notizie storico-critiche | Dal momento che le due tavole sono infisse nel muro, non è stato possibile rintracciare nessuna etichetta, all'infuori di quella dell'attuale inventariazione. Non si sono trovate tracce della coppia neppure nei precedenti inventari, benché in quello compilato nel 1964 vengano segnalati numerosi elementi d'arredo settecenteschi, specie sovrapporte, collocati nelle cantine e nel cortile di palazzo Dal Pozzo, fatto che rende molto complesso poter individuare la provenienza degli esemplari in esame. Appare problematico, infatti, affermare una originaria collocazione dei dipinti in un ambiente di palazzo Dal Pozzo dal momento che essi non figurano indicati tra gli arredi acquistati dalla Provincia di Torino unitamente all'edificio (1940). Potrebbe essere, tuttavia, possibile che le tavole fossero state considerate parte dell'arredo fisso del palazzo o che provengano da un ambiente aulico di un altro degli edifici dell'isolato di proprietà dell'Ente. La collocazione della coppia dei dipinti entro una particolare cornice, induce a pensare che si trattasse di parte di una serie più ampia di soggetti di gusto arcadico inseriti all'interno di una boiseries per decorare alcune pareti. Da un punto di vista stilistico, la scelta del soggetto, cosiddetto di genere o tratto dalla vita quotidiana, seppure rivestito da un alone di idillica serenità, ben si riconduce ad una cultura figurativa di metà settecento, molto probabilmente di produzione locale. Appare, pertanto, plausibile accettare l'attribuzione all'ancora poco nota pittrice Pittetti Angela Maria detta Palanca (A. Cifani, P. E. Fiora di Centocroci, F. Monetti, La quadreria e gli ambienti aulici di Palazzo Cisterna, Torino, 1996, p. VIII). Originaria della Valsesia, e documentata a Torino a partire dal secondo decennio del XVIII secolo, è ripetutamente documentata con commissioni da parte della corte sabauda alla metà del secolo, in particolare per la palazzina di caccia di Stupinigi, mostrando uno stile con rimandi alla produzione di Domenico Olivero, dedicandosi però a tematiche derivanti dal repertorio delle feste galanti di ascendenza francese, A. Baudi di Vesme, L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, Torino, vol. III, 1968, pp. 758-759; A. Cifani-F. Monetti, I Piaceri e le Grazie, Torino, 1993, v. II, pp. 326-335, figg a pp. 355-375. |