dati analitici | San Massimo è al centro del dipinto, indossa il piviale e la mitra, leggermente chinato, con la mano sinistra tiene solleva il pastorale, con la destra distribuisce l'elemosina a due mendicanti inginocchiati davanti a lui. In primo piano un altra figura di mendicante e un bambino allungano le mani per ricevere l'offerta, così come alla sua destra altre tre figure, due donne e un bambino, si avvicinano. Dietro il Santo si intravedono due giovani coperti dal colonnnato che fa da quinta nella metà sinistra del dipinto, a destra sul fondo la rovina di un edificio e un albero.Soggetti sacri. Personaggi: San Massimo. Figure: mendicanti. Attributi: (San Massimo) mitra; pastorale. Architetture. Abbigliamento: abbigliamento religioso. |
notizie storico-critiche | La pala di San Massimo fu acquistata da Carlo Felice nel 1827 dalla contessa Polissena Tecla Piossasco di Beinasco. (in ASTO, Sez. Riun., Casa di S. M., esercizio 1827, m. n. 4368, n. 179 dell'11 settembre e n. 280 del 12 gennaio 1827). Polissena Tecla era vedova di Giuseppe Ignazio Ghiliossi conte di Lemie (Fossano 1749, Torino 1823), scrittore, teorico di economia e giudice. La loro unica figlia, Giuseppina Tecla, erede del dipinto, verosimilmente conservato, date le dimensioni, in una cappella di famiglia, fu ricevuta a corte nel 1830, a detta del Manno, "per meriti di un prozio materno" (in A. Manno "Patriziato Subalpino, Firenze 1895, Vol XX, p. 529). La pala di San Massimo venne collocata ad Agliè nella cappella omonima, dopo l'esecuzione degli stucchi da parte di Pietro Cremona, la preparazione della cornice di Giovanni Detona (in Ibidem, n. 239, n. 179 del 1828), della sua doratura ad opera di Secondo Bonzanigo e Pietro Fagiani (in ibidem: n. 178 e 209), nel 1831, quando appare citata nell'inventario dello stesso anno come "Grande Incona di San Massimo con cornice dorata" (in: ASTO, Casa del Duca di Genova, Tenimento di Agliè Reale Castello di Agliè. Inventario 1831, m. n. 59, p. 226; cfr.: E. Ragusa: "Il rinnovamento ottocentesco della Cappella di San Massimo", in: "Il Castello di Agliè, alla scoperta della Cappella di San Massimo", Torino 1996, pp. 43-49). La pala ritrae Massimo di Reiz, vescovo e santo, che nacque verso il 388 a Chateaux- Redon. Nel 430 fu vescovo del Fréjus e nel 434 vescovo di Reiz. I suoi biografi gli attribuiscono poteri traumaturgici. Morì attorno al 460 (in: "Bibliotheca Sanctorum", Roma 1967, vol. IX, pp. 63-64). Il culto di San Massimo era vivo nella tradizione allaidese. Varie leggende esistevano sulla donazione delle reliquie. Una di queste si riferiva alla donazione che la regina Giovanna di Napoli fece ai conti di Agliè (in: D. Bertolotti, "Passeggiate nel Canavese, Ivrea 1869, Vol. III, pp. 53-56). Si dovette attende fino al restauro di Carlo Felice perché San Massimo avesse una collocazione adeguata (in: M.G. Vinardi "Il Nuovo Palazzo di Filippo d'Agliè", in: "Il Castello di Agliè, alla scoperta della Cappella di San Massimo", Torino 1996, p. 29). L'attribuzione ancora ottocentesca alla scuola di Giovanni Antonio Molineri, attende un approfondimento critico. Nell'impostazione piramidale e nella resa pittorica fortemente chiaroscurata dei personaggi ci sono solo alcune similitudini stilistiche con il pittore di Savigliano (cfr.: AA. VV., "Realismo Caravaggesco e prodigio Barocco, da Molineri a Taricco nella Grande Provincia", Savigliano 1998). |