dati analitici | Il busto del benefattore è collocato su un intercolumnio del lato Ovest. Sopra la lapide, decorata da cornicette e baccellature, è una specchiatura marmorea impreziosita da due rosette laterali, che rilega la mensola su cui è appoggiato il busto ricordo, definendo un insieme unitario. Il donatore è raffigurato con un aspetto imponente e severo: l'ampia piega diagonale del manto, l'addensarsi del panneggio a destra e la sottolineatura dell'allacciatura dell'abito, concentrano l'attenzione sul volto, reso con piani ampi e modellato a forte charoscuro; le masse compatte, seppur ondeggianti, della capigliatura, fermano ai lati le ombreggiature del viso.Soggetti profani. Ritratti. Personaggi: Giuseppe Ponzani. Abbigliamento. |
notizie storico-critiche | Il testatore, sacerdote Giuseppe Ponzani, Amministratore della Commissione delle Pie Istituzioni cittadine, lasciò all'Ospedale Maggiore della Carità, con documento datato 15 dicembre 1819, più di £. 100.000 milanesi (cfr. G. B. Morandi-S. Ferrara, "L'Ospedale Maggiore della Carità di Novara. Memorie storiche", Novara 1907). Per questo suo atto generoso, in base alla delibera del 18 maggio 1848, l'Ente di Carità gli eresse il busto marmoreo realizzato nel 1861 dallo scultore Giuseppe Dini (cfr. "La Vedetta", anno III, 1861). La presenza del Dini tra gli esecutori delle raffigurazioni per il famedio ospedaliero novarese, è da rintracciarsi nel legame che egli aveva mntenuto con il Collegio Caccia. Tale istituzione, dal 1820 aveva, fra le altre finalità, quella di aiutare negli studi artistici i giovani talenti della città e del circondario, sia con sussidi economici sia con pensionamenti gratuiti presso l'Accademia torinese e poi a Roma dove avveniva il loro perfezionamento. Anche il Dini usufruisce di questi aiuti, dopo le prime esperienze scolastiche svolte presso l'istituto Bellini, la scuola d'Arti e Mestieri cittadina: è documentata infatti presso questo Istituto, una sua menzione onorevole per l'anno 1840 (cfr. "L'Iride Novarese", anno IV, 31 agosto 1840). Risulta premiato anche ai concorsi minori semestrali dell'Accademia Albertina negli anni 1843-1846 e il Marchese di Breme acquista nel 1845 una sua statuetta in marmo"Venere al bagno" esposta alla Promotrice. Tale acquisto sottolinea la preferenza accordatadal Dini a questo tipo di soggetto che gli aveva già sfruttato nel 1844, presso l'Accademia Torinese, il premioper "Statua modellata dall'antico" (Archivio Storico di Novara) e che trova possibilità di sviluppo durante il suo soggiorno romano, nello studio e nella conoscenza dei modelli proposti dal Tenerani. Così se il Dini, all'esposizione torinese del 1852 partecipa con un episodio della "Strage degli Innocenti" (cfr. "L'Iride Novarese", anno XVI, 26 luglio 1852), nell'Esposizione novarese del 1856 ripropone puntualmente un soggetto dal titolo molto generico "La Gioventù", titolazione che di solito indicava figure femminili a mezzobusto, secondo un topos molto diffuso in quel periodo, anche in pittura (cfr. E. Castelnuovo-M. Rosci (a cura di), "Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna. 1773-1891", catalogo della mostra, Torino 1980, vol. 3). La critica novarese definisce tuttavia tale opera "la cosa più pregevole della mostra" ("L'Iride Novarese", anno XX, 17 giugno 1876). Le dipendenze del Dini dai modelli romani del Tenerani è ben sottolineata anche da B. Cinelli (cfr. E. Castelnuovo-M. Rosci (a cura di), "Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna. 1773-1891", catalogo della mostra, Torino 1980, vol. 2), il quale riveva come negli anni fra il 1851 e il 1853 lo scultore proponga alla Promotrice una "Psiche" contenente fortissime analogie con la Psiche del Tenerani datata al 1819, "Testo fondamentale del romanticismo classicistico", scelta giustificata solo dalla "relativa povertà del panorama scultoreo Piemontese del quinto decennio, di fronte al quale l'esperienza romana riveste un ruolo predominante" (cfr. B. Cinelli, Torino 1980, p. 711). Se questa indicazione è valida per il capoluogo torinese, con maggiore attenzione è da considerarsi per Novara, luogo di confluenza non solo di queste influenze culturali provenienti dal centro del Regno Sabaudo (e il Dini ne è un esempio) ma anche di quelle analoghe, provenienti dall'ambito culturale milanese a cui la città era da sempre legata. L'impostazione accademica del Dini è evidente anche in questo busto, che presenta caratteri plastici molto simili a quelli riscontrabili nelle sculture eseguite dall'Argenti, scultore dell agenerazione precedente e quindi più dipendente da un ambito culturale di tipo neoclassico e lombardo: il busto del sacerdote esprime solennità e autorevolezza, simili a quelle espresse dal Vescovo Melano che in questo monumento non trovano riscontro però nel testo dell'iscrizione, piuttosto mediovre. |