notizie storico-critiche | Benché la grande libreria non sia con certezza identificabile nella serie di arredi che vennero acquistati, con delibera del luglio 1940, dalla Provincia di Torino a seguito dell'acquisizione di Palazzo Dal Pozzo della Cisterna, fino a tale data proprietà di Casa Savoia-Aosta, la tipologia dell'oggetto rientra pienamente nel gusto dell'allestimento del palazzo settecentesco promosso da Emanuele Filiberto di Savoia Duca d'Aosta (Torino, 1869-1931). Inoltre, nel l'inventario topografico nella "Biblioteca" è indicata la voce "scaffalatura" per la consistente cifra di 10.000, di cui l'armadio ad angolo, le cui ante sono contraddistinte ciascuna da una lettera dell'alfabeto, potrebbe costituirene una parte. La scelta del vetro cattedrale, largamente presente nel palazzo, nonché gli elementi decorativi che rimandano ad un revival dello stile del XVI secolo, si avvicinano alla serie di arredi commissionati dal duca en suite con la decorazione in stile neorinascimentale da lui voluta che trasformò il volto dell'antico palazzo. La preferenza accordata alla cultura figurativa del XV secolo, si inserisce nell'ambito della caratteristica inclianazione della cultura ottocentesca al recupero degli stili storici, spesso connessi, nelle varie aree regionali, al richiamo di un passato glorioso. Contrariamente alla tendenza diffusa in Piemonte, tesa al recupero del tardo gotico, come testimonia il riallestimento del castello di Issogne da parte di Vittorio Avondo, Emanuele Filiberto preferì il più consolidato ed internazionalmente diffuso gusto fiorentino, individuabile anche in questo mobile d'uso nella scelta del motio ornamentale delle semicolonne e nella struttura della stessa. Pur non essendo state reperite precise note di pagamento che documentino la commissione degli arredi, coordinati, naturalmente, anche ad esemplari reperiti sul mercato antiquario, è noto da una guida commerciale della città di Torino che due studi fossero interessati, in quegli anni, da committenze da parte di Casa Savoia-Aosta, ovvero, quello di Carlo Albertoni e quello di Giuseppe Anguissola; inoltre, da un annuncio pubblicitario dei fratelli Mora di Milano risulta che anche i famosi mobilieri lombardi fossero tra i fornitori della famiglia ducale, Augusta Taurinorum. Torino illustrata nelle sue cose e nei suoi cittadini, Torino s.d. [ma 1902], pp. 256-258; E. Colle, Museo d'Arti applicate, mobili e intagli lignei, Milano, 1996, pp. 26-28. (vedere Bagatti Valsecchi). Pur in assenza di riscontri documentari, non è possibile, tuttavia, del tutto escludere la possibilità che il mobile, pur mantenendo la medesima datazione sia stato commissionato, insieme ad altri elementi componenti per completare la serie, per la precedente sede dell'Ente, sita nel palazzo delle Segreterie di Stato acquistato dalla Provincia di Torino nel 1885. |