dati analitici | La struttura del corpo centrale è costituita da due lesene laterali che sorreggono un'alta modanatura su cui poggia la lunetta ad arco ribassato, anch'essa con profili modanati aggettanti. Sui fianchi sono due corpi più bassi con aperture rettangolari schermate da una griglia di listelli lignei. L'apparato scultoreo interessa solo l'elemento centrale: i capitelli delle lesene, finemente intagliati, sono sorretti da busti di angeli posti a guisa di cariatidi, che poggiano su volute, a loro volta sostenute da grandi maschere fogliate dalle cui fauci scendono pendagli di nastri e di frutta. Al centro della lunetta compare un genietto inginocchiato con altri serti di foglie e di frutti, mentre al di sopra dell'arco è l'immagine colossale della Trinità (il Padre seduto col nimbo triangolare che mostra nel grembo il crocifisso e la colomba dello Spirito Santo), fiancheggiata da due figure simmetriche di angeli con le scritture. Conferisce vivacità cromatica all'insieme il contrasto tra i toni squillanti delle parti scolpite e il verde pallido, bordato di ocra, di quelle architettoniche. Le vesti degli angeli vanno dal rosso aranciato al giallo vivo, con inserti di blu intenso nei manti; le ghirlande e i mascheroni alternano rosa intensi e verdi smeraldi.NR (recupero pregresso) |
notizie storico-critiche | Attualmente l'organo è osservabile solo dalla navata perchè è stata murata la porta d'accesso alla cantoria. Ciò rende più difficile il compito di datare la cassa che, sotto il profilo stilistico, presenta caratteri di non immediata riconoscibilità, probabilmente alterati anche da ridipinture e modifiche sopravvenute in epoche diverse. La parte centrale ha una sagoma di gusto ancora cinquecentesco e la scultura, in particolare gli angeli cariatide, i mascheroni fogliati, le ghirlande e il putto della lunetta, rimandano a temi molto diffusi nella scultura tardomanierista lombarda. Tra i molti riferimenti possibili, uno particolarmente pertinente è agli schizzi per casse d'organo usciti dalla bottega di Adriano Fantoni tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento (I Fantoni, catalogo della mostra a cura di R. Bossaglia, Bergamo 1978, Vicenza 1978, figg. 126-127; cfr. anche gli esempi raccolti in Artisti del legno. La scultura in Valsesia dal XV al XVIII secolo, a cura di G. Testori e S. Stefani Perrone, Borgosesia 1985). Si tratta d'altro canto di elementi destinati a rimanere in uso nei repertori della scultura lignea ancora per tutto il Seicento e parte del Settecento, e quindi di appigli molto labili per una cronologia. Ad una data più avanzata potrebbero forse far pensare le grandi figure del fastigio che, pur segnate dalla medesima cultura, hanno proporzioni ampie, sottolineate dalla ridondanza delle vesti, e sono concepite con una larghezza che pare già dialogare con soluzioni barocche. L'opera potrebbe allora essere inserita in quella fase di transizione che vede l'aprirsi del linguaggio lombardo ai modelli del barocco romano, tra la fine'600 e inizio'700, anche se resta difficile coglierne tutte le implicazioni in oggetti come questa cassa d'organo, sicuramente prodotta in un ambito locale che stenta ad abbandonare tradizioni consolidate da una lunga pratica. Inoltre, ci sono ragioni che inducono a non spingere troppo avanti la datazione nel corso del Settecento. Con la statua dell'Assunta, databile intorno al 1730, gli intagli del tronetto e della croce processionale, rispettivamente del'60 e del'65, la confraternita di Loreto mostra orientamenti aggiornati su ciò che di più nuovo v'era tra Piemonte, Liguria e Lombardia, mentre tutto sommato la cassa dell'organo appartiene ancora allo stesso ordine di problemi che sollevano gli stucchi della cappella di Sant'Apollinare, documentati al 1689. L'archivio della chiesa (ora ricoverato presso la sede dell'Archivio della Curia di Tortona) è ricchissimo di notizie sugli organi, ma purtroppo i documenti parlano poco e in modo troppo generico dei contenitori in legno per ricavare sicuri riscontri alla datazione proposta. Vale comunque la pena di segnalare sinteticamente i dati finora emersi, la cui verifica sull'oggetto sarà possibile solo con un'analisi ravvicinata della cassa e dello strumento. Già nel 1601 i confratelli di Loreto deliberavano di dotare la chiesa di organi e incaricavano due rappresentanti di informarsi presso un maestro milanese circa i costi degli stumenti, che essi desideravano "della grandezza di quelli di Santa Maria Piccola" (Libro I delle Congregazioni: 1503-1607, 1 aprile 1601, p. 147). Di questi nulla è giunto sino a noi, ma il 15 ottobre del 1697 si deliberava di "far tramutar l'horgano della chiesa hora posto sopra la cappella di Sant'Orsola e farlo riporre nel fondo della chiesa luogo più proprio e per poter al tempo far construere la medesima cappella di Sant'Orsola a guisa di quella di Sant'Apollinario fatta a stuccho". Il lavoro viene affidato ad Angelo Martinengo, "persona molto pratica così in far organi novi come ad aggiustar li vecchij" e i confratelli si impegnano a trovare un "legnamaro" per "frammutar la cassa del medesimo organo" (Libro IV delle congregazioni: 1680-1699 e parte del 700, 15 ottobre 1697, pp. 151-152; per le vicende della cappella di Sant'Orsola, poi Sant'Anna, cfr. scheda 01/00042092). La data 1697 potrebbe essere un riferimento utile per la cassa attuale, almeno per ciò che attiene al corpo centrale. La descrizione compilata nel 1755 da Giovanni D'Aponte è di scarsa utilità, perchè si limita a segnalare sulla cantoria un "organo più tosto grande, per uso delle funzioni liturgiche" (G. D'Aponte, Relazione e descrizione della pianta della chiesa, ospedale e casamenti di ragione della confraternita della SS. Trinità sotto il titolo de S. Vergine di Loreto, ms. 1755, Archivio della Confraternita di S. Maria di Loreto, ora presso l'archivio della Curia di Tortona, cartella D n.5). Il documento successivo è un pagamento datato 19 marzo 1782, dove "si compiace il mastro di casa Giuseppe Antonio Giani di pagare lire tredici, soldi due e denari sei di Piemonte da corrispondersi al Sig. Francesco Scavarda per aver agiustato l'organo" (Confessi diversi, fatti da diversi particolari, cappellani ostiarij, operaij dal 1774 in avanti, cartella C n. 20). (Continua al campo OSSERVAZIONI). |