notizie storico-critiche | Il gruppo marmoreo raffigurante una "Bambina intenta a giocare con un cane", firmato sulla base a destra <>, fu donato a Carlo Felice dal marchese Alfieri di Sostegno, ambasciatore del Regno di Sardegna in Francia presso Carlo X. Il tema squisitamente ellenistico ben si addiceva agli interessi del sovrano che rivelavano, anche nella produzione contemporanea, una spiccata preferenza per i soggetti "all'antica", come i busti (cfr. E. Gabrielli, Le decorazioni e gli arredi, in D. Biancoli, E. Gabrielli, a cura di, Il Castello di Agliè. Gli Appartamenti e le Collezioni, Torino 2001, pp. 27-28). L'opera esposta al Salon di Parigi nel 1827, dove riportò la medaglia d'oro, fu qui acquistata dal marchese Alfieri di Sostegno come dono per il sovrano: essa fonde <>. E' già registrata nelle collezioni del Castello nel 1855, quando il "Catalogo di quadri ed oggetti d'arte..." compilato dal pittore Francesco Sampietro la segnala nella Galleria del Teatro, al numero 44: <>. Nello stesso anno è dettagliatamente descritta nell'"Inventaro estimativo dei mobili, oggetti fissi, e semoventi..." al numero 363: <<1 Statua in marmo bianco alta c.tri 95 rapp.te un Puttino avente un uccello dalla mano destra, e dall'altra, accarezzante un cane da caccia, alto c.tri 63 p. 18 di C. Marocchetti su base in legno quadra alta metri 1 p. 45 colorita a foggia di marmo con zoccolo nero - 1.500>>. Le successive inventariazioni compilate nel 1876, 1908, 1927 e 1964, mantenendo immutata la collocazione, la segnalano rispettivamente ai numeri 84, 585, 2986 e 216. La Galleria d'Arte, dove l'opera si trova ancora oggi, fu arricchita di dipinti e sculture per esplicita volontà di Maria Cristina, vedova del re Carlo Felice e ad opera del successivo proprietario, Ferdinando, dopo la morte della regina nel 1849. L'attuale allestimento risale al secondo dopoguerra ed è dovuto ad Umberto Chierici, soprintendente ai Monumenti del Piemonte (cfr. Biancolini D./ Gabrielli E. a cura di, Il Castello di Agliè. Gli Appartamenti e le Collezioni, Torino 2001, pp. 42, 93 n. 183). Nel 1980 la scultura è stata esposta alla mostra Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna/ 1773-1861 (cfr. D. Pescarmona, catalogo della mostra, Torino 1980, v. II, scheda n. 605, p. 571). Portato in Francia bambino e naturalizzato francese, Carlo Marochetti trascorse in Italia solo brevi soggiorni, se si esclude quello di otto anni, dal 1822 al 1830, a Roma, per ragioni di studio. Tra le tante sue opere, quella del castello di Agliè è certamente la prima sicuramente sua, firmata e databile al 1827 (cfr. A. Bovero, L'opera di Carlo Marochetti in Italia, in "Emporium", n. 5, 1942, p. 185; vedi anche Explication des ouvrages de peinture, sculpture, gravure, litographie et architecture des artistes vivans exposés au Musée Royal des Arts le 4 novembre 1827. Supplément, 1827, n. 1833; L. C. Bollea, Il monumento di Emanuele Filiberto del Marochetti e la R. Accademia delle Belle Arti, Torino 1933, p. 132; G. Hubert, Les sculptures italiens en France sous la Révolution, l'Empire et la Restauration (1790-1830), Parigi 1964, II, p. 142). Poco più che ventenne, Marochetti modellò questo gruppo nell'ambiente artistico di Roma, dominato allora dal Thorvaldsen; il grande successo riscosso con questa scultura gli procurò <<...numerose e buone domande di lavoro, cui attese con solerzia, eccitato dalle manifestazioni di tanti eletti ingegni, suoi contemporanei, che diedero vita a quel movimento europeo, detto Scuola del 1830, reazione alle convenzionalità del così detto Classicismo>> (cfr. M. Calderini, Carlo Marochetti, Torino 1928, pp. 16-17). |