notizie storico-critiche | Il conte don Francesco Maria Avogadro nomina, con testamento datato 22 settembre 1770 il Pio Luogo erede universale delle proprie sostanze. L'Ospedale venne perciò in possesso dei beni di Casalgiate, Briona, Nibbiola e Galliate (cfr. G. B. Morandi, "L'Ospedale Maggiore della Carità di Novara. Memorie storiche", Novara 1907). Per questo motivo l'Amministrazione Ospedaliera rende omaggio al donatore erigendogli un busto marmoreo. In adempimento alla delibera del 18 maggio 1848, ai dipinti su tela si sostituiscono, a partire dal 1852, le realizzazioni plastiche riproducenti i benefattori, le quali, oltre alle motivazioni culturali sottese, possono garantire una maggiore durata e potranno essere esposti in permanenza. L'esposizione dei ritratti dei benefattori era inserita in un preciso cerimoniale, come testimonia la "Convenzione tra lo Spedale Maggiore di Novara e il Tommaso Palazzo Paratore" del 2 gennaio 1830. Dal documento citato si apprende infatti che "Il detto Palazzi sarà obbligato di pulire le crociere dello Spedale per il giorno di S. Antonio 17 gennaio e di S. Michele 29 settembre, d'ogni anno, pulire pavimenti della chiesa, il coro e il portico della corte civile del detto Spedale tanto sotto come sopra, e dar nella vigilia e giorni dei Santi suddetti, somministrando una conveniente tappezzeria, l'apparato salito tanto fuori della chiesa quanto a quella dell'Ospedale e così verso la pubblica strada, ritirando sempre alla sera tale apparato". "Nella suddetta chiesa di S. Antonio dovrà esporre secondo il solito sotto il portico dello Spedale li quadri dei Benefattori verso il Pio Luogo, e li medesimi quadri rimettere al loro posto" (Archivio Storico di Novara). Particolari onoranze funebri erano inoltre riservate agli Amministratori in carica. Per convenzione i nuovi busti e le nuove medaglie saranno eseguiti, oltre che da Giuseppe Argenti - scultore che in accordo con l'Amministrazione studiò tutto l'apparato decorativo (misure dei tondi, tipo di intaglio, prezzo delle medaglie e dei busti) - dagli allievi del Collegio Caccia, l'Istituzione cittadina che dal 1820 veniva in aiuto ai giovani studenti di Belle Arti di Novara e provincia. L'Istituzione forniva ai giovani un pensionamento mensile oppure sussidi economici con somme di denaro o con acquisti diretti di opere che gli studenti inviavano annualmente in saggio, oggi confluite nel patrimonio dei Pubblici Musei. I canali di formazione artistica degli strudenti novaresi erano molto omogenei: all'istruzione primaria presso il Civico Istituto d'Arte e Mestieri Bellini, seguivano i corsi dell'Accademia Albertina e un corso di perfezionamento a Roma. Le realizzazioni marmoree eseguite nella seconda metà del secolo XIX dagli scultori allievi o ex allievi del Collegio Caccia per l'Ospedale Maggiore della Carità di Novara, anche se di autori differenti, presentano perciò caratteristiche omogene, in parte derivate dall'appartenenza ad un complesso decorativo unitario, impostato con precis finalità gratulatorie, in parte quale risultante di un'omogenea formazione culturale. Come le sculture dello stesso Ospedale di Carità relative alle schede cartacee OA n° 5, 9, 13, 16, 19, 22-26, 39-43, il busto è da ascriversi tra le opere eseguite nella seconda metà del XIX secolo (1860-1890), e rientra probabilmente - per i caratteri stilistici - tra le realizzazioni eseguite dagli scultori citati dal cronista del 1865 "Bisetti, Albertoni, Dini, Tasso, Donati, Cassani, Argenti" (cfr. "La Verità", Novara, anno II, 1865). La carenza di dati archivistici e documentari non permette nessuna attribuzione ad uno specifico autore, anche se alcuni elementi stilistici (quali la modellazione fortemente chiaroscurata, una definizione più individualizzata dell'espresione del volto) possono far riferimento all'opera di Giuseppe Argenti, scultore di impostazione accademica, allievo di Pompeo Marchesi, molto attivo a Novara fino al 1876, anno della sua morte. Inoltre va sottolineato come i caratteri di gran parte di queste sculture, anche se presentano caratterizzazioni tipologiche ben definite, realizzate per decorare il cortile dell'Ospedale novarese, si prestino a poche possibilità di indagine critica e possono essere attribuite con sicurezza all'opera di un determinato scultore soltanto su una base documentaria, in questo caso carente. |