notizie storico-critiche | Il busto collocato su un piedistallo nella nicchia ovata della quinta architettonica del Belvedere nord, era ricordato da E. Olivero come "una statua mutilata di imperatore romano", attualmente in deplorevole stato di conservazione e acefalo (in E. Olivero, La Villa della Regina a Torino, Torino 1942, p. 41, tav. LX, e in M. Bernardi, Tre Palazzi a Torino, Torino 1963, p. 168, tav. XXXIII, la scultura si presentava ancora integra della testa, ora dispersa; V. Defabiani, Torino. Grotte di villa della Regina, in V. Cazzato, M. Fagiolo, M.A. Giusti, Atlante delle grotte e dei ninfei in Italia. Italia settentrionale, Umbria e Marche, Milano 2002, p. 123). P. Cornaglia (scheda SBASTO) ha proposto una datazione alla seconda metà del Seicento, come parte del corredo secentesco proprio della villa o, come più probabile, proveniente dal complesso scultoreo del giardino di Venaria Reale: da quel gruppo di "statue, che ancora erano in uno stato mediocre, e conservavano qualche figura, in parte sono state trasportate alla Vigna di S. M. La Regina" nel 1776, tra cui si segnalavano, nella Nota degli avanzi delle Statue, che si trovano alla Venaria, levate dalla Fontana d'Ercole demolita nel Real Giardino ("parte di marmo di Frabosa, e parte di S. Martino"): "n. 6 busti di gross. Ord.ria" (A.S.T., Sezioni Riunite, Fabbriche e Fortificazioni, Relazioni a Sua Maestà. 1776, II semestre, 12 agosto 1776, cc. 126 r - 127 v, 130 r). Le opere, databili quindi agli anni 1669-1674 circa e ascrivibili all'équipe presente a Venaria (vi risultano attivi il luganese Giovanni Battista Casella, con Camillo Bosso, Francesco Pozzo e Quirico Castelli, accanto allo scultore veneto Bernardo Falconi), rientrerebbero nell'allestimento settecentesco del parco di Villa della Regina come reimpiego successivo al 1776: l'ampliamento delle strutture delle due rotonde laterali a nord e a sud è infatti da ascriversi ai lavori intrapresi alla villa da Filippo Juvarra a partire dagli anni 1723-24 (interventi di rinnovo interno) e 1729 (rifacimento del corpo centrale) e proseguiti da G. P. Baroni di Tavigliano fino alla metà del Settecento (G. Gritella, Juvarra. L'architettura, Modena 1992, vol. II, pp. 178-181); a quest'ultima fase del cantiere dovrebbe riferirsi la collocazione della scultura nel complesso, come è già stato indicato da P. Cornaglia). Il Testimoniale di Stato della Vigna della Regina del 1864 (AST, Corte, Genio civile di Torino, versamento 1936, mazzo 17, n. 49), così registra lo stato dell'opera: "al secondo pianerottolo prospettiva a semicircolo con riquadro e frontone di finimento ed inferiormente al timpano sfondo con cornice ovale in cui trovasi busto in marmo mutilato e nei laterali è terminata questa prospettiva da due vasi in marmo con fiamma di finimento il tutto abbisognevole di riparazioni meno gli oggetti in marmo (Piazzale, n. 25)". |