notizie storico-critiche | L'"Inventaro de mobili, ed altri oggetti esistenti nel Palazzo della Vigna di S. M." (Torino, Biblioteca Reale - sc. 45) compilato nel 1755 non offre alcuna indicazione circa la presenza di un lambriggio nell'"Anticamera verso levante" dell'Appartamento del Re. Le prime descrizioni al riguardo risalgono all'"Inventario di tutti li mobili, oggetti di addobbamento ed altri diversi di Regia Spettanza esistenti nel Palazzo della Vigna Reale detta della Regina e nelli fabbricati dipendenti [...]" (ASTO, Corte, Archivi Privati, Castelli Berroni - m. 19) posti sotto la custodia del consierge Felice Boozoky nel 1845, che registra nella "Camera successiva a levante per le Famme" un "Parapetto all'ingiro della camera a scompartimenti simili a quelli dell'antecedente camera di 0.95 [dipinti con medaglie chinesi nel centro decorato di membrature parte liscie e parte intagliate a bacelli e dorata]". Indicazioni utili si ricavano anche dai "Testimoniali di Stato della Vigna della Regina ed annesso Palazzo Chiablese" (ASTO, Corte, Istituti Assistenza e Beneficenza - cat. 11, m. 653) compilati nel 1864 che, indicando la stanza ormai solo con il numero 19, vi segnalano la presenza di un "imbasamento di legno con base e cimasa intagliate e dorate diviso da pilastrini e campi contornati da cornici/ dorate con sfondo; li campi dipinti ad arabeschi con figure e li pilastrini con cifre sormontate da corona". Pochi anni più tardi cinque bombardamenti con spezzoni e bombe incendiarie compresi tra il novembre 1942 e l'agosto 1943, provocano gravi danni alla villa; in particolare l'incursione dell'8 agosto 1943 colpisce numerosi ambienti del piano nobile. Nello stesso 1942 Eugenio Olivero riferiva la decorazione del lambriggio allo stile di Filippo Minei (E. Olivero, La Villa della Regina in Torino, Torino 1942, p. 27). Gli "infissi decorativi: zoccolo, pannelli soprastanti, specchiere, spalle per aperture, sopraporte" di tutte le stanze sono smontati durante il periodo bellico per metterli in salvo in depositi temporanei e rimontati con i lavori di ristrutturazione a partire dal 1948 (cfr. S. Garnero, Dai danni di guerra agli anni sessanta. Documenti sugli interventi di manutenzione, in C. Mossetti, a cura di, Villa della Regina. Diario di un cantiere in corso, Torino 1997, pp. 113-114, nota 11 p. 116). Anche lo zoccolo della stanza 27 è stato certamente smontato come dimostrano le iscrizioni ancora visibili sul retro di alcuni pannelli con riferimento alla stanza di provenienza "Sala D" e, a pennello rosso, l'indicazione di numeri forse relativi alla posizione dei diversi moduli all'interno del locale. L'indicazione sala D non corrisponde però alla definizione data da Olivero che indica la stanza con la lettera M. Non è quindi possibile per il momento sapere se si tratta dello stesso ambiente o se la definizione "sala D" faccia riferimento ad un altro locale della villa dal quale quindi proverrebbe lo zoccolo in questione. Il lambriggio si compone di sette moduli realizzati in legno di pioppo, indicati nell'inventario corrente con i numeri 27.11 Z, 27.20 Z, 27.14 Z, 27.21 Z, 27.10 Z, 27.15 Z e 27.05 Z. I recenti lavori di restauro condotti dal laboratorio Gioia Rinetti hanno portato all'integrazione parziale o, in alcuni casi, totale della struttura lignea posteriore gravemente danneggiata dalle infiltrazioni e dall'attacco di insetti xilofagi; questo è il caso dei pannelli 27.05 Z, 27.11 Z e 27.20 Z i cui retro sono stati completamente sostituiti. Le indagini scientifiche condotte dal Dott. Stefano Volpin hanno evidenziato la presenza di un primo sottile strato preparatorio, chiaro, che penetra entro le porosità del legno impregnandone le fibre, composto di gesso e colla animale, coperto da un sottile strato pittorico chiaro composto da biacca entro la quale si sono trovate particelle gialle di ocra e blu di lacca; a questo strato è stata sovrapposta una patina grigiastra composta da gesso, poca biacca e tracce di nerofumo con colla animale. Sopra questa sono state trovate tracce di uno spesso strato di gesso e colla animale, forse, legato ad una nuova preparazione o ad una stuccatura. Seguono quindi tracce di una prima ridipintura chiara a base di ocre gialle, gesso e bianco di zinco a cui si sovrappone una seconda, spessa, stesura composta da litopone, ocre gialle e rosse, del tutto simili a quelli rinvenuti nello zoccolo della stanza 30, ad eccezione dello strato finale che è presente solo nel lambriggio della stanza 27. |