notizie storico-critiche | La sobria decorazione della volta del refettorio venne iniziata nel 1514, dopo la ristrutturazione dell'ambiente, e conclusa intorno al 1523. Gli affreschi spettano ad Ambrogio Bergognone e alla sua bottega, di nuovo impegnati alla Certosa dopo la decorazione tardoquattrocentesca della chiesa: molti brani sono autografi (come i profeti Geremia ed Ezechiele) e al pittore sono da ricondurre l'ideazione della composizione e la realizzazione dei cartoni. Il ciclo appare unitario sia dal punto di vista stilistico sia dal punto di vista iconografico, con un programma legato al culto della Madonna. ||Sulla volta campeggiano quattro grandi soli raggianti. Tre riportano scritte dorate su fondo blu: GRA, CAR (Gratiarum Carthusia) e YHS (monogramma cristologico). Il tondo maggiore ospita invece la splendida immagine della Vergine allattante il Bambino, attribuita al Bergognone e associata dal punto di vista stilistico alle sue opere più tarde come la Madonna del velo di Brera (J. Shell, in Ambrogio da Fossano detto il Bergognone, 1998, p. 320). In essa si ravvisano sfumature leonardesche, con un avvicinamento alle opere di Leonardo e di Bernardino Luini per il sensibile chiaroscuro con cui sono modellati gli incarnati. La Vergine presenta un'acconciatura peruginesca ed è legata all'iconografia orientale della Madonna lactans. ||Ricavate dall'imposta della volta del vano, ventidue lunette raffigurano i quattro Evangelisti, i quattro Dottori della Chiesa, quattro Profeti (Daniele, Ezechiele, Geremia e Isaia), quattro Santi eremiti legati al monachesimo posti nella parte dei conversi (San Paolo eremita, Sant'Antonio Abate, San Benedetto, San Basilio) e sei figure legate all'ordine certosino (il beato Nicolò Albergati, Sant'Ugo di Lincoln, Sant'Ugo di Grenoble, il beato Guglielmo da Fenoglio, un Santo certosino probabilmente identificabile con San Bruno e un Converso certosino con rosario). Nella relazione della Commissione incaricata nel 1868 di visitare la Certosa per pianificare interventi di restauro, si legge che le lunette a quell'epoca era ventisei e non ventidue: altre quattro lunette oggi non più esistenti si trovavano su un muro che divideva il refettorio in due zone, giungendo fino al soffitto. Costruita probabilmente dopo il XVI secolo e parzialmente abbattuta nel 1911, tale parete ha lasciato il posto all'attuale tramezzo, molto più basso e sovrastato da due colonne. Le quattro lunette oggi scomparse e il sottostante fregio con puttini sono visibili in alcune fotografie storiche (Archivio SBBAA di Milano). Le lunette sono circondate da decorazioni che richiamano quelle rinascimentali. Nel fregio, di fattura più grossolana, "i puttini rifatti sono meno accurati, meno morbidi nei contorni, più legati nei movimenti, tanto da sembrare icone statiche" (Montani, in "Bollettino della Società Pavese di Storia Patria", 2001, p. 331).||Se pur in gran parte riconducibili alla bottega del Bergognone, alcune lunette e in particolare quelle con San Luca, San Giovanni Evangelista e San Matteo appaiono maggiormente connotate da accenti zenaliani e luineschi. Il Mazzini (1965, p. 497) ravvisava in queste figure la mano di un pittore degno di nota, sensibile alle novità leonardesche e "molto vicino al presunto Boltraffio dei tondi delle navate". Secondo C. Quattrini (2006, p. 44) questi apostoli spetterebbero a un seguace di Bernardo Zenale e di Bernardino Luini, forse lo stesso pittore che dipinse l'affresco votivo con la Vergine col Bambino, san Giovannino, i santi Gerolamo e Caterina d'Alessandria e una coppia di devoti nella cappella maggiore della chiesetta di Sant'Andrea a Melzo (1524).||La cornice sottostante le lunette costituisce un fregio che corre lungo tutto il perimetro del refettorio, interrotto solo da peducci decorati con puttini monocromi su fondo blu raffigurati mentre suonano strumenti musicali antichi come il liuto, l'arpa gotica e il galoubet (flauto a tre fori). Il fregio è animato da vivaci putti, animali reali e fantastici (delfini, cavalli, cigni) e strumenti musicali. Sembra costituire anch'esso un ciclo unitario, databile agli anni Venti del Cinquecento, forse leggermente più tardo rispetto alle lunette bergognonesche.||Per novità attributive, si rimanda a C. Quattrini, E. Rossetti, Ancora il Maestro dei Santi Cosma e Damiano, in "Nuovi Studi", in corso di pubblicazione. |