notizie storico-critiche | La manica della Tribuna, sul lato verso le scuderie, è ornata da due busti in marmo collocati entro nicchie ovali, poggianti su basi decorate a volute e con motivo centrale a rilievo. Gli arredi immobili non sono mai segnalati nelle ricognizioni inventariali del Castello per cui non disponiamo di indicazioni documentarie utili a chiarire l'identità dei numerosi busti che, oltre a quelli qui in esame, decorano il lato verso la piazza della stessa manica della Tribuna e tutte le pareti del cortile interno detto di San Massimo, per un totale di 29 sculture. I due busti della manica della Tribuna raffigurano personaggi maschili con indosso loriche riccamente decorate da motivi a girali vegetali e placche. Il primo, a partire da sinistra, è il ritratto di un uomo contraddistinto da un viso molto largo, fronte alta e pochi cenni di una corta capigliatura, in gran parte nascosta dalla corona di alloro che gli cinge il capo. Il volto è segnato da occhi molto marcati, con gli angoli esterni accentuati; la bocca è semiaperta. Indossa una lorica a placche e un ampio drappo sulle spalle. L'attuale sistemazione risale probabilmente ai lavori promossi dopo il passaggio della proprietà del Castello dai Marchesi di San Martino alla Casa Sabauda nel 1764 e la successiva cessione in appannaggio al Duca del Chiablese, Benedetto Maurizio. Nel 1767 hanno inizio i lavori che porteranno alla costruzione delle due gallerie che ora delimitano la corte di S. Massimo, di scale, pavimentazioni e opere in legno. L'intervento prevede un riallestimento completo sia del decoro che dell'ammobigliamento del castello, coinvolgendo verosimilmente anche la sistemazione delle facciate e del cortile di S. Massimo, dove vengono aperte nicchie ovali destinate a contenere busti molto probabilmente recuperati dall'antico arredo dei San Martino, perché infatti "si comprese nella vendita anche tutta la suppellettile, da tanti anni in esso radunata, senza alcuna eccezione" (A. Bertolotti, Passeggiate in Canavese, Ivrea 1869, p. 51). Adattati su piedistalli corrispondenti ad un'unica tipologia, i due busti in esame appaiono stilisticamente uniformi e caratterizzati da volti larghi, nasi squadrati e da un panneggio a pieghe morbide. Il confronto con le sculture che ornano il parco del Castello di Racconigi, progettato da André Le Notre nel 1669-1670 ca., sembra confermare una datazione al XVII secolo anche per i busti di Agliè, da restringere, in questo caso, probabilmente intorno all'ultimo quarto del secolo.Per quanto riguarda l'identificazione dei personaggi ritratti sembra evidente l'intenzione di creare, qui come nel cortile di S. Massimo, una sorta di galleria di uomini illustri, forse ispirati dai numerosi dipinti raffiguranti "ritratti d'Imperatori Romani", "ritratti di Sibille", "ritratti in busto...della famiglia Ottomana...di Marchesi, Conti, e Signori di grande impiego", "della Famiglia Reale...dei Re Gotti, Duchi, e Principi di Francia", "Uomini, e Donne Illustri", "alcuni della genealloggia della Casa d'Agliè", "Filosoffi, Poeti, e Uomini illustri" inventariati in grande quantità nel 1776 tra gli oggetti ormai di proprietà del Duca del Chiablese, ma sempre segnalati come "vecchi". |