notizie storico-critiche | Pervenuto dalla Guardaroba nel 1793 (secondo Boyer, 1936), nel 1851 (secondo Guiffrey, 1929, o nel 1860-61 (secondo i cataloghi di Galleria dal 1881 in poi). Questo dipinto menzionato abbastanza spesso, non è mai stato veramente studiato: il suo restauro, condotto a termine in occasione della mostra della mostra del 1977, dovrebbe consentirlo. La sua provenienza è misteriosa: non sembrerebbe provenire da Parma, poiché figurerebbe a Firenze già nel 1793; e in ogni caso indubbiamente nel 1851. Ma non si sono trovate tracce più antiche di quest'opera. Ricordata nel 1876 da Dussieux, fu pubblicata sotto il nome di Watteau nel 1905 da Philips. Ma prima di tale data Burckhardt (la citazione di un articolo della rivista 'Il Cicerone', nella quale ci si imbatte, dopo che in Zimmermann nel catalogo dell'esposizione di Londra del 1968, è il risultato di una confusione con la celebre opera del critico svizzero) l'attribuì a Lancret, seguito da Zimmermann, Adhémar (che lo accosta a un dipinto a Lione pubblicato da Messal in "Bulletin de la Société de l'Histoire de l'Art Français", 1926, di soggetto simile ma di composizione assai diversa), Ferré, e altri; Pilon, da parte sua, lo dà a Pater. Il primo a fare il nome di Quilliard fu G.Wildenstein nel 1926, seguito da J.Guiffrey (1929) e M.Eidelberg (com. orale) , che all'artista ha dedicato parecchi fondamentali articoli. Questa è, a nostro avviso, l'ipotesi più convincente: Pierre-Antoine Quilliard, nato a Parigi verso 1701, rivale sfortunato di Boucher e di Vanloo all'Accademia, trascorse il periodo più importante della sua carriera in Portogallo, dove stette dal 1726 fino alla morte avvenuta nel 1733. Si sa che egli dipinse delle 'feste galanti' alla maniera di Watteau. Il confronto con le pochissime opere sicure (cfr. Miller, 1930, pp.133-152) e alcuni disegni certamente di sua mano già attirano verso l'accettazione di questa ipotesi. Più convincente ancora è il confronto con le incisioni. riprodotte da J.Guiffrey (1929: si ritrova stesso flautista nella Passerella (1929, ill. a p.62), la stessa donna seduta che volge il capo in alto all'indietro nella Barca (ill., a p.63). Infine, se è vero che certe goffaggini tecniche, la mancanza di relazioni psicologiche tra i pi protagonisti della scena, una poetica superficiale e priva emozionalità ci induce a scartare il nome di Watteau, tuttavia il colorito vivo, l'indefinitezza del suolo sul quale i protagonisti della scena stanno seduti, il confronto con quadri come quello del Prado, dell'Ermitage o del Louvre, questi, ricordiamolo, acquistati nel 1927 come autentici Watteau) inducono verso un parete positivo. E' dunque in presenza di un'opera di Quilliard che ci troviamo, un'opera eccezionale certamente, che fa di questo artista minore, non un mentore, ma almeno uno dei più spirituali imitatori di Watteau. |