notizie storico-critiche | Il violoncello di Fabrizio Senta, sicuramente proveniente dalla collezione del Granprincipe Ferdinando de Medici, è così descritto nell'inventario del 1700: "Un violoncello da gamba a quattro corde, con fondo di abeto, con manico, fascie, e corpo di acero verniciato con due filetti neri intarsiati su le testate torno torno, con ponticello di acero senza vernice, con bischeri tinti di nero, con cordiera, e tastiera impiallacciata di ebano, con un polizzino stampato per di dentro nel corpo, che dice "Fabritius Senta fecit Taurini anno 1667, con suo arco di acero verniciato, e sua contro cassa bianca d'albero, e sua toppa" (Archivio di Stato di Firenze, Guardaroba Medicea 1117, Inventario di diverse sorti d'instrumenti musicali in proprio del ser[enissi]mo sig.r p[ri]n[ci]pe Ferdinando di Toscana, 1700, c. 90r; trascritto in Gai V. 1969, pp. 6-22). Alla dettagliata descrizione del 1700 subentrano le descrizioni sommarie degli inventari successivi: "Un sim[ile] [bassetto] di Fabbrizio Senta di Turino, con sua cassa d'albero" (ASF, GM 1306 bis, Inventario di strumenti, 23 - 09 - 1716, c. 4v). Negli anni seguenti il violoncello è imprestato a diversi dignitari e addetti alla corte, finchè nel 1765, all'arrivo di Pietro Leopoldo di Lorena, viene restaurato da Lorenzo e Tommaso Carcassi: "Per avere rivisto un violoncello di Fabbrizio Senta di Turino n. 1667, rincatenato, corde e ponte [L] 6.13.4 / Per un arco di verzino come sopra p[er] d[ett]o [L] 6 - - " (ASF, Imperiale e Real Corte Lorenese 3822, Conti della Guardaroba, 24 - 07 - 1765, fasc. X, n. 60, c. 3r). E' invetariato nel 1769; registrato ancora in un documento del 1777; in seguito elencato negli inventari del Magazzino nel 1781, 1786 e 1791 con la seguente descrizione: "Uno detto [bassetto] di Fabrizio Senta di Turino con suo arco di granatiglia, e sacchetta di frustagno" (ASF, IRC 4353, Inventario del Magazzino 10 - 08 - 1786, p. 169). Nel 1791 è sottoposto a un consistente intervento, effettuato dal liutaio Giuseppe Carcassi: "per avere riacchomodato al violonciello di Senta di Milano [sic], cioè scoperchiato, rimesso nel suo punto il manico ridotto servibile e restaurato il coperchio [L] 20 - - / per avergli rifatto al medesimo la tastiera e cordiera di ebano [L] 14 - - / per rinchordatura al medesimo nova e ponticiello [L] 5 - - / per avere rifatto l'archo novo con setole [L] 8 - - / per fattura di una cassa nova p[er] il medesimo [L] 20 - - / per ferramenti p[er] la medesima [L] 7 - -" (ASF, IRC 3872, Conti della Guardaroba, 31-12-1791, n. 71, c. 1r). Altre annotazioni si hanno nel 1794 e, ancora a magazzino nel 1796, 1799 e 1804. Nel 1815 e nel 1829 è inventariato in un'unica voce assime ad altri due violoncelli, uno di Rocco Doni ed uno anonimo: "Tre violoncelli che uno di Fabbrizio Senta, uno del Prete Rocco, e l'altro di autore incognito con 4 archi ciascuno entro a casa d'albero foderata di frustagno con mastietti toppa, e chiave" (ASF, IRC 3369, Inventario della Guardaroba, 30-11-1815, p. 153). Una registrazione identica si ha nel 1829 (ASF, IRC 3374, Inventario di Palazzo Vecchio, 21 - 03 - 1829, p. 262). Questo strumento non forma parte del gruppo consegnato al Regio Istituto Musicale nel 1863; è incorporato al Museod el Conservatorio il 29 -03 - 1926 assieme al violoncello di Rocco Doni. La mancanza di documenti ottocenteschi su questi strumenti, sia durante l'esistenza della corte granducale, sia nel successivo periodo, non consente di esprimere ulteriori considerazioni: si può solo essere certi della provenienza medicea dello strumento e presumere che la sovrastruttura risalga agli ultimi anni del XVIII secolo. |