notizie storico-critiche | Lo scenario è quanto mai inconsueto, per il soggetto dell'Adorazione dei Magi. Intorno al nucleo della Madonna con il Bambino ed i tre Re, di cui quello inginocchiato ha la precisione fisiognomica di un personaggio storico, si raduna una folla di personaggi in abiti moderni , alcuni in armatura, come quello in primo piano a sinistra, altri in abito da corte, altri ancora in abito orientale. L'ambientazione della composizione sulla sinistra è difficilmente leggibile, date le condizioni di conservazione; le figure si assiepano in un cerchio compatto intorno alla Vergine col Bambino ed ai Magi, mentre sulla destra si intravvedono le figure dei componenti del corteo, viste di spalle ed apparentemente estranee alla scena principale. Due bambini dalle fisionomie piuttosto marcate individualmente reggono in mano le fiaccole che gettano luce sulla scena. I personaggi in costume moderno portano abiti databili alla seconda metà del Cinquecento; si vedano specialmente il personaggio con la barba scura in secondo piano, che indossa un berretto a tagliere, ed il vecchio dalla barba fluente che gli sta vicino, con una berretta morbida. Anche I due bambini sono abbigliati con abiti cinquecenteschi. Il n. 115 è stato attribuito nella catalogazione a scuola fiamminga, forse per la presenza di teste di personaggi fortemente caratterizzate, tanto da far pensare a ritratti che, come si sa, erano considerati la specialità dei pittori fiamminghi. Qualche tangenza nel panneggiare, nella resa dei voluminosi copricapo a turbante e nelle teste dei cavalli si nota in verità con lo Stradano (si veda il personaggio inchinato sulla sinistra nella Crocefissione di Arezzo (Casa Vasari; A. Baroni Vanucci, Jan van der Straet detto Giovanni Stradano, flandrus pictor et inventor, Milano 1997, p.155, n. 47, ill.) mentre il soldato in lucida armatura sulla sinistra ricorda, per funzione compositiva, la figura dell'armato in primo piano della Presa di Casole nel soffitto di Palazzo Vecchio (A. Baroni Vannucci, Jan van der Straet detto Giovanni Stradano, flandrus pictor et inventor, Milano 1997, p. 112, n. 16, ill.). Il dipinto potrebe essere un'opera di un artista fiammingo attivo a Firenze al finire del Cinquecento, tra i numerosi artisti venuti dalle Fiandre per apprendere in Toscana l'arte del disegno. Tra essi si distinse per numerosi dipinti a lume di notte l'anversese Gillis Coignet I (Anversa 1542-Amburgo 1599), che fu a Firenze nel 1568 (J.A.F. Orbaan, 'Italiaansche gegevens', Oud Holland 21 (1903), pp. 161-164, part, p. 163; A. Meskens, 'Enkele biografische gegeven over Gillis I Coignet, alias Gillis met de Vlek', Oud Holland 110 (1996), pp. 142-144, part. p. 142). Purtroppo ben poco è noto con certezza della sua prima produzione, ed anche a Firenze egli non ha lasciato tracce certe. Quello che di lui è attribuito a Roma, dove si recò successivamente (si veda la Scena infernale della Pinacoteca Vaticana, N. Dacos in H.Devisscher, A.C. Liedekerke (a cura di), Fiamminghi a Roma 1508-1568, (cat. della mostra Bruxelles, Palais des Beaux-Arts, Roma, Palazzo delle Esposizioni), Bruxelles 1995, p. 58-59, n. 69, ill.) è estrememente incerto. Nella produzione tarda del Coignet che, aderendo alla religione protestante, fuggì ad Amsterdam e poi ad Amburgo all'indomani della caduta di Anversa nelle mani di Alessandro Farnese (1585) appare evidente l'interesse per le rappresentazioni notturne ( si veda il Trionfo di Giuditta in Betulia (Anversa, Stradanus) o L'Estrazione della lotteria di fronte al manicomio di Amsterdam (1595) dello Amsterdams Historisch Museum; per i due dipinti si veda H. Miedema, 'Nog een schilderij van Gillis Coignet: Judith toont het hoofd van Holofernes aan de inwoners van Bethulië', Oud Holland 109 (1995), 3, pp.143-150, part. pp.142-145; 147). In esse si può vedere un panneggiare affine ed una certa caratterizzazione dei volti nel senso del ritratto; così come il gusto per le armature lucenti. Una certa brutalità espressiva, che pare di poter riscontrare anche nella figura dell'armato in primo piano, si trova anche in altre opere del Coignet, quali la Vanitas (si veda la figura del generale dai tratti inconfondibilmente spagnoli nell'Allegoria della Vanità, Bayeux, Musée Baron Gérard, in H. Miedema, 'Gilles I Coignet: De Waarheid vergheven?', Oud Holland 118 (2005), ¾, pp.113-119, ill.). Si tratta tuttavia di riferimenti estremamente vaghi, che si combinano contradittoriamente con la qualità non certo eccelsa del dipinto e con una certa immautrità compositiva, visibile nelle cesure troppo accentuate tra i piani della scena. A ciò si aggiunga una condizione conservativa non buona, che compromette la leggibilità di alcune parti della tela. |