notizie storico-critiche | I dipinti delle volte dei due vestiboli del Salone di Villa della Regina furono realizzati da Giovanni Battista Crosato (Venezia 1686-ivi 15 luglio 1758), attivo per la corte sabauda a più riprese a partire dal 1733 nei cantieri decorativi delle residenze e come scenografo per il Teatro Regio. L'intervento di Crosato nel Salone è segnalato nella monografia di Giuseppe Fiocco, che identificò le "Quattro stagioni, espresse nel modo più arguto, per via di soli bimbi: ora imbacuccati sotto la neve, ora raccolti sotto l'ombrello al giungere delle piogge autunnali, ora scherzosi con ventagli e spiche in mano nell'estate, con i fiori a profusione intorno nella primavera, e a pigiar l'uva e a bere allegri d'autunno. Un mondo piccino, paffuto, garrulo e fresco, attorno al quale l'artista dipinse magistralmente le figure a finto rilievo: quelle che fecero ragionare tanto a sproposito di sodi finti, scambiandoli con la finta architettura. Questa piacevolissima opera non richiese certo molto tempo" se Crosato lasciò il Piemonte dopo il 1735 (cfr. G. Fiocco, "Giambattista Crosato pittore di Casa Savoia", Venezia 1941, p. 23). Anche Eugenio Olivero descrisse le "quattro Stagioni espresse ... mediante puttini che spargono fiori (primavera); altri al riparo dal sole sotto un ombrello e con ventaglio e spighe (estate); puttini entro un tino che bevono in fiaschi, versano vino entro scodelle e tendono una coppa (autunno); altri in paesaggio invernale cercano di ripararsi dal freddo (inverno) (tav. XXVIII). Belle donne, putti, vasi e ghirlande di fiori sono dipinti sopra le architetture che segnano le imposte delle volte" (E. Olivero, "La Villa della Regina in Torino", Torino 1942, p. 67). Andreina Griseri confermò l'ipotesi attributiva e riconobbe che in origine nella Villa vi erano ben quattordici tele di Crosato, risalenti al primo soggiorno torinese, allestite come sovrapporte e sovrafinestre nelle stanze n. 27 e 30 del piano nobile (cfr. Andreina Griseri, "Il <> a Torino e Giovanni Battista Crosato" in "Paragone", 1961 n. 135, pp. 42-65). Altri studiosi menzionano le volte dei vestiboli, tra cui Luigi Mallé che ricorda "le deliziose voltine con spumeggianti giochi di putti simbolizzanti le Stagioni, e ... negli sfondati mediani [le] figure allegoriche simmetriche, tutto modulato in morbida pasta monocroma" (cfr. L. Mallè, "Stupinigi", Torino 1968, pp. 451-454) e Rodolfo Pallucchini, che elogia la composizione ottenuta "sfruttando il poco spazio con l'inscenare nei cieli aperti una vivace sarabanda di putti allietata dai fiori che sporgono dai vasi posti in bilico sul cornicione" (cfr. "La pitttura nel Veneto. Il Settecento", Milano 1994, v. I pp. 133; 135 f. 195).Il cantiere decorativo del salone, databile al 1733, è unitario e il dato è confermato dall'impiego di un'unica fornitura di azzurro, attestata anche dalle analisi chimiche condotte da Stefano Volpin. La regia dell'intervento è "riferibile a Juvarra, e fra le fonti di ispirazione per gli artisti che vi lavorano unitariamente, ci appaiono anche alcuni suoi disegni con elmi dipinti da Dallamano su cornicioni e paraste sia a Villa della Regina sia nel Salone del Castello Piossasco a Virle". (C. Mossetti, "I Gabinetti di Villa della Regina. Modelli e confronti", in L. Caterina e C. Mossetti, a cura di, "Villa della Regina. Il riflesso dell'Oriente nel Piemonte del Settecento", Torino 2005, p. 130, tavv. LXXXIII-LXXXVI).Per confronti con altre opere di Crosato in Piemonte si rimanda ai putti allegorici realizzati nella camera da lavoro della Regina in Palazzo Reale, documentati al 1733, e ai pannelli dello zoccolo conservato in Palazzo Madama con scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio databili al 1740 ca. (cfr. Andreina Griseri, op. cit., 1961 n. 135, pp. 42-65; L. Mallè, "Palazzo Madama. Le collezioni d'arte", Torino 1970, vol. II pp. 91-95; S. Pettenati e G. Romano, a cura di, "Il tesoro della città. Opere d'arte e oggetti preziosi da Palazzo Madama", catalogo della mostra, Torino 1996, p. 147 cat. n. 307 di C. Mossetti).I dipinti del Salone furono sottoposti a ripetuti interventi di manutenzione e restauro nel corso dei secoli, alcuni documentati, tra cui quelli del 1937 riportati in una lapide conservata nei depositi della Villa ("i restauri delle pitture di questa sala dovute al Crosato, al Valeriani ed al Giaquinto sono stati fatti per donazione generosa della Dama patronessa Contessa Celestina Torelli Rolle. A.D. 1937 - XV E.F."), data confermata da Marziano Bernardi (cfr. M. Bernardi, "Tre Palazzi a Torino", Torino 1963, t. XVII).Prosegue in Osservazioni. |