notizie storico-critiche | Oggetto proveniente dallo scavo condotto da Alfredo D'Andrade nei sotterranei di Palazzo Madama nel 1884 in occasione del quale si rinvenne una cospicua quantità di materiale ceramico in un vano quadrangolare attiguo alla torre di Nord-Ovest. La ceramica graffite che si ottiene incidendo un sottile strato di ingubbio bianco steso sull'impasto e completando la decorazione con pennellate in verde ramina e giallo ferraccia sotto una vetrina piombifera incolore e lievemente colorata ma trasparente, si diffonde in area tirrenica verso la metà del XIII secolo quale prodotto di importazione (D. WHITEHOUSE, La Liguria e la ceramica medioevale nel Mediterraneo in Atti del IV convegno internazionale della ceramica, Albisola, 1971, pp. 271-275), imitato in seguito localmente (T. MANNONI, La ceramica medioevale a Genova e nella Liguria in Studi Genuensi, Genova-Bordighera, 1975, pp. 72-80). Nel resto dell'Italia settentrionale si sviluppa un tipo ceramico analogo, ma distinguibile per caratteri tecnici quali, oltre agli impasti, le forme e i motivi decorativi, con varianti a seconda delle aree di produzione (G. DONATO, L. VASCHETTI, Le ceramiche, in Inventario trinese, Trino, 1980, pp. 81-83; M. CORTELLAZZO, E. QUARANTELLI, Le ceramiche medievali e postmedievali del Museo civico di Tortona, XIV Convegno internazionale della ceramica, Albisola, 1981). Su basi stratigrafiche si può attualmente stabilire la comparsa della cosiddetta "graffite arcaica padana" nella seconda metà del '400 (H. BLAKE, The bacini of North Italy in La céramique médievale en Méditerranée Occidentale, X-XV siècles, Sophia-Antipoli, 1978, pp. 156-157). E' probabile tuttavia la presenza di prodotti precedenti contraddistinti da motivi decorativi oltre che da caratteristiche di accuratezza nell'incisione del graffito e nella distribuzione dei colori, ma questi rimanfono per il momento difficilmente inquadrabili. Problematico è anche fissare la cronologia per comparsa, diffusione, produzione del graffito e nella distribuzione dei colori nelle nostre zone, pur presentandosi con forme e motivi decorativi variati rispetto a quelli tipici della "graffita arcaica padana". Considerando la precocità dei bacini in ceramica graffita inseriti nelle architetture delle chiese di San Giovanni e Santa Maria di Avigliana, Sant'Antonio di Ranverso, San Maurizio di Pinerolo, nelle Collegiate di Rivoli, della Torre dei Tallianti ora Pinoli di Ivrea, tutti da riferirsi ad epoca sicuramente anteriore alla metà del XIV secolo ed i confronti spesso puntuali tra questi e le ceramiche graffite rinvenute negli scavi dell'Abbazia della Novalesa ed in parte con le ceramiche di Palazzo Madama, sembra plausibile l'ipotesi dell'esistenza nell'area occidentale del Piemonte gravitante attorno a Torino di tipo di graffita più antico della citata "graffita arcaica padana" (H. BLAKE, I bacini liguri e piemontesi: nuovi dati dal fondo D'Andrade,, XII Convegno internazionale della ceramica, Albisola, 1979; G. PANTO', Ceramica graffita dagli scavi dell'Abbazia di Novalesa, XIV Convegno internazionale della ceramica, Albisola, 1981). Non si può vantare in Piemonte una ricca tradizione rinascimentale, ben nota invece in ambito emiliano-romagnolo, veneto e in minor misura lombardo. In quest'area il graffito a punta dipinto in ramina e ferraccia sia pure mutato nelle forma come nelle scelte decorative, continua sino al XVIII secolo. In particolare il motivo a stella ad otto punte, comune nella produzione graffita, compare simile a questo ma di esecuzione maggiormente curata, in una ciotola graffita dipinta in ramina e ferraccia dell'Abbazia di Novalesa (G. PANTO', Ceramica graffita dagli scavi dell'Abbazia di Novalesa, XIV Convegno internazionale della ceramica, Albisola, 1981, n. 6). Si veda M. CORTELAZZO, L. MURER, G. PANTO', L. VASCHETTI, S. PETTENATI, La ceramica di scavo in Palazzo Madama in AA. VV., Torino nel basso medioevo: castello, uomini, oggetti, catalogo della mostra, Torino, 1982, p. 198, n. 77. |