notizie storico-critiche | Esposto al salon del 1791 (n. 24) con la dicitura 'destiné pour le Cabinet du Grand-Duc de Toscane'. Esposto al salon del settembre 1791 (n. 62) e poi mandato a Firenze. A lungo si è creduto che questo autoritratto fosse quello offerto dal cavalier Dick console d'Inghilterra a Livorno, nel 1776, insieme al cosidetto autoritratto di Bouchardon, in realtà opera di P. L. Ghezzi (ASG, filza IX a 54; cfr. a p. 87 del catalogo della pittura francese nelle collezioni pubbliche fiorentine, Firenze, 1977): cosa inverosimile, tanto più che è chiaramente datato 1790,. Cinque lettere conservate agli Uffizi (ASG, filza XXIV (1791) a 20 bis) e parzialmente pubblicate dal Muntz, permettono di ricostruire una realtà completamente diversa. Francesco Favi, rappresentante del Granduca a parigi e incaricato dell'acquisto di un gruppo di quadri francesi, acquisto in cui si fece aiutare dal Roslin (cfr. a pag. 96 del catalogo della pittura francese nelle collezioni pubbliche fiorentine, Firenze, 1977), scrive a Firenze l'11 giugno 1791 per riassumere la questione: il Roslin (chiamato "M. de Rosseline")si ricorda a malapena di un autoritratto che aveva forse donato a "un canonico" durante il suo soggiorno,a Firenze, e propone di sostituirlo con un nuovo autoritratto, cosa che il Granduca accetta con una lettera del 1 luglio.A una nuova lettere del Favi del 3 agosto, che precisa che il ritratto sarà mandato alla chiusura del Salon (dove fu realmente esposto), il Pelli postilla, a proposito del primo autoritratto:" il ritratto fu rammentato al Sig. Favi sul fine del 1792, ma non venne risposta". E in realtà, dal Giornale d'Entrata (1793, c. 36 r. e v.) apprendiamo che il 22 giugno del 1793 l'autoritratto viene mandato dal Granduca in galleria; salvo ritornare in guardaroba due anni dopo (ASG, filza XXVII (1795) a 24 e Giornale d'Entrata XII, 1795 c. 155 v); ma può darsi che questa voce si riferisca alla prima versione già citata dallo zacchiroli (III, 1783, p. 52) ma di cui Roslin, come dice Favi nella lettera del 3 agosto, non si ricorda bene se lo fece per il defunto Sig. Barone Stosch suo intimo amico o per un'altro suo amico". Di questa prima versione oggi perduta resta la traccia dell'incisione colorata e fatta da Carlo Lasinio a Vienna intorno al 1790 per la Raccolta di ritratti di Pittori esistente nella Reale Galleria di Firenze (n. 337):volume raro e prezioso, poco sfruttato da coloro che si sono occupati degli autoritratti fiorentini e di cui un esemplare incompleto è conservato al Kunsthistorisches Institut di Firenze. Roslin si è raffigurato spesso e volentieri: la monografia del Lundberg segnala più di venti autoritratti, tra cui i più vicini a quello di Firenze sono di una collezione di New York quello dell'Institut Tessin di Parigi (nn. 603 e 604 del catalogo). "La veste di seta è quanto mai vera", scrisse un contemporaneo, citato dal Chennevières (1856, p. 502; e in realtà è proprio nel virtuosismo di resa della lussuosa veste dell'effigiato che sta il pregio più manifesto dell'opera. Sul cavalletto si vede l'abbozzo del ritratto di Gustavo III di Svezia. L'artista, qui in una delle sue ultime e più serene tele, porta al collo la decorazione dell'Ordine di Vasa. |