notizie storico-critiche | L'Ospedale Maggiore della Carità di Novara fu beneficiato anche dal Conte Carlo Gaudenzio Bellini, il quale con testamento datato 13/2/1818 dispone che nel caso di mancanza di figli maschi, l'Ospedale divenisse erede dei poderi di Casaleggio e Zottico, con l'obbligo di gravare il Pio Luogo di £. 4.000 da pagarsi alla fabbrica di S. Gaudenzio per la costruzione stessa (cfr. G. B. Morandi-S. Ferrara, "L'Ospedale Maggiore della Carità di Novara. Memorie storiche", Novara 1907). Di queste sostanze l'Ente entrò in possesso nel 1821, alla morte del figlio Marco. Al testatore venne perciò eretto un busto-ricordo, in adempimento alla delibera datata 18 maggio 1848, la quale proponeva la realizzazione di effigi marmoree che avrebbero dovuto sostituire i precedenti ritratti su tela dei benefattori. Seguendo le indicazioni dell'Amministrazione, autore del progetto e delle opere più significative, fu Giuseppe Argenti, scultore di precisa impostazione accademica, che ben si accordava con la cultura di tipo neoclassico a cui ancora a questa data (seconda metà del XIX secolo) aderiva la classe notabile della città. Come per il busto dell'Avogadro, con cui questa esecuzione presenta affinità di impostazione e di modellato, può essere ipotizzato un intervento proprio dell'Argenti, sia per i caratteri stilistici che la scultura presenta, sia perchè il lascito testamentario avviene nella prima metà del secolo. Inoltre è da sottolineare l'attribuzione di "parecchi busti" all'Argenti, annotazione che compare nell'articolo apparso su "La Verità" del 1865 (cfr. "La Verità", Novara, anno II, 1865). I busti dell'Argenti di cui fino a questo momento è stata possibile documentare l'esecuzione sono stati fatti oggetto di catalogazione in questa stessa campagna di schedatura. A Novara la presenza dell'Argenti conferma il prolungarsi dell'influsso dell'Accademia di Brera esercitato e in città e nel circondario dalle opere pubbliche di Pompeo Marchesi, successore del Pacetti dal 1826 alla cattedra di scultura. L'Argenti, allievo del Marchesi è scultore famoso e molto attivo nel verecllese e nel novarese fino al 1876, anno della sua morte. Anche questo busto si presenta perciò realizzato con un modellato incisivo e fortemente chiaroscurato, che trova nell'espressione austera del volto, seppure abbondantemente studiata nelle caratteristiche somatiche e nella rigidità espressiva, la piena aderenza alle tipologie della scultura accademica. |