dati analitici | Teca a forma di avambraccio disposto verticalmente, imitantante la manica di un abito vescovile in argento, fittamente drappeggiata e bordata con argento dorato cesellato, ad imitazione di finitura sartoriale. Contiene l'osso di Sant'Eldrado, visibile attraverso un'apertura rettangolare protetta da vetro, posta nella parte superiore dell'avambraccio e profilata in maniera analoga alla manica. Ad essa è fissata una mano aperta in legno dipinto, leggermente rosato, per ricordare il colore dell'incarnato. Il reliquiario è posto su un piedistallo di legno chiaro, a forma di parallelepipedo, modinato, la cui base superiore risulta incavata in modo da poter ospitare la parte inferiore dell'avambraccio.Parti anatomiche: braccio. Abbigliamento. |
notizie storico-critiche | Nessun reliquiario è indicato nell'inventario compilato all'atto d'acquisto del complesso abbaziale da parte della Provincia di Torino nel 1973. Tuttavia, sin dall'inventario del 1611 (AST, Sez. Riunite, Economato dei Benefici Vacanti, Abbazia di Novalesa, mazzo 1), e poi nel 1651(AST, Corte, Abbazie, Novalesa, mazzo 44, Conti e documenti antichi), è ricordata, nel novero delle reliquie più preziose, quella del braccio di Sant'Eldrado, conservata in un reliquiario ligneo rivestito d'argento d'argento, ancora menzionato nel 1788 da Giuseppe Vernazza; nella ricognizione del 1709 si parla di un "braccio indorato di bosco con reliquie dentro" (AST, Corte, Abbazie, Novalesa, mazzo 44, Conti e documenti antichi), mentre la sua presenza non è precisata nell'inventario del 1827 (AST, Corte, Abbazie, Novalesa, mazzo 1, documenti antichi, Inventaire des ornaments, linges et meubles de l'eglise du monastère del al Novalèse") del 30 giugno 1827, G. Gentile, Antichi arredi della Novalesa, in Nuove scoperte alla Novalesa. Raccolta di studi presentati al convegno per il 1250esimo dell'atto di donazione di Abbone alla abbazia benedettina, "Segusium. Società di ricerche e studi valsusini" n. XIII, 1979, pp. 88-92, 103. Nessuna menzione di esso neppure nella nota degli oggetti che vennero consegnati a varie persone private alla soppressione del monastero del 1856, a seguito delle leggi Siccardi, G. Lunardi, L'Abbazia di Novalesa nel secolo XIX, Pinerolo, 1996, pp. 149-158. L'attuale teca in argento a fusione, invece, presenta una fattura moderna ascrivibile alla prima metà del XX secolo circa, da mettersi in relazione con la riapertura dell'edificio al culto da parte del Convitto Umberto I. Eldrado, orginario di una famiglia aristocratica di Lambec, in Provenza, è documentato come abate di Novalesa da due carte del 825 e 827 d.C., nel momento di massimo splendore dell'abbazia. La cappella a lui intitolata all'interno del complesso abbaziale venne eretta da Giacomo delle Scale, priore del monastero dal 1229 al 1265, V. Gilla Gremigni, in Bibliotheca Sanctorum, vol III, Roma, 1964, pp. 982-985; D. Mazzucco, Eldradus: abate di Novalesa e santo, in "Segusium", n. 38, settembre, Susa, 1999, pp. 175-178. |