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bene culturale | paramento liturgico, insieme |
tipo scheda | OA_3.00 |
codice univoco | 08 00405808 |
localizzazione | Italia, Emilia Romagna, PR, Parma |
datazione | sec. XVIII ; 1706 - 1706 [documentazione]; sec. XVIII ; 1719 - 1720 [documentazione] |
autore | Nave Federico (notizie 1706), Russelloni Rosa (notizie 1720), |
materia tecnica | seta/ taffetas/ laminatura/ ricamofilo dorato/ lavorazione a fuselliseta/ taffetasoro lamellare/ trama lanciatafilo d'oro/ ricamo |
condizione giuridica | proprietà Ente pubblico non territoriale |
dati analitici | Parato composto da piviale, pianeta, 4 tunicelle, 2 stole, 3 manipoli, velo, borsa,, 1 paliotto. Fondo in taffetas (ordito e trama di seta rossa) ricoperto da una trama lanciata in lamina d'oro passata in tutti i colpi di trama e legata in taffetas da ¼ dei fili d'ordito. Disegno a ricamo in oro filato e in cordoncino d'oro filato ricamati a punto steso e fermati da legature in taffetas; motivi a rilievo in oro filato e in lamina a punto steso, fermati da legature in taffetas (imbottitura fili lino). Su tre lati del paliotto è una cornice (cm. 33) con ricami ad altorilievo in oro filato, cordoncino d'oro e lamina a punto steso con legature in taffetas, sostenuti da filo metallico nel contorno. Pianeta e piviale presentano decoro a candelabra vegetale incorniciata da fregi decorativi che, descritti come quelle da coppie di racemi a voluta speculari con tulipani, garofani, iris e gelsomini, rifiniscono anche i contorni dei parati. Il disegno con minime varianti si ripete nel resto del parato: tonacelle con soli fregi vegetali, accessori con croci, nel paliotto a metà della cornice superiore monogramma mariano. Rifiniture a ricamo in oro filato a spina che simulano i galloni. Nel cappuccio del piviale, velo, stole, manipoli gallone a fuselli in oro filato. Fodera taffetas rosso.NR (recupero pregresso) |
notizie storico-critiche | Non menzionato dal Testi (1922), segnalato come "opera molto interessante del XVIII secolo" dal Santangelo (1934), esposto alla mostra "L'arte a Parma dai Farnese ai Borbone " con un'attribuzione a laboratorio locale della seconda metà del XVII secolo (Fornari 1979), il parato è senza dubbio da ritenersi il manufatto tessile di maggior pregio conservato nella chiesa, unitamente al piviale ricamato in sete policrome con l'immagine della Madonna della Steccata. Il prestigio del parato è duplice: alla qualità altissima del ricamo si aggiunge il significato storico emerso da un fortunato recupero documentario (serie IX, busta 15, documenti 28 marzo 1706 e 3 marzo 1707). Ordinato nel marzo del 1706 dai Presidenti della Steccata, il parato fu commissionato al ricamatore romano Federico Nave che oltre a realizzare il lavoro dovette anche provvedere agli ori per il ricamo. La commessa prevedeva l'esecuzione di una pianeta, due tonacelle, un piviale con relativi accessori, un paliotto e una coppia di cuscini. Tutti i pezzi, ad eccezione del paliotto, dovevano essere ricamati " a basso rilievo" con "ori mezzi passati lama e cordoncino" e formare una "guarnitione" doppia "alta mezzo palmo". Il paliotto differiva invece solo per un "freggio atorno tutto rabesco ad uso d'intaglio". Il lavoro durò nove mesi circa, precisamente dal 29 marzo al 17 dicembre 1706, costò £.15.420 fattura e ori compresi e £. 