notizie storico-critiche | La scultura è collocata su un alto basamento nella decima nicchia del settore nord dell'Esedra, segmentato in venti nicchie trattate alla rustica, entro cui sono collocate altre nove statue (C. Roggero Bardelli, in I giardini del "Principe", a cura di M. Macera, 1994, I, p. 16; V. Defabiani, Torino. Grotte di villa della Regina, in V. Cazzato, M. Fagiolo, M.A. Giusti, Atlante delle grotte e dei ninfei in Italia. Italia settentrionale, Umbria e Marche, Milano 2002, p. 121). E. Olivero nel 1942 (La villa della Regina a Torino, Torino, p. 39) ricorda la statua di: "Oratore medioevale" nelle nicchie che accoglievano statue alternate a vasi (questi ultimi mancanti già a quella data): le statue di marmo erano già allora "tutte sconciamente mutilate" e senza alcun valore artistico, "prodotti secondari delle botteghe di scultori nostrani; talune si ispirano a modelli classici; altre hanno senso umoristico e grottesco; comunque esse sono documenti caratteristici della volgare scultura piemontese dell'epoca". Ancora nel 1963 la scultura si presentava integra della testa (M. Bernardi, Tre Palazzi a Torino, Milano 1963, pp. 130-131, tav. XXXII). Secondo una recente ipotesi di P. Cornaglia (SBAS TO, Scheda 00168594, 1998) le statue dell'esedra potrebbero provenire dal parco scultoreo seicentesco di Venaria Reale: sulla base di una Relazione a Sua Maestà del 1776 che attesta il trasporto delle migliori statue provenienti dallo smantellato giardino di Venaria alla Villa della Regina (Id., Giardini di marmo ritrovati, Torino 1994, p. 161), lo studioso ne suggerisce un legame con le 63 sculture realizzate da Bernardo Falconi negli anni 1670-77 per la Fontana d'Ercole nel giardino di Venaria Reale (le statue richieste erano in parte in piedi ed in parte sedute in marmo di Roccavione, poi registrate alla consegna in marmo di Carrara e Frabosa). Non sono finora emersi altri dati per confermare tale ipotesi, mentre l'iconografia, varia e incerta, non sembra indicare un programma organico e coerente, indizio del fatto che l'attuale allestimento sia il risultato di vari rimaneggiamenti (si consideri, ad esempio, la statua della quarta nicchia a nord raffigurante un giovane "selvaggio", sicuramente pendant del "re selvaggio" ora nella grotta sottostante il Belvedere, e non consentanea alle restanti statue dell'esedra). Per la statua in questione Cornaglia (SBAS TO, Scheda 00168594, 1998) ha però proposto una datazione alla prima metà dell'XIX secolo (come per la n. 00168592), confrontandola con una di similare abbigliamento nel Giardino Reale di Torino (emiciclo intorno alla fontana del Martinez) e un'altra sempre posta sul coronamento di Villa d'Agliè (TO). L'andamento del panneggio, la lavorazione della superficie e la resa dei volumi sembrano invece collegarla alla serie di statue seicentesche dell'esedra di Villa della Regina, si veda ad esempio la presenza di identici calzari nella scultura n. 168597. È da notare che la realizzazione di "teatri" alla vigna è segnalata nel 1677 tra i "miglioramenti rilevanti" attuati dall'architetto Pietro Tosetto (A.S.T., Corte, Principi Morizio e Ludovica di Savoia, mazzo 3, Novo Inventaro dell'heredità del Ser. mo del Principe Maurizio, Inventaro legale dé beni mobili lasciati nell'eredità del principe Morizio di Savoia, 30 ottobre- 22 novembre 1677, ff. n.n.). Dalla veduta del 1665-1666 per il Theatrum Sabaudiae (edito nel 1682) appare l'esedra aperta al centro (probabilmente già nel primo Seicento: V. Defabiani 2002, p. 121) priva di nicchie e statue. L'apertura delle nicchie e l'allestimento scultoreo può quindi collocarsi nel XVIII secolo, probabilmente da connettere alle trasformazioni attuate da Giovanni Pietro Baroni di Tavigliano o da Paolo Antonio Masazza di Valdandona, con riutilizzo di statue realizzate per il giardino o prelevate, secondo l'ipotesi di Cornaglia, da Venaria (la vasca quadrilobata con mascheroni segnati sul bordo, nel mezzo del teatro, potrebbe invece essere seicentesca per il rapporto con il bacino del rondò raffigurata nella veduta del Theatrum Sabaudiae). (prosegue in Oss.) |