dati analitici | La scena è dipinta entro una targa rettangolare, trattenuta da nastri a un tronco d'albero spezzato. Sulla sinistra, è rappresentata una figura femminile di schiena, inginocchiata, con un cestino a fianco. Porta i capelli raccolti, camicetta, gonna, e manto che poggia sulla spalla e intorno alla vita. All'interno della targa sono raffigurati, a sinistra, Ercole, barbato, con i capelli ricci, nudo che trattiene con un laccio il cane Cerbero, in atto di sollevarsi per colpirlo. Con l'altra mano tiene una clava. Sfondo paesaggistico appena accennato.Soggetti profani. Personaggi: Ercole. Animali fantastici: Cerbero. Armi: clava. Paesaggi. |
notizie storico-critiche | Iconograficamente più ricca e più complessa della decorazione delle altre stanze, questa rivela un momento di maggior impegno dell'artista, nonché la conoscenza dei più importanto episodi figurativi dell'ambiente romano. Il motivo dei cartigli con scene a monocromo, sostenuti da figure per lo più nude, variamente atteggiate, sembra derivare direttamente dalla volta della cappella Sistina. D'altra parte il termine dei lavori della cappella alla fine del 1512 ben si adatterebbe alla datazione del ciclo vercellese, da porsi, come si è detto, nel secondo quarto del XVI secolo, anche in base ai graffiti riscontrati dal Verzone all'atto dei restauri (cfr. P. Verzone, Il restauro della casa Alciati in Vercelli, Vercelli, 1936, p. 16). Anche in questo ambiente, dove pure le scene figurate hanno il predominio, alla base della composizione decorativa è riscontrabile uno spiccato gusto per l'individuazione architettonica della parete, nelle colonne in prospettiva sostenenti la trabeazione e nella partizione geometrica dei riquadri, che tra l'altro ricorda quella di un ambiente della rocca di Ostia. Le teste virili nella parte inferiore della parete e in particolare quelle di vecchio barbato e con turbante sembrano invece derivare da un'altra fonte culturale, richiamandosi agli usuali modelli dell'arte gaudenziana. Bibliografia generale di riferimento per il ciclo di affreschi di casa Alciati: P. G. Stroppa, Archivio della Società Vercellese di storia e arte, Vercelli, 1912, vol. II, p. 531; V. Viale, Guida ai Musei di Vercelli, Vercelli, 1935, pp. 19-21, tavv. I-IV; A. M. Brizio, Vercelli, Roma, 1935, pp. 163-164; P. Verzone, Il restauro della casa Alciati in Vercelli, Vercelli, 1936, p. 16; V. Viale, Vercelli e la sua provincia dalla romanità al fascismo, Vercelli, 1939, pp. 3-5; L. Mallé, Le arti figurative in Piemonte, Torino, 1961, pp. 180-181; G. C. Faccio-G. Chicco-F. Vola, Vecchia Vercelli, Vercelli, 1961, pp. 128-129; P. Astrua-G. Romano, Guida breve al patrimonio artistico delle provincie piemontesi, Torino, 1979, p. 100. Gli affreschi, insieme a quelli che decorano gli altri otto ambienti di casa Alciati, furono restaurati negli anni 1933-1934 in seguito al ripristino delle strutture architettoniche dell'edificio, condotto dall'ing. Paolo Verzone a partire dal 1930. Non è stato possibile rintracciare i dati relativi al restauro pittorico, eseguito dall'impresa del comm. Cussetti di Torino. Del lavoro eseguito resta solo notizia nei cenni che il Verzone riserva a questo problema: "...Le parti mancanti non furono naturalmente rifatte, ma solo abbozzate schematicamente a tinte chiare, in modo che la differenza tra la parte originale e quella aggiunta fosse ben evidente" (cfr. P. Verzone, Il restauro della casa Alciati in Vercelli, Vercelli, 1936, p. 16). Presso il Museo Civico di Torino si conservano le foto nn. 353/9458; 353/9459; 353/9460; 353/9461; 353/9467; 353/9482; 353/9463; 353/9466; 353/9470; 353; 9480; 353/9472; 353/9477. |