contenitore | palazzo, statale, Palazzo Pitti, Palazzo Pitti, p.zza Pitti, 1, Galleria Palatina e Appartamenti Reali, Appartamento degli Arazzi, Sala della Giustizia (camera del papa) (n. 204) |
notizie storico-critiche | Sia il parco ma elegante uso del 'bois de violette' per una impiallacciatura disposta a semplici motivi geometrici, sia lo stile di alcuni dei bronzi adoperati per la decorazione, implicano una datazione abbastanza precoce nel XVIII secolo, al 1715-20 circa. La somiglianza di questo mobile, davvero eccezionale, con alcuni particolari di opere attribuite al grande ebanista André-Charles Boulle (1642-1732) consentono di proporre in questo caso il suo nome con tutte le cautele indispensabili nello studio delle arti decorative. E' opportuno rammentare che le uniche opere assolutamente certe di Boulle sono le due 'commodes' eseguite nel 1708-1709 per Luigi XIV (destinate a Trianon, oggi a Versailles) (vedi P. Verlet, 'Le mobilier royal français', Parigi 1945, pp. 3-4). Proprio dalla presenza di alcuni motivi ornamentali di queste 'commodes' si è giunti all'attribuzione al maestro di altri mobili come la 'commode' del Louvre, proveiente, forse, dal Castello de la Malgrange (vedi P. Verlet, 'Le meuble due XVIII siécle', Parigi 1956, vol. II, p. 121) e quella della Collezione de Vogué a Digione (vedi P. Verlet, 'La maison du XVIIIe siécle en France', Fribourg 1966, p. 28). Così il motivo delle rosette a cinque ghiande di quercia he sorreggono la maniglia, che si ritrova nella 'commode' di Palazzo Pitti, la forma stessa del mobile, ancora incerta, tra 'bureau' e 'commode' (con quella curiosa rientranza nel cassetto in basso) nonché, come si diceva, il sobrio uso dell'impiallacciatura, probabilmente adottata da Boulle ai primi del Settecento quando l'intarsio di ottone e di tartaruga che porta il suo nome incominciò a passare di moda, suggeriscono il suo nome. Alcuni dei bronzi magnifici che si vedono sulla 'commode' di Pitti si ritrovano, inoltre, su altri mobili quasi certamente autografi dell'ebanista e trovano confronti calzanti con alcuni dei disegni del Musée des Arts Décoratif di Parigi che gli sono attribuiti convincentemente; le zampe ad artigli leoncini, ad esempio, sono molto simili a quelle delle 'commodes' di Trianon e, ancor di più, a quelle presenti in uno stipo del Louvre (vedi C. Fregnan, ' Les ebanistes du XVIIIe siécle français', Parigi 1963, p. 30). Questo modello compare su uno dei disegni citati dove è anche una testa di satiro che richiama quelle delle 'appliques' laterali della nostra 'commode' (vedi sempre C. Fregnac, op. cit., pp. 33 e 34). Anche i superbi bronzi sia in un altro disegno del Boulle sia su alcuni 'bureaux plats' a lui attribuiti (vedi Moliner, 'Le mobilier au XVII et au XVIII siécles', Parigi s.d. ma 1898, p. 69). Lo stesso valaga per le due rare 'appliques' con foglie d'acanto arricciate che si vedono sul tiretto in questione, che si ritrovano invertite, sulla 'commode' di Vogue. Se a queste osservazioni si unisce l'eccezionale qualità esecutiva della 'commode', il suo calibrato senso proporzionale e la presenza di altri bronzi ancora estremamente rari e di straordinaria invenzione (come quelli sulle bocchette delle serrature dei due cassetti superiori) bisogna ammettere che il nome di Boulle è, allo stato attuale delle nostre conoscenze, quello più idoneo per questo mobile singolare. |