notizie storico-critiche | Il busto in gesso raffigurante la Regina Maria Cristina, in coppia con quello del Re Carlo Felice (cfr. scheda NCTN: 01/00046733), costituisce una replica dell'effigie in marmo conservata nel Castello di Racconigi, di cui esistono altre repliche alla Loggia di Torino e a Villa d'Orri a Cagliari. Nel 1826 infatti, a dodici anni di distanza dai medaglioni in cera commissionatigli nel 1814 da Carlo Felice con i Ritratti di Vittorio Emanuele I e Carlo Felice, duca del Genevese (Cagliari, collezione privata), per celebrare il rientro di Vittorio Emanuele I a Torino, Andrea Galassi esegue in marmo i busti di Carlo Felice e Maria Cristina per la residenza di Racconigi. Ritroviamo nell'atrio di Villa d'Orri i ritratti reali di fronte ai marmorei busti di Stefano Manca di Villahermosa e Anna Maria Manca di Mores; è possibile che la committenza dei busti di Racconigi sia passata proprio attraverso Stefano Manca, tanto più che, a quanto risulta, da lui furono coordinate e offerte in dono a Carlo Alberto dopo la morte di Carlo Felice le repliche del Palazzo Reale di Genova (per i busti genovesi vedi: P. Bellonotto, 1926, p. 189; P. Torriti, 1963, p. 48; M. N. Scano Naitza 1985, p. 211; L. Leoncini 1996, p. 25). Galassi inoltre fu, insieme al Marghinotti, certamente un "protetto" di Stefano Manca di Villahermosa che indirizza la committenza sarda e assicura l'appoggio di Carlo Felice. Sono ben documentate le commissioni toccate allo scultore sassarese che, giunto a Roma dotato di "favorevoli disposizioni della natura" riceve il secondo premio per la scultura nei concorsi di marzo e di settembre del 1821, del marzo 1822; il primo premio nel settembre 1822 (Giornale di Cagliari, fasc. V, 1828, p. 10; Accademia di San Luca a Roma, vol. 38 bis, Registro degli antichi premiati dal 1754 al 1848 (Scuola del nudo)). Nelle repliche dei busti che si conservano al castello di Agliè e alla Loggia di Torino, così come negli originali, Galassi (o Gallassi, come lui si firma) si dimostra ritrattista di notevole dignità: l'identificazione dei volti, soprattutto di quelli femminili, che rivelano l'attenzione ai busti delle imperatrici romane, non esclude un naturalismo di fondo nel delicato ritratto della regina, dove lo scultore indulge maggiormente a una ricerca coloristica; una più rigorosa osservanza dei canoni puristi nella modellazione plastica si può rilevare nel ritratto di Carlo Felice, dove la luce si diffonde sulle levigate superfici del marmo con graduatissimi passaggi chiaroscurali (cfr. M. G. Scano, Pittura e scultura dell'Ottocento, Nuoro 1997, pp. 32, 55; Pescarmona D. Andrea Gallassi, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna/ 1773-1861, catalogo della mostra a cura di E. Castelnuovo, M. Rosci, Torino 1980, v. II, p. 565, scheda n. 595). Nel 1876 il busto non è ancora segnalato nel "Grande Salone d'Entrata", come era allora definito il Salone di Caccia. L'attuale collocazione del busto di Maria Cristina corrisponde infatti ad una fase di risistemazione dell'arredo del castello voluta dal soprintendente ai Monumenti del Piemonte, Umberto Chierici, nel periodo compreso tra il 1960 e il 1964, quando in questo ambiente vengono introdotti, oltre ai busti in gesso, anche le consolles e i vasi di alabastro (cfr. Biancolini D./ Gabrielli E. a cura di, Il Castello di Agliè. Gli Appartamenti e le Collezioni, Torino 2001, pp. 32, 90 n. 105). La scultura è segnalata negli inventari del Castello solo a partire dal 1964, quando è registrata nell'attuale collocazione al numero 6: <>. |