notizie storico-critiche | Proviene dal riempimento di una torretta del nucleo medioevale e appartiene al tipo di ceramica graffita pisana policroma. L'origine della tecnica della decorazione graffita sulla ceramica e' antichissima. E' attribuita alla Cina e, attraverso l'Asia centrale e la Persia giunse nel Medio Oriente a Bisanzio, nelle isole del Mediterraneo levantino e in Italia nel sec. XIV. Si ottiene incidendo con uno "stecco" (ecco perche' una parte di tale ceramica e' chiamata anche "graffita a stecca") la superficie rossastra della terracotta a sua volta ricoperta da un ingubbio terroso chiaro; l'incisione prende quindi il colore della terracotta che puo' essere rossiccia, gialla o marrone; la vernice piombifera incolore, infine, copre il tutto dando l'impermeabilita' e ravvivando le tinte (cfr. Mannoni T., La ceramica medioevale a Genova e nella Liguria, Genova, 1975, p. 96 segg.; Francovich R., La ceramica medioevale a Siena e nella Toscana Meridionale, Firenze, 1982; v. anche Francovich R./ Gelichi S., La ceramica nella Fortezza medicea di Grosseto, Roma, 1980). Nella seconda metà del sec. XV tale tecnica si diffuse un po' dappertutto, in Italia, producendo sia prodotti in serie che di qualita'. In certe zone, come a Ferrara, Bologna e Padova (cfr. Reggi G., La ceramica graffita in Emilia Romagna dal sec. XIV al sec. XIX, Modena, 1971), essa raggiunse uno sviluppo artistico di prim'ordine (v. anche Farris G., Ceramica "graffita tarda" di fabbrica genovese, Atti del XVI Convegno Internazionale della Ceramica, albisola, 1973, p. 175 segg.). La graffita di tipo pisano policroma presenta un repertorio decorativo costituito prevalentemente dalla combinazione di motivi geometrici con uccellini; poi da motivi vegetali: foglie piu' o meno stilizzate intorno a un rosone centrale; i tocchi di colore possono essere anche i piu' vari: cioe' ossidi coloranti in verde, giallo, bruno, azzurro, paonazzo. Area di produzione: Italia centrale e settentrionale (cfr. Berti G./ Tongiorgi L., Ceramica pisana, secoli XIII-XV, Pisa, 1977; v. anche Tongiorgi L., Pisa nella storia della ceramica, Faenza, L, 1964). |