notizie storico-critiche | Il dipinto fa parte di una serie composta da otto tele realizzate da Corrado Giaquinto ad uso di sovrapporte e sovrafinestre per la Camera del letto verso Ponente nell'Appartamento di Sua Maestà al piano nobile della Villa della Regina (24). Con il passaggio di proprietà dell'edificio all'Istituto Nazionale per le Figlie dei Militari, nel 1865, gran parte degli arredi furono trasferiti nei guardamobili del Palazzo Reale di Torino e del Castello di Moncalieri. Questa sorte riguardò anche le tele sovrapporte della Camera da letto del Re che nel 1880 risultavano ormai allestite al secondo piano del Castello di Moncalieri, segnalate come opere di Giovanni Battista Crosato, ai numeri 694-698 nell'inventario redatto in quell'anno. Trasferite a Roma il 30 novembre 1893 per arredare la volta di un salotto del secondo appartamento imperiale nel Palazzo del Quirinale, le sei tele sono tuttora allestite nel Salone nuovo (Venere in veste di Diana appare ad Enea), nella Sala gialla (Enea e Didone colti dalla tempesta, Venere consegna le armi ad Enea) e nella Sala degli Ambasciatori (Mercurio appare ad Enea, Partenza di Enea da Cartagine, Enea sacrifica ad Apollo) (cfr. L. Laureati, in Il patrimonio artistico del Quirinale. Pittura Antica. La Quadreria, a cura di G. Briganti, L. Laureati, L. Trezzani, Roma 1993, pp. 88-99). I soggetti delle sovrapporte sono correttamente riconosciuti già a partire dall'Inventario del 1755 di Villa della Regina (il più antico finora noto): "Sei [quadri] a Sovraporta de' fatti d'Enea, in uno de' quali sta con lancia in mano apoggiato ad un Sasso; in altro viene tenuto per mano dalla Regina Didone; in altro gli viene ordinato da Mercurio di dover partire da Cartagine; in altro si licenzia da Didone; in altro offre sacrificio in presenza della Sibilla, ed in altro sta in atto di parlar a Venere in aria, e Vulcano con Ciclopi, d'altezza p. 2.4, e larghezza p. 2.2, con cornici ad intaglj dorati, e bianchi" mentre quelli delle tele sovrafinestre sono solo genericamente descritti: "un guerriero che rompe un ramo da terra" e "due uomini armati in atto di uccidere due cervi". Tali descrizioni si ripetono senza varianti nelle successive ricognizioni settecentesche (1767 e 1777) (Biblioteca Reale, sc. 45, Inventarj Villeggiatura Reali presso Torino. Villa detta della Regina, dossier n. 16). L'attribuzione a "Corrado" Giaquinto compare per la prima volta nell'inventario del 1812 (ASTO, Casa S.M., 872.11) che però si limita a descrivere i soggetti rappresentati come "fables Mytologiques". Il riferimento a Giaquinto è ripreso nel 1845 dal consierge della Villa, Felice Boozokj (ASTO, Corte, Archivi Privati, Castelli Berroni, Carte, 19). Nel 1942 le due tele sovrafinestre sfuggono all'attenzione di Eugenio Olivero (La Villa della Regina in Torino, Torino 1942, p. 26). Mario D'Orsi (Corrado Giaquinto, Roma 1958, p. 44) è il primo a pubblicarle, soffermandosi in particolare sull'identificazione dei soggetti tratti dall' Eneide (Enea che coglie il ramo d'oro, dal libro VI; Ascanio che ferisce il cervo, dal libro VII), senza però fornire ipotesi cronologiche. Inoltre, non essendo ancora nota la provenienza da Villa della Regina delle tele romane, non le collega alle due rimaste in loco. Nel 1963 Andreina Griseri presenta le tele del Quirinale come provenienti dal Castello di Moncalieri ma non accenna alle due sovrafinestre nella voce dedicata al pittore nel catalogo della Mostra del Barocco Piemontese (Torino 1963, vol. II p. 76). Negli anni Settanta le sovrafinestre sono ricordate da Luigi Mallé (Le arti figurative in Piemonte. Dal secolo VII al secolo XIX, Torino s.d. (ma 1973), p. 164) che ne suggerisce una datazione al secondo soggiorno torinese di Giaquinto, negli anni Quaranta del Settecento. Con la pubblicazione dell'inventario del 1755, a cura di Angela Griseri (Un inventario per l'esotismo. Villa della Regina, Torino 1988, pp. 14-15) è stato finalmente possibile ricostruire l'originaria provenienza dei dipinti del Quirinale dalla Villa della Regina, e ricomporre la serie con le due sovrafinestre ancora in loco. La cronologia dei dipinti romani è stata ampiamente dibattuta dalla critica, divisa tra il primo e il secondo soggiorno torinese dell'artista. Marisa Volpi (Corrado Giaquinto e alcuni aspetti della cultura figurativa del '700 in Italia, in "Bollettino d'Arte", XLIII, 1958, pp. 270-275), Giuliano Briganti (Il Palazzo del Quirinale, Roma 1962, p. 55), Angela Griseri (op. cit, Torino 1988, pp. 14-16, e p. XXIX) e A. M. Rybko (voce Giaquinto Corrado, in La pittura in Italia. Il Settecento, Milano 1990, pp. 734-735) datano la serie ai primi anni Quaranta, Mario D' Orsi (op. cit., Roma 1958, pp. 45-48) le anticipa al 1735-1739 (anni in cui colloca il secondo soggiorno torinese del pittore), mentre Andreina Griseri (op. cit., Torino 1963, vol. II p. 77) riferisce le tele al primo soggiorno del pittore a Torino, intorno al 1733 ca. [prosegue in OSS] |