contenitore | palazzo, statale, Palazzo Pitti, Palazzo Pitti e Giardino di Boboli, P.zza Pitti, 1, Museo degli Argenti, Depositi, cassetta n. 2. |
notizie storico-critiche | Il cammeo è sicuramente da identificare con uno degli esemplari della collezione di Leonardo Agostini, antiquario di Francesco Barberini e Commissario delle antichità di Roma per il papa Alessandro VII, al quale l'erudito dedicò nel 1657 la prima parte del suo celebre trattato "Le gemme antiche figurate". Il frammento si trova, infatti, riprodotto in una tavola contenuta nel primo volume di quest'opera (tav. 159), completata da un secondo tomo pubblicato nel 1669 con dedica al granduca Cosimo III de' Medici. L'ingresso dell'esemplare nelle collezioni medicee può essere fatto risalire al 1671, quando il cardinale Leopoldo acquistò, grazie alla mediazione di monsignor Ottavio Falconieri, buona parte della raccolta di gemme dell'Agostini. La prima menzione del pezzo negli inventari della dattilioteca granducale risale tuttavia al 1786. Il soggetto, di difficile interpretazione a causa dello stato frammentario della pietra, in cui la figura sulla destra risulta priva del volto e del petto, fu giudicato dall'Agostini raffigurante una scena simbolica avente come protagonista l'imperatore romano Traiano, per la presenza del "prigione Daco, o Parto genuflesso col trofeo" (L. AGOSTINI, "Le gemme antiche figurate", 2 voll., Roma 1657-1669, I, 1657, p. 34). Tale esegesi fu in seguito ripresa da Paolo Alessandro Maffei, il quale sostenne che "il più nobil monumento delle vittorie e dei trionfi di Traiano è la sua colonna coclite, ove l'istoria delle guerre Dacica è scolpita. Alla medesima alludono molte medaglie, ma in niuna si vede genuflesso alcun Daco, se non in quella segnata dal num. 17 presso l'Angeloni, che ha nel rovescio una Donna sedente, da cui porge un ramoscello di olivo alla figura, che le sta avanti, in atto di chiederle mercè. Ma ciò, come ognuno vede, nulla si applica al soggetto della gemma, ove il Daco genuflesso in forma di prigioniero sta ad un tronco legato, come parte del sovraposto trofeo. Piuttosto si adatta l'altra medaglia, contrassegnata col n. 18 presso il medesimo autore, con una persona vestita alla dacica, che sedendo sovra alcune armi, appoggia il capo sulla destra mano con ostentazione di dolore, ai cui piedi sorge un tronco vestito di spoglie militari, come fare si soleano i trofei. Se poi alcuno volesse riferire questo intaglio alla guerra Partica, e alle vittorie ottenute sovra quella gente da Traiano, nulla addurre si potrebbe, che rendesse inverosimile l'opinione" (P. A. MAFFEI, "Gemme antiche figurate date in luce da Domenico de Rossi. Colle sposizioni di Paolo Alessandro Maffei", 4 voll., Roma 1707-1709, IV, 1709, p. 23, tav. 15). |