notizie storico-critiche | Il cammeo è stato classificato dal Wentzel (bibl.) come un'opera del XV secolo; l'iconografia tuttavia ricorda da vicino quella che appare in un simile cammeo, già di proprietà dell'Orsini e da lui identificato come "Tolomeo Apione", ora nel Museo Archeologico di Napoli (Orsini-Faber 1606, p. 70, tav. 121; Gasparri 1994, p. 89, fig. 116, p. 142, n. 120), e l'altro cammeo appartenuto all'Agostini, presentemente nel Museo Archeologico di Firenze (Agostini 1686, I, p. 41, tav. 65; Giuliano-Micheli 1989, p. 222, n. 143); il tipo iconografico ancora nel XVIII secolo portava l'identificazione tradizionale (cfr. un niccolo disperso del marchese A.G. Capponi (1683-1746) di cui rimane un disegno di P. Nucherini in BAV, ms Capponi 224, c. 106r: magnitudo di mm12x10); in realtà anche la gemma estense riprodurrebbe una particolare iconografia di Apollo, che nella glittica greco-ellenistica appare attorno al volgere del III-II sec. a.C., spesso adottata dai sovrani tolemaici per il loro ritratto e comune anche in intagli e cammei romani della tarda repubblica e della prima epoca imperiale (Spier 1989, p. 27, figg. 25-27, pp. 32-33, fig. 43; vedi anche E. Simon, LIMC, II, 1, 1984, s.v. Apollon/Apollo, pp. 391 ss.; Walters 1926, p. 149, n. 1317, tav. XIX (ametista, I sec. d.C.); Henig 1975, p. 14, n. 10, tav. 1 (corniola, I o II sec. a.C.); Vollendweider 1984, p. 45, n. 62 (granato, inizi II sec. a.C.); AGDS I, 1, p. 82, n. 446, tav. 50 (giacinto, capelli un po' diversi, metà III sec. a.C.); ibidem, I, 2, p. 83, n. 1036-1036, tav. 117 ("italische Glaspasten"); AGDS III (Goettingen), pp. 84, n. 72 (pasta di vetro, I sec. d.C.), 85, n. 73 (eliotropio, II sec. d.C.), tav. 35; AGDS IV (Hannover), pp. 112, nn. 443 (pastadi vetro, seconda metà I sec. a.C.), 474 (corniola, I sec. a.C.), tav. 65, p. 206, n. 1031, tav. 138 (diaspro, I sec. d.C.); si vedano anche le impronte in argilla ricevute a Efdu, databili attorno al 100 a.C.: Milne 1916, p. 89, nn. 15-16, tav. IV. |