notizie storico-critiche | La brocca, vaso destinato nell'impiego farmaceutico agli oli e agli sciroppi, detto anche bottale (cfr. G. Pesce, Maioliche liguri da farmacia, Milano, 1960, pp. 22-31) appartiene al corredo della Farmacia dell'Ospedale dei Santi Antonio e Biagio di Alessandria, istituita nel 1673 con le donazioni del canonico Giacomo Francesco Pomesano (Archivio Ospedale, Rogiti Tommaso Varzi, Tit. II, Rub. 4, Cat. 1, Busta 1, fasc. 5 e Tit. II, Rub. 3, Cat. 1, Busta 3, fasc. 119-120-121-122). Nel 1675 fu ordinato l'acquisto di una serie di vasi (Archivio Ospedale, Ordine d'acquisto, 1675, 4° Libro Ordinati della Congregazione particolare dall'anno 1656 all'anno 1680, p. 107), individuati in quelli che recano le figure dei santi Antonio e Biagio (cfr. schede cartacee nn. 1-12) che compaiono anche in un inventario del 1710, riferito al 1707 (Archivio Ospedale, Inventario, 1710, Tit. II, Rub. 1, Cat. 1, Busta 2, fasc. 26) e in quello del 1718 (Archivio Ospedale, Inventario, 1718, Tit. II, Rub. 1, Cat. 1, Busta 2, fasc. 29). Questa brocca, invece, con ornato vegetale a tralcio, non compare in tali inventari, ma è abbastanza simile ai vasi dell'antico corredo (cfr. schede cartacee nn. 1-12) nella forma, pancia e piede non troppo slanciati, cannone tozzo, manico ad ansa nastriforme, mentre la decorazione è monocroma, con tralcio vegetale a palmette stilizzate, diversa, quindi, da quella degli altri vasi sui quali compaiono sempre fiori gialli. Si può quindi pensare ad un'integrazione del corredo ceramico della farmacia avvenuta nel XVIII secolo, anche inoltrato, con il preciso modello dei vasi già presenti in esso, forse di produzione savonese. L'ipotesi che i vasi provengano da fabbriche piemontesi o venete (cfr. C. Pedrazzini, La farmacia storica e artistica italiana, Milano, 1934, pp. 93, 95, 113) non è suffragata da soddisfacenti confronti stilistici (per la bibliografia relativa si veda la scheda cartacea n. 1). È comunque da notare come questa tipologia fosse, nella seconda metà del XVII e nella prima metà del XVIII secolo molto diffusa in Liguria come in Veneto (cfr. Ceramiche. Dalle Collezioni del Museo nazionale - Ravenna, Bologna, 1982, p. 87, fig. 4; R. Drey, Apothecary Jars, London, 1978, p. 73, 32D). Nel 1869 (Archivio dell'Ospedale) i vasi antichi si trovavano nel magazzino della Farmacia. Nel 1906 (Archivio Ospedale) l'Amministrazione dell'Ospedale approvò la proposta di vendere alla Richard Ginori gli antichi vasi e di acquistarne dei nuovi. Tale vendita poi non ebbe luogo. In data 18 febbraio 1925, in conformità alla deliberazione dell'1 ottobre 1924, l'Amministrazione dell'Ospedale diede in consegna al Comune di Alessandria un totale di 230 vasi in buono stato di conservazione, tra i quali sono indicati n. 98 vasi con beccuccio, affinché vengano temporaneamente collocati nel Museo Civico, rimanendo di proprietà dell'ospedale (cfr. L. Madaro, La Biblioteca Civica, la Pinacoteca e il Museo di Alessandria, estratto dalla Guida Generale della Provincia di Alessandria, Alessandria, 1925, pp. 9-10). Di questa consegna, esiste nell'Archivio dell'Ospedale, una ricevuta, nella quale però i vasi sembrano essere in numero di 231. Il 15 febbraio 1932 il Museo Civico restituì all'Ospedale n. 39 vasi, tra i quali figurano 12 vasi con beccuccio, per decorare la farmacia, riordinata nel 1931 (cfr. Agapiti, L'ospedale Civile di Alessandria, in "Alexandria", II, 1934, fasc. 4, p. 122). Rimasero, quindi, in deposito nel Museo Civico n. 191 vasi, tale presenza è documentata fino al 26 settembre 1933 (Archivio Biblioteca e Archivio Ospedale). In data 8 luglio 1946 il Comune informava che risultavano giacenti presso il Museo Civico n. 112 esemplari (Archivio Ospedale) che vennero restituiti all'Ospedale il 2 aprile 1955 (Archivio Ospedale e Archivio Biblioteca). Per la terminologia e per il completamento delle iscrizioni indicanti il contenuto dei vasi si veda anche la scheda cartacea n. 1. |