3.420 la confezione. Nel marzo del 1707 il parato, già consegnato alla chiesa, e molto apprezzato, non era stato ancora pagato, stando alle lamentele espresse dal ricamatore ad un altro illustre committente, il duca Francesco Farnese. A lui è legato il significato storico del parato. Inoltrando l'ordine del parato ai Presidenti della Steccata, il duca sanciva sia la continuità della devozione tributata dalla corte parmense alla chiesa, sia la supremazia raggiunta dai Farnese agli inizi del Settecento, siglata dal legame politico e culturale di Parma col Papato. La corte parmense accrebbe il suo potere e si ricoprì di lustro undici anni dopo, il 27 maggio 1718, quando papa Clemente XI con la bolla "Militantes Ecclesiae" concesse a Francesco Farnese la chiesa della Steccata come sede conventuale dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio, prestigioso titolo cavalleresco che il duca aveva acquistato a Venezia nel 1697 da Giovanni Andrea Comneno, Principe di Macedonia e Gran Maestro dell'Ordine (cfr. Marocchi 1982, p.25). La concessione papale conferì al parato un ruolo più elevato ed esclusivo: divenne infatti il paramento solenne usato nelle celebrazioni della festività di San Giorgio (Libro delle Ordinazioni n. 43, p.52v). La solennità liturgica della festa dell'Ordine doveva richiedere l'integrazione di altri parati. Sappiamo infatti della necessità di provvedere un'altra coppia di tonacelle e un piviale conformi, ordinati il 26 gennaio 1719 dal Gran Priore, il marchese Oldrado Lampugnani (Ibidem). Il 4 gennaio 1720 furono consegnate solo le tonacelle, opera della ricamatrice locale Rosa Russelloni, e predisposto che venissero date al pianetaro Carpi "affinché le termini perfettamente" (Ibidem, p.144r). Il ricamo, nel disegno e nella tecnica, fa riferimento ai modi della produzione ricamatoria barocca romana della seconda metà del XVII secolo. Eseguito a basso e ad alto rilievo, evidenzia nel marcato risalto scultoreo e nei forti contrasti chiaroscurali, caratteri di monumentalità e ricchezza, tipici della produzione a ricamo barocca di quel periodo. Il modo di trattare il tema della candelabra rinascimentale (pianeta, tonacelle, piviale) mostra strette analogie con il disegno per il ricamo del manto di papa Alessandro VII Chigi Della Rovere, conservato nel Gabinetto dei Disegni e Stampe della Farnesina a Roma, ricondotto dalla critica alla bottega berniniana e datato da Worsdale al 1659 (cfr. Fusconi 1986, pp. 41-42). Anche il motivo a racemi a voluta del paliotto trova riferimenti diretti in un ricamo d'oro su seta rossa con disegno analogo, che compone il paliotto contrassegnato dalle iniziali del cardinale Chigi Della Rovere, conservato in S. Giovanni in Laterano, datato intorno al 1660 e attribuito all'ambito romano (cfr. Ibidem, p.43). Rispetto però ai modelli berniniani o più genericamente romani della seconda metà del Seicento, il ricamo parmense denuncia nelle dimensioni più contenute e nel maggiore equilibrio formale, una misura classica diversa, sia dalle creazioni berniniane di forte rilievo plastico e pittorico, sia dalle interpretazioni spettacolari, animate e coloratissime, tipiche dei ricami liturgici tardo barocchi realizzati in Italia tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento. |
bibliografia | Santangelo A.( 1934)p. 74; Fornari Schianchi L.( 1979)p. 435; Silvestri I.( 1991)pp. 142-145; Tesori Steccata( 2002)pp. 46-47; Marocchi A.( 1982)p. 25; Fusconi G( 1986)pp.41-43 |
definizione | paramento liturgico |
regione | Emilia Romagna |
provincia | Parma |
comune | Parma |
ente schedatore | S36 |
ente competente | S36 |
autori della catalogazione | Compilatore scheda: Silvestri I.; Funzionario responsabile: Fornari Schianchi L.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/ Colla S. (2006); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Colla S. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso); |
anno creazione | 1991 |
anno modifica | 2006 |