immagine | - immagine non disponibile - |
bene culturale | miniatura, c. 81v |
soggetto | Corpus Domini |
tipo scheda | OA_3.00 |
codice univoco | 09 00645707 - 3.11 |
localizzazione | ITALIA, Toscana, FI, FirenzeP.zza S. Marco, 3 |
contenitore | convento, domenicano, Convento di S. Marco, Chiesa e convento di S. Marco, P.zza S. Marco, 3, Museo di S. Marco, Biblioteca |
datazione | sec. XIV ultimo quarto; 1375 (post) - 1399 (ante) [bibliografia; analisi stilistica documentazione] |
ambito culturale | bottega pisana(analisi stilistica; bibliografia) |
materia tecnica | gesso/ doraturapergamena/ pittura a temperapergamena/ miniatura |
misure | mm, alt. 200, largh. 180, |
condizione giuridica | proprietà Stato, MInistero per i Beni e le Attività Culturali |
dati analitici | Cibavit eos (rubr. Feria Va post octava pentecoste de corpore Christi. Officium). Corpus Domini. Iniziale istoriata grande caudata. Campo e fondo della lettera in foglia d'oro, il primo circondato da una cornice azzurra e nera decorata con cirri bianchi; corpo arancione ricoperto da foglie, dalle quali escono due mascheroni, che formano il fregio entro il quale sono un gallo e due figurine umane oranti; negli angoli del campo della lettera sono altre quattro figurine oranti che guardano verso la scena principale. La scena sul fondo è ambientata all'interno di una chiesa con il diacono che offre l'ostia a due laici elegantemente vestiti, forse rappresentanti i committenti, e ad un frate carmelitano; il celebrante è affiancato da altri due diaconi che reggono un calice dorato e una brocca argentata.Abbigliamento religioso: vesti da diacono. Animali fantastici: (nel fregio) gallo. Architetture: chiesa. Ecclesiastici: due diaconi; celebrante; frate carmelitano. Feste: Corpus Domini. Figure: uomo laico; donna laica Suppellettili ecclesiastiche: calice; brocca Figure: (nel fregio) quattro uomini oranti. |
notizie storico-critiche | Per il D'Ancona (V. II, I, pp. 203-205 n. 240) la scena rappresenterebbe un sacerdote che porge l'ostia a due giovani sposi accompagnato da un diacono e due chierici. Il codice fa parte del gruppo di corali provenienti dalla chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze che, nella seconda metà dell'Ottocento, in seguito alle soppressioni napoleoniche, entrarono a far parte della collezione del Museo di San Marco. Attribuito a un Ignoto miniatore del secolo XV dal Rondoni (1876 pp. 73-75, n. 56), ma già segnato come proveniente dal Carmine, fu studiato dal D'Ancona (1914, Vol. II, I, pp. 203-205) che non ne individuò il miniatore ma lo ascrisse ad un artista del XV secolo, caratterizzato da uno stile "ritardatario" ma abile in alcune figure nel raggiungere una certa grandiosità, nonostante realizzi spesso figure sproporzionate. Le ultime miniature, invece, di qualità scadente, sarebbero riconducibili ad un discepolo; di particolare pregio sono i fregi decorati con uccelli e animali fantastici. Lo studioso ipotizza che, nel monaco ai piedi della miniatura a c. 1r con la Resurrezione, si possa identificare l'ignoto miniatore che eseguì l'opera. Il Chiarelli (1968(1981), p. 65) attribuisce il codice a Don Simone camaldolese e scuola, uniformandolo così al gruppo degli altri codici provenienti dal Carmine e in gran parte attribuiti al miniatore camaldolese, escludendone la miniatura a c. 31r, attribuita a Giovanni del Biondo, e le tredici iniziali con la figura di re David e una con l'Eterno di mano più incerta. La Scudieri (La Miniatura, in La Chiesa e il Convento di San Marco a Firenze, Firenze 1990, V. II, p. 13) ne esclude l'attribuzione a Don Simone camaldolese e a Giovanni del Biondo per la c. 31r, rimanendo sull'attribuzione a tre anonimi miniatori: il primo, che la studiosa ritiene un tardo seguace di Pacino di Bonaguida, sarebbe autore delle miniature alle cc. 146v, 168r, 171v, 177r, il secondo delle cc. 26r, 31r, 50v, 64r, 78v, caratterizzate da uno stile aulico e dalle forme espanse legate ai modelli pittorici, mentre, nelle restanti carte, sarebbe presente il principale responsabile dell'illustrazione del codice, le cui miniature sono caratterizzate da una maniera espressionistica che si allontana dai canoni fiorentini per avvicinarsi a un gusto nordico al quale riconducono l'impostazione di scene complesse animate da figure contorte e il prolificare di drôlerie e animali fantastici nei fregi. Anche La Ciardi (Codici pisani trecenteschi a Firenze, in La miniatura italiana in età romanica e gotica Atti del I Congresso di Storia della Miniatura Italiana (Cortona, 26 - 28 maggio 1978) a cura di G. Vailati Schoenburg Waldenburg, Firenze 1979, pp. 513 e segg.), infatti, aveva distinto le mani di due miniatori che ipotizza di provenienza pisana. |
bibliografia | Chiarelli R.( 1968)pp. 14, 18, 65; Vasari G.( 1878-1885)V. II, p. 22, note 1, 2; Rondoni F.( 1876)pp. 73-75, n. 56; D'Ancona P.( 1914)V. II, I, pp. 203-205 n. 240; Salmi M.( 1954)pp. 19-21; Levi D'Ancona M.( 1962)pp. 239-240, 422 |
definizione | miniatura |
regione | Toscana |
provincia | Firenze |
comune | Firenze |
indirizzo | P.zza S. Marco, 3 |
ente schedatore | S156 |
ente competente | S156 |
autori della catalogazione | Compilatore scheda: Giacomelli S.; Funzionario responsabile: Scudieri M.Sframeli M. |
anno creazione | 2007 |
latitudine | 43.778115 |
longitudine | 11.258818 |