notizie storico-critiche | La figurazione in oggetto rappresenta un trofeo di guerra, con armi e arma tura, con una incudine in primo piano, allusiva all'opera di Vulcano, fabb ro degli dei e degli eroi e civilizzatore degli uomini. La presenza di que sta immagine può forse avere valenze ulteriori nel caso di una lettura in chiave di simbolismo massonico -nella quale rientrerebbero anche le allusi oni al mondo egizio qui ugualmente inserite-, proposta in alcuni studi a p roposito di altre decorazioni o strutture decorative della Villa (v. sched a n°. 00078795). La "magnifica stanza da mangiare dipinta da Carlo Labruzzo" che si trova " sotto il pian terreno" viene annoverata tra le attrazioni più rilevanti ne l volantino pubblicitario pubblicato quando la villa, intorno agli anni '4 0 dell'Ottocento, fu temporaneamente adibita alla ricezione turistica, com e "country house" di grande confort e prestigio. Il Lupattelli, nelle sue "Memorie storiche" in cui riassume, al 1893, la vicenda artistica e storic o-critica della villa corgnesca, riporta integralmente il breve testo pubb licitario; e ricorda anch'egli, tra gli intereventi decorativi sette-ottoc enteschi quello del Labruzzi che, insieme a "Giovanni Monotti perugino ... pinsero nuove sale ed i lunghi corridoi sotterranei". Carlo Labruzzi, ar tista romano di grande fama, fu chiamato nel 1813 a dirigere l'Accademia p erugina, dove portò la sua esperienza di paesaggista già rivolta in direzi one romantica e pre-purista. Nello stesso periodo, anzi dall'anno preceden te, la cattedra di architettura e prospettiva nella stessa accademia era s tata affidata al perugino Giovanni Monotti, formatosi nella pittura di pae saggio proprio presso la scuola del Labruzzi a Roma, e poi specializzatosi nella scenografia e nella pittura prospettica, di cui diede a Perugia app rezzatissimo saggio nella decorazione della sala dei Filedoni a palazzo An tinori a Perugia. L'intervento congiunto dei due accademici presso la Villa del Colle, accre ditato dal Lupattelli, andrebbe eventualmente collocato tra il 1813, anno del trasferimento del Labruzzi a Perugia, e il 1817, data della sua morte. Attualmente nessuna decorazione è visibile nel grande corridoio sotterrane o, mentre rimangono, pur se gravemente danneggiati e alterati, appunto i d ipinti della sala da pranzo estiva: una scenografia avvolgente, che scorre lungo le quattro pareti, includendo gli sportelli dei due armadi a muro, celati nella figurazione. La parete destra ospita al centro un bel camino - su quattro colonnine doriche che sorregono la mostra modanata- di chiare ed eleganti linee neoclassiche, sul quale è illusionisticamente appoggiat o, nella decorazione, un trofeo di di armi con una armatura ed una incudin e in primo piano. La parete si apre poi in un ampio paesaggio collinare af facciato sul lago, e compreso tra i due angoli dove campeggiano a destra u na composizione esotica con una palma tra memorie egizie; a sinistra, due pini marittimi, tra bassi cespugli mediterranei, cui resta impigliato un l embo del grande tendaggio rigonfio e svolazzante che occupa completamente la parete di fondo. Questo grande padiglione rigato, di forte dinamicità a nche per gli effetti luministici dovuti alle due piccole finestre a bocca di lupo confuse tra pieghe e rincalzi, fa da sfondo alla statua di Flora r affigurata, per la metà inferiore, sullo sportello attualmente rimosso dal le sede originaria. Sulle altre due pareti prosegue, purtroppo molto compr omessa e lacunosa, la decorazione con motivi paesistici e vegetali, tra cu i le rovine di una costruzione, che circondano e includono la porta d'acce sso sul corridoio, con grandi conci aggrediti dall'edera. Si tratta di un a tipica decorazione "a bosco", di ispirazione neoclassica, diffusasi sopr attutto nei primi decenni dell'Ottocento: esempi analoghi sono rappresenta ti dalla "sala a bosco" di palazzo Bianchi (1803) o dalle "vedute di paesa ggi" di palazzo Piccolomini-Clementini (1830 ca) a Siena, dove furono atti vi grandi artisti decoratori come, rispettivamente, Luigi Ademollo e Aless andro Maffei; o dalle "Boscherecce" di Villa Sergardi a Catignano, presso Castelnuovo Berardenga, che accolgono, come nella sala della Villa del Col le, memorie egizie insieme ad architetture classiche. Comune, in queste d ecorazioni, l'atmosfera già romantica che racchiude l'illusione di paesagg i e architetture ideali, con un senso nuovo della natura che fu riconosciu to, anche dal Lupattelli, proprio ai paesaggi del Labbruzzi (cfr. Lupattel i A., "Storia della pittura in Perugia", 1895, pp.85 s.). |