dati analitici | Paliotto in tre pezzi, in finto marmo a fondo nero con decorazioni policrome. Nel pannello centrale è raffigurato un ostensorio cormontato da motivo a baldacchino, retto da nastri a volute, arricchiti da foglie e fiori intrecciati. Ai lati dell'ostensorio due grandi vasi di fiori (con garofani, mughetti, gigli, campanelle e limoni tagliati a metà), due spighe e uccelli che beccano un garofano. In basso due zone a reticolato, delimitate da nastri con linee spezzate e formella a mò di marmo policromo modulata. I due pannelli laterali presentano una decorazione a nastri, nodi, volute, foglie, fiori e frutti, con un uccello al centro, avente nel becco una farfalla. Alle estremità formelle a finto marmo irregolarmente sagomate. Semplice cornice rettilinea lungo il perimetro dei tre pannelli.NR (recupero pregresso) |
notizie storico-critiche | Il paliotto è realizzato in scagliola, tecnica particolarmente usata nell?Itali Settentrionale nel XVIII secolo. Un centro particolarmente attivo per questo tipo d'artigianato fu la Valle Intelvi, adiacente al lago di Como, dove è situata Verna, il paese nativo dei Solari. La produzione fu prevalentemente a carattere religioso (paliotti d'altare) e particolarmente intensa tra Sei e Settecento, tanto che ancora oggi rimangono numerosi esempi nella zona (I. Vigoni, "La scagliola", in "Arte Lombarda", XI, II semestre, 1966, pp. 255-230). Questa scuola della scagliola produsse molte opere di un certo livello artistico, pur rimanendo ancorata a motivi decorativi tradizionali e ripetuti fino all'Ottocento. Fra i rappresentanti più fantasiosi e conosciuti del genere, figurano proprio i Solaro, famiglia tradizionalmente dedita alle arti. Il migliore e più fecondo degli scagliolisti sembra che sia stato Pietro, nato il 9 novembre 1687 da Francesco Solari e d Elisabetta Bertoletti e morto nel 1762 (P.G.A., Ramponio (Como), in "Arte Cristiana", vol. LIII, fascicolo 523, 1965, p. 2). Molte sue opere sono datate e firmate, per cui è stato possibile ricostruirne l'attività. I suoi lavori sono principalmente nella Valle Intelvi (a Verna, Claino, Scaria, Lanzo, Pellio Inferiore, Ramponio, S. Fedele, Dizzasco, Cerano), sul lago di Como (Carate, Laglio, Cernobbio, Isola) e a Lugano (cfr. art. cit. 1965). Il nostro paliotto fu quasi certamente prodotto in collaborazione dai fratelli Franco (o Francesco, come il segno di abbreviazione della firma sembra indicare) e Pietro Solari, entrambi conosciuti per aver firmato opere simili. Un paliotto a S. Maria degli Angeli a Lugano reca la scritta: "Pietro Solari f. 1784). Un altro a Semione in Val Negrentino: "Franco Solari di Verna in Val d'Intelvi fece 1792" (art. cit. 1966). Si tratta di lavori stilisticamente assai simili al nostro ma riportanti date assai avanzate, incompatibili con quelle note di Pietro Solari (1687-1762). Se i documenti non presentano errori, si potrebbe pensare ad una generazione successiva si Solari aventi gli stessi nomi. Resta quindi impossibile assegnare con sicurezza questo paliotto a un artigiano o ad un altro: in quetsa tecnica è d'altra parte più interessante definire un ambito culturale che verificare l'opera di ogni personaggio. L'esemplare moncalvese ci fa riflettere sulla fortuna di questo genere decorativo, nato in botteghe alto-lombarde e sviluppatosi con la collaborazione di numerose maestranze specializzate. La tipologia decorativa proposta dai Solari è attinta da repertori allora assai diffusi in varie tecniche artistiche. L'abilità di questi maestri fu quella di saper tradurre i soggetti nella scagliola conservando una freschezza inventiva personale. Nel nostro paliotto si rileva una certa originalità inventiva in alcuni particolari coem gli uccelli, i frutti, i fiori, resi con un realismo vivace grazie all'uso del colore dipinto sulle forme intarsiate. La decorazione acquista movimento e profondità grazie al chiaroscuro ottenuto non solo accostando impasti di scagliola diversamente colorata, ma anche disegnando e colorando a seppia e a olio, formando velature percepibili solo con un'attenta osservazione. Motivi geometrici e floreali assai simili si trovano in maioliche, legature di libri, stucchi e in particolare mobili intarsiati. In ambito piemontese si rileva una sorprendente affinità d'effetto nelle opere dell'abanista Pietro Piffetti, spesso giocate sul contrasto di legni scuri con intarsi più chiari ad intrecci di nastri e fogliame (cfr. V. Viale (a cura di), "Mobili e intagli", in "Mostra del Barocco Piemontese", Torino 1963, tavv. 31, 35, 47a, 50; V. Viale (a cura di), "Maioliche", in "Mostra del Barocco Piemontese", Torino 1963, tav. III, 11b, 14, 18 etc; M. Bersano Begey, "Libri e rilegature", in V. Viale (a cura di), "Mostra del Barocco Piemontese", Torino 1963, tav. 9a; A. Griseri, "Pittura", in V. Viale (a cura di), "Mostra del Barocco Piemontese", Torino 1963, tav. VIII). Un altro richiamo stilistico che dovette senz'altro influire sulla cultura dei Solari è quella della cineseria (C. Honour, "L'arte della cineseria", Firenze 1963). Sulla tecnica della scagliola si veda "Le tecniche artistiche", Milano 1973, pp. 394-95, e relativa bibliografia.Attualmente (2006) la chiesa di S. Marco dipende dalla Chiesa Parrocchiale di S. Antonio da Padova. |