notizie storico-critiche | Il 29 agosto 1887 Kaempfen, ministro delle Belle Arti, cita il nome di Duran fra quelli degli artisti che dovevano essere rappresentati agli Uffizi (Prinz, 1971, p. 225, doc. 202);il 16 novembre l'artista scrive accettando (ASG, Arch. Arte 796, 264, 2116-1026). Il 12 maggio 1897 il direttore Ridolfi rinnova la richiesta all'artista (ASG, Arch. Arte 34, 467-250), e il 7 luglio questi promette di inviare l'autoritratto agli Uffizi entro l'anno (ibid. 309-317). Il 10 luglio 1902 riscrive spiegando le ragioni del suo ritardo (ibid. 796-559) e il 22 febbraio 1913 rinnova la promessa di inviare il suo ritratto (ibid. 327-143). Il 2 aprile annunzia con una lettera la partenza dell'opera (ibid. 572-268) di cui il 4 aprile il ministro notifica l'arrivo e l'accettazione (ibid. 617-323; 573-309; 618-324). Nel 1887 Carolus Duran, accettando di inviare il suo autoritratto agli Uffizi, scrive: 'Sarà per me un grande onore figurare fra tanti illustri maestri. Appena la mia opera sarà fatta, avrò l'onore di avvisarla'. Dieci anni dopo, al sollecito del Ridolfi, risponderà: 'Ve la manderò a Firenze il prossimo inverno, ho sempre rimandato perchè da molto tempo ella mi ha fatto l'onore di chiedermelo per la prima volta, ma ho sempre rimandato, ripeto, perchè mi è molto fastidioso dipingere me stesso. Ma questa volta ho deciso di non tardare oltre e, se non dovessi assentarmi per qualche mese, l'avrei portato a termine immediatamente. Tuttavia stia certo che non lo avrà prima del 1 gennaio 1898'. Ma nonostante le assicurazioni contenute in questa lettera, Carolus Duran non mandò il suo quadro, e nel 1902 scrisse di nuovo al Direttore degli Uffizi per giustificare il ritardo: 'Da quando, circa vent'anni fa, mi è stato fatto l'onore di chiedere il ritratto per la Galleria di Firenze, l'ho iniziato sei o sette volte senza avere il coraggio di finirlo, tanto mi dà fastidio dipingere la mia testa. Naturalmente i primi avevano la barba e capelli neri, poi sono ingrigiti e l'ultimo tutto bianco, è ancora meno finito degli altri. La sua cortese lettera, pur facendomi molto piacere, ha rinnovato i miei rimorsi e la mia vergogna per non aver avuto il coraggio di portare a termine un ritratto di me stesso. E siccome ho un mio autoritratto fatto nel 1869, ne ho cominciato la copia che terminerò dopo le vacanze, e allora vi manderò l'originale. Non sarà ilmio io di ora,ma sarà forse più piacevole da guardare'. E sarà solo quando starà per lasciare la Villa Medici, di cui era direttore dal 1904, che invierà il suo ritratto: 'Lo riceverà quanto prima, lesarò obbligato di volerlo far collocare bene e, prima di lasciare l'Italia, conto di venire a ringraziarla'. Così Carolus Duran mantiene finalmente la promessa del 1887 e manda, come aveva spiegato nella lettera del 1902, il ritratto eseguito nel 1869. A quell'epoca era appena tornato dalla Spagna e presentava al Salon la Signora col guanto (Louvre), che gli fece vincere una medaglia. Qui si è voluto raffigurare tra i suoi pari in atto di dipingere; la seconda versione del ritratto, che ha le stesse misure ed era nella collezione del figlio, èpassata a Londra alla vendita Sotheby's del 2 dicembre 1971 (n. 1). Posa, colori e sguardo -lucido e profondo- tradiscono l'ammirazione per Velàsquez. Michèle Le Gal ha catalogato cinque autoritratti, conservati presso la famiglia dell'artista o passati di recente sul mercato parigino. Ilineamenti del pittore ci sono noti anche dai ritratti fattigli da amici e allievi come Manet (1872, Birmingham, Barber Institute), Henner (Parigi, collezione privata), Sargent (1870, Williamstown, Sterling and Francine Clark Institute). Quest'ultimo lo ha raffigurato anche nel soffitto del Louvre dove i due collaborarono. Anche varie fotografie di Nadar (Archives Photographiques n. 237-977, 236-1884 etc.) ci tramandano i tratti del suo volto. |