notizie storico-critiche | La rotella da pompa, ossia uno scudo da cerimonia, raffigura la seconda fatica di Ercole, ossia l'eroe che combatte l'Idra di Lerna con l'aiuto del nipote Iolao. La scena centrale presenta Ercole che impugna con le mani la clava, pronto a scagliarla contro l'Idra, che, a terra sotto di lui, gli afferra le gambe con le sue unghie. Alla sua destra Iolao tiene una torcia infuocata per bruciare la testa del drago. Il guerriero, a sinistra di Ercole, assiste alla scena tenendo in mano un arco. La scena si sviluppa davanti ad una città antica fortificata, su un terreno ricco di erba e piante. I due personaggi a lato di Ercole superano i confini del campo centrale creando un effetto di prospettiva. Le figure centrali sono piuttosto aggettanti, a differenza di alcuni motivi in leggero rilievo e di altri semplicemente incisi e damaschinati e le muscolature dei guerrieri sono ben evidenziate. L'ageminatura in oro e argento impreziosisce gli sbalzi, rendendo evidenti dettagli altrimenti invisibili.||La decorazione della fascia di contorno è caratterizzata da trofei d'armi e strumenti musicali, intervallati sia da quattro medaglioni che racchiudono busti di uomini barbuti e laureati, sia da cartigli ovali che raffigurano diverse figure femminili: in alto la Gloria (o la Fama) con la tromba, in basso la Vittoria con la palma, a destra Minerva, dea della guerra, con lo scettro e a sinistra la Pace con una torcia.||Lo stesso tema delle imprese di Ercole si ritrova sulla borgognotta E.14: gli studiosi ritengono che siano opera dello stesso autore. Probabilmente facevano parte di una guarnitura e venivano indossate contestualmente.||In occasione della mostra di Ginevra del 2003, gli studiosi hanno proposto di riconoscere nei tre personaggi, aventi la medesima testa, lo stesso Ercole, raffigurato in tre momenti successivi: dapprima in centro, pronto ad uccidere l'idra, poi nell'atto di bruciarle la testa e infine, con l'arco in mano, per ricordare che aveva intinto le sue frecce nel sangue dell'idra, rendendo le ferite causate da esse inguaribili.||E' qui evidente il tentativo di esaltare le virtù eroiche del possessore dello scudo e la dimensione aristocratica della sua cultura classica.||Non è possibile rintracciare la provenienza dell'opera.||||Nel Fondo Grafica dell'Armeria Reale sono conservate due matrici e una stampa, relative alla rotella F.14 su disegno di Pietro Ayres.||||Riferimenti bibliografici: V. Seyssel d'Aix, Descrizione della Reale Armeria di Torino, Torino 1840, pp.160-162, n. 394; A. Angelucci, Catalogo della Armeria Reale, illustrato con incisioni in legno, compilato dal maggiore Angelo Angelucci per carico del Ministero della Casa Reale, Torino 1890, p. 213; F. Mazzini (a cura di), L'Armeria Reale di Torino, Busto Arsizio 1982, scheda n. 98, p.349; P. Venturoli (a cura di), L'Armeria Reale di Torino. Guida breve, Torino 2001, scheda n. 33, p. 95; Parures triomphales. Le maniérisme dans l'art de l'armure italienne, a cura di Godoy J.A., Leydi S., catalogo della mostra di Ginevra, Milano 2003, pp. 457-458; P. Venturoli, Dal disegno alla fotografia, in Dal disegno alla fotografia. L'Armeria Reale illustrata 1837-1898, P. Venturoli (a cura di), catalogo della mostra di Torino, Torino 2003, p.58 sgg. e tavv. 5-9; F. Cervini, Le passeggiate del Re, in P. Venturoli (a cura di), La Galleria Beaumont. Percorso di visita, Torino 2005, p.199. |