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Opera d'arte Dio Padre e Cristo crocifisso, San Romualdo, San Giovanni Evangelista e storie di San Romualdo di Nardo di Cione (notizie dal 1346/ 1365), a Firenze

L'opera d'arte Dio Padre e Cristo crocifisso, San Romualdo, San Giovanni Evangelista e storie di San Romualdo di Nardo di Cione (notizie dal 1346/ 1365), - codice 09 00191234 - 0 di Nardo di Cione (notizie dal 1346/ 1365), si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in monastero, benedettino femminile, Monastero di S. Niccolò di Cafaggio ora Galleria dell'Accademia, via Ricasoli, 58/60, Galleria dell'Accademia, piano terreno, sala degli Orcagna e dei loro seguaci
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bene culturaletrittico
soggettoDio Padre e Cristo crocifisso, San Romualdo, San Giovanni Evangelista e storie di San Romualdo
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00191234 - 0
localizzazioneItalia, Toscana, FI, Firenzevia Ricasoli, 58/60
contenitoremonastero, benedettino femminile, Monastero di S. Niccolò di Cafaggio ora Galleria dell'Accademia, via Ricasoli, 58/60, Galleria dell'Accademia, piano terreno, sala degli Orcagna e dei loro seguaci
datazionesec. XIV ; 1365 - 1365 [data]
autoreNardo di Cione (notizie dal 1346/ 1365),
materia tecnicatavola/ pittura a tempera/ doratura a foglia
misurecm, alt. 295, largh. 212,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiPredella, base, arcate ogivali sormontate da cuspidi, tre formelle mistilinee.NR (recupero pregresso)
notizie storico-criticheIl trittico raffigura nella tavola centrale la Trinità nella versione del Thronum Gratiae, affiancata nei pannelli laterali da San Romualdo a sinistra e San Giovanni Evangelista a destra. Nelle cuspidi sono raffigurati al centro l'Agnello dell'Apocalisse e l'Annunciazione ai lati. Nella predella sono tre storie della vita di San Romualdo. La vicenda storica del dipinto è stata accuratamente ricostruita dalla critica. Esso fu realizzato per la cappella Ghiberti nell'aula capitolare del monastero camaldolese di S. Maria degli Angeli, a seguito del legato di Giovanni di Geri Ghiberti, fratello di Michele Ghiberti monaco nel monastero stesso, nel 1363. Nel 1365 la cappella era già stata edificata, e il dipinto risultava gà collocato sul suo altare come confermato anche dall'iscrizione recante la data 1365. Nel Sepoltuario del Rosselli, alla metà del Seicento, il dipinto è citato ancora nella sua collocazione originaria. Intorno al 1750 il trittico venne trasferito dalla Cappella Ghiberti dedicata a San Giovanni evangelista a quella dei Della Stufa, sempre nel Capitolo, intitolata a Sant'Andrea. Il Santo effigiato nel primo pannello a destra della Trinità venne perciò interpretato come un Sant'Andrea ed una scritta con quest'ultimo nome venne sovrapposta a quella originaria (ancora parzialmente visibile al di sotto). Il Richa cita il dipinto con l'iscrizione già posta nella tavola fatta dipingere dai Della Stufa nel 1372 per la loro cappella (Rosselli, Follini-Rastrelli) e poi dispersa, creando così una confusione tra le due cappelle che è perdurata fino agli scrittori moderni e su cui ha fatto luce la Marcucci. Con la soppressione napoleonica del 1810 il trittico pervenne all'Accademia di Belle Arti per passare subito dopo a San Marco e dal 1813 alla Galleria dell'Accademia. Dopo una prima attribuzione a Giotto nel 1817 avanzata dal Colzi, nel 1847 troviamo un riferimento a Lorenzo Monaco. Cavalcaselle ritenne il dipinto opera della scuola di Niccolò di Pietro Gerini e di Lorenzo di Niccolò. All'inizio del Novecento si comincia a orientarsi verso l'ambito degli Orcagna, pur cercando l'autore in personalità anonime. Si deve al Siren l'attribuzione a Nardo di Cione, e nel corso del Novecento la discussione si è orientata oscillando tra Nardo e Andrea nell'ambito della bottega dei due artisti. Un'unione delle maniere di Nardo e dell'Orcagna vi notarono Vitzthum e Volbach. L'Offner propose l'attribuzione al più abile tra i collaboratori di Nardo, autore anche del trittico della Sacrestia di Santa Croce e di due pannelli con Santi della Alte Pinakothek di Monaco. La possibilità che il dipinto appartenga alla fase tarda dell'artista e sia stato terminato dalla bottega dopo la sua morte è avanzato dalla Marcucci. Negli anni più recenti si è sempre più concordi nel riferire il trittico a Nardo di Cione: su questa posizione troviamo il Boskovits e il Kreytenberg e infine il Tartuferi. Quest'ultimo rileva la posssibilità che si tratti di uno dei più riusciti esempi della pittura tarda di Nardo, caraterizzata dalla solennità ieratica e dalla plastica forza costruttiva delle figure.
altra localizzazioneluogo di provenienza: Toscana, FI, Firenze; luogo di provenienza: Toscana, FI, Firenze
altre attribuzioniLorenzo MonacoGerini Niccolò, manieraAllegretto di NuzioCompagno dell'Orcagna
committenzaGhiberti Giovanni di Geri (1363)
bibliografiaRicha G.( 1754-1762)v. VII p. 164; Follini V./ Rastrelli M.( 1789-1802)v. IV p. 86; Colzi C.( 1817)p. 28; Description Académie( 1847)p. 34 n. 9; Crowe J. A./ Cavalcaselle G. B.( 1864-1866)v. II p. 25; Vasari G.( 1878-1885)v. I p. 417; Pieraccini E.( 1884)
definizionetrittico
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzovia Ricasoli, 58/60
ente schedatoreS156
ente competenteS156
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Lapucci R.; Funzionario responsabile: Damiani G.; Trascrizione per informatizzazione: Dal Poz L. (1989); Aggiornamento-revisione: Romagnoli G. (2005), Referente scientifico: NR (recupero pregresso); ARTPAST/ Romagnoli G. (2006), Refere
anno creazione1986
anno modifica2005; 2006

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