notizie storico-critiche | N. 7 della lista dei quadri acquistati dal Favi nel 1793. Entrato agli Uffizi il 4 dicembre 1793. Expertise generale di Favi che lo attribuisce a Simon Vouet, insieme alle perizie di Vien (6 agosto 1792), Jollain (11 agosto), Robert (30 agosto), Bachelier (10 ottobre), Taillasson (3 agosto), Lagrenée il giovane (30 agosto), Pasquier (stessa data) e Roslin (12 novembre). Il dipinto fu acquistato, sulla base delle perizie di pittori come Vien, Hubert Robert e Bachelier, come opera di Simon Vouet, di cui porterà il nome fino al 1972. Lanzi aveva delle riserve sull'utilità dell'acquisto di un Vouet; e da parte sua Wicar riteneva che "ne suoi quadri si osserva più i difetti che i meriti del Caravaggio e cadde ritornato in Francia". All'arrivo del quadro a Firenze il Lanzi mantenne i suoi dubbi: "Questo è di un chiaroscuro vigoroso quasi nello stile del Guerrino, ma strano affatto nelle azioni, ignobile nelle forme; manca di verità nel colorito". Prima del 1972 alcuni critici, come il Crelly (1962) - che pur non ignorava la provenienza dell'opera - e il Pevsner (1963) - basandosi sul fatto che il dipinto si trovava in Italia - lo datavano al periodo romano di Vouet, intorno al 1620 o dopo il 1621; mentre altri (Demonts, 1913 e Borea, 1970) lo consideravano l'uno "posteriore al ritorno di Vouet in Francia", l'altra "intorno al 1630". Ma la verità è diversa: siamo dinanzi all'opera di un imitatore del Vouet, di suo genero Michel Dorigny, e ve ne sono le prove. Esiste nella collezione Suida Manning di New York un disegno preparatorio per una Annunciazione conservata in una chiesa canadese (Saint Michel de Sillery, a Québec), di cui dobbiamo la fotografia al signor Laurier Lacroix. Il disegno (cat.Rosenberg, 1972, n. 42), certamente in rapporto con la tela di Firenze (l'angelo in volo che si gira verso il gruppo dell'arcangelo e della Vergine si ritrova in tutte e tre le opere), presenta tutti i tratti tipici della tecnica disegnativa di Dorigny, tanto caratteristica: la penna che trincia il foglio con durezza, gli occhi rotondi, i gesti spezzati (si vedano, per confronto. i disegni per la decorazione di Vincennes, oggi nei depositi del castello). Inoltre il paragone con le opere certe di Dorigny, come ad esempio il Pan e Siringa del Louvre, inciso dall'artista stesso, o le otto tele degli appartamenti di Anna d'Austria a Vincennes, pure al Louvre (nn. 221 -229 del catalogo illustrato del Louvre, 1974) conferma questa attribuzione: gli stessi, profondi occhi neri, gli stessi volti pesanti, gli stessi colori vivaci e troppo brillanti, e i gesti meno eleganti e fluidi che in Vouet, dal quale Dorigny mutua la parte essenziale del suo linguaggio, pur senza voler imitare in tutto il maestro. |