notizie storico-critiche | Inviato dall'artista da Roma a Firenze nel 1791" N. Volle, nell'edizione francese e-pò. in quella inglese corretta della mostra Da David a De-lacroix (Parigi 197^-75) ha riassunto alla perfezione la storia dell'opera. Già il 16 dicembre 1789" qualche mese dopo il suo passaggio da Firenze, in-cui, come scrisse essa stessa, aveva "ammirato l'insieme dei rari capolavori che compongono la Galleria", il Ménageot (vedi p.59 del catalogo della pittura francese nelle collezioni pubbliche fiorentine, Firenze 1977)" direttore dell'Accademia di Francia a Roma, scrive al d'An-giviller, Soprintendente alle fabbriche del re: "Mme Le Brun...va s'occuper de son portrait, qui lui a été demandé.pour la Galerie du Grand Due à Florence". Il 5 Marzo 1790 l'opera è terminata: "C'est une des.plus belles choses qu'elle ait faites" scrive, sempre da Roria il Ménageot (Correspnndance XV, 1906, pp.372, 401). Anche la pittrice del resto, se ne mostra contenta. In una lettera indirizzata a Hubert Robert e all'architetto Brongniart conservata alla biblioteca, Doucet a Parigi, (citata ,dai;:a Volle) scrive : "il mio quadro per Firenze ha il più gran sucesso.. tutti gli artisti sono venuti e ritornati...mi chiamano signore Van Dyck, signora Rubens. Il 26 agosto 17....l'artista scrive al Pelli per annunziargli l'invio dell'opera (ASG, filza XXIV a 41 : fattura del trasporatatore in data 26 agosto) e il 30 dello stesso mese, si rivolge a Ferdinando III, granduca dal 7 maggio. ......... il Pelli la ringrazia( un capolavoro ) e del resto già il 3 aveva redatto per il Granduca una relazione sull'opera. "Questo ritratto rappresenta la Brun sedente in atto di cominciar quello della regina Maria Antonietta, ed è più. che mezza figura nero dipinto alla Van Dyck, e con intelligenza singolare onde pare uscito dal pennello di un uomo di sommo, meri... più che da quello di una femmina. Il 9 settembre il Granduca accetta il quadro, che viene registrato nel Giornale d'Entrata il 9 dicembre. Ecco cosa ne ne scrive un visitatore contemporaneo, il conte Thomas d'Espinchal (test gentilmente trasmessoci da J. Babillo, biografo dell'artista): "Ella vi lavora con zelo a saldare il suo debito verso la galleria di Firenze. Vado talvolta a vederla e lei ha la bota di farmi vedere il suo lavoro. Si è dipinta seduta in atto di fare il ritratto della Regian di francia sua protettrice. Non ho mai visto ritratto più gradevole e nello stesso tempo più vero di quello di Mme Le Brun.. Il ritratto della Regina compreso nel quadro sarà pure pieno di ....e molto somigliante (Journal d'emigration du Cte d' d'Espinchal, publié d"après le manuscrilts originaux, par Erne.. d'Hauterixe, Parigi 1912, pp.80-81). Scegliendo di raffigurarsi mentre dipinge il ritratto di Maria Antonietta, la distrugge la monarchia. Ugualmente chiara è l'allusione a Van Dyck, in quest'opera che si inserisce in una lunga di autoritratti: 1776 (fort Worth), 1782 (copia nella Nationale Gallery di Londra), 1786 (Louvre), 1790 (Roma, Accademia di S. Luca), 1800 (Leningrado), per citare solo i più famosi. E' vero che l'artista vi si è un pò ringiovanita e ha voluto un'atmosfera graziosa ed elegante, ma è anche vero che non ha mancato di aud.... sia nella scelta dei colori, liberi e freschi, sia nel bizzarro vestito e nella divertente acconciatura. |