovanni di Francesco e l'arte fiorentina di metà Quattrocento' (Firenze 1990), quando sono stati ricondotti da Luciano Bellosi (1990) alla mano di un Angelico ormai alle ultime fasi del suo operato. I due Salteri sono infatti confrontabili con l'Armadio degli Argenti, dove numerose figure di santi sono dipinte con la stessa delicatezza delle carni e dei panneggi del David orante a c. 70v o del David musicante a c. 135v. Nella realizzazione dei due codici, e in particolare del 530, sembra comunque intervenire anche un collaboratore. Nel Salterio 531 è molto evidente l'influenza dei fiamminghi, come evidenziato in occasione della mostra 'Firenze e gli antichi Paesi Bassi 1430-1530. dialoghi tra artisti: da Jan van Eyck a Ghirlandaio, da Memling a Raffaello...' (Firenze 2008) con l'ipotesi di un contatto tra l'Angelico e Rogier van der Weyden durante il suo soggiorno in Italia nel 1450. un contatto che avrebbe lasciato il segno in diverse opere del pittore fiorentino, tra le quali l'Adorazione dei magi (detta Tondo Cook) che è l'opera pittorica che più si avvicina alle miniature del Salterio 531 (Boskovits 1995). E' soprattutto l'incidenza della luce sulle superfici, che regala un aspetto quasi metafisico al dipinto, l'elemento che unisce le due opere: anche nel Salterio, infatti, la luce illumina le vesti e le volumetrie donando un effetto metallico e le vesti si arricchiscono di perle e pellicce descritte con un'attenzione naturalistica tipica dei Paesi Bassi. I riferimenti al Tondo Cook sono anche di carattere iconografico, in particolare nella bellissima figura del giovane Empio a c. 96v che riprende, nel gesto e nei capelli scompigliati, una delle figure degli ignudi sullo sfondo del dipinto. In questo Salterio il presunto collaboratore sembra avere meno spazio e, conseguentemente, l'illustrazione appare più omogenea dal punto di vista qualitativo.
committenzaCosimo de' Medici il Vecchio
bibliografiaMilanesi G.( 1850)p. 187; Marchese V.( 1869)V. I, pp. 232-252; D'Ancona P.( 1908)p. 90 note 1, 2; D'Ancona P.( 1914)v. II pp. 352-353 n. 773; Chiarelli R.( 1968)p. 62; Miniatura '400( 2003)p. 166; Rondoni F.( 1876)p. 42 n. 17; Vasari G.( 1878-1885)pp. 505
definizioneminiatura
denominazioneSalterio I
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzoP.zza S. Marco, 3
ente schedatoreS156
ente competenteS156
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Giacomelli S.; Funzionario responsabile: Scudieri M.Sframeli M.
anno creazione2009
latitudine43.778115
longitudine11.258818

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