notizie storico-critiche | L'opera raffigura il duca Francesco IV d'Austria d'Este (1779-1846), figlio di Maria Beatrice Ricciarda d'Este e dell'arciduca Ferdinando d'Asburgo Lorena (cfr. NCTN 00439263). L'aspetto di Francesco IV è tramandato anche da vari ritratti, i più noti dei quali spettano al pennello di Adeodato Malatesta: le tre effigi "di rappresentanza" della Galleria Estense, una in deposito presso il Museo Civico di Modena, le altre presso l'Accademia Militare (cfr. Martinelli Braglia 1993, pp. 27 e 31). Il busto appartiene a una serie, derivata da un prototipo di Giuseppe Pisani, di cui si conoscono numorosi esemplari: a Finale Emilia, nel Palazzo del Seminario, ora Istituto Diocesano (marmo di Carrara reso noto da Garuti 1988, pp. 75-76, scheda n. 113), nel Seminario abbaziale di Nonantola e presso il Museo Civico di Correggio; a Modena, nell'Istituto d'Arte "A. Venturi", già sede dell'Accademia Atestina ove fu posto nel 1822, nel Seminario Metropolitano (dal 1834), nell'Istituto delle Figlie della Provvidenza, nell'Istituto S. Filippo Neri, di fondazione ducale, e nell'Archivio di Stato (cfr. anche Rivi 1995, pp. 25 e 31 n. 17). Saggio di statuaria ufficiale, da esporsi negli uffici governativi e negli istituti assistenziali e d'istruzione, per celebrare il sovrano e attestarne la benevolenza è opera quanto mai espressiva del rigoroso eloquio neoclassico del Pisani. Lo scultore, sul finire del Settecento, si trasferì, al seguito del cardinale Albani, a Vienna, ove avrebbe conosciuto la sua protettrice l'arciduchessa Maria Beatrice Vittoria d'Este d'Austria (per l'attività austriaca del Pisani cfr. la scheda NCTN 00439263). Con la Restaurazione fu nominato da Francesco IV scultore di corte e docente presso l'Accademia Atestina, di cui sarebbe divenuto direttore nel 1821. Tra le sue opere modenesi: il monumento sepolcrale di "Ercole III d'Este", del 1819, dall'ispirazione canoviana, ora in San Vincenzo, i tondi a ricordo della contessa "Anna Campori Seghizzi", di poco oltre al 1821, e di "Gaetano Moreali" in San Biagio, il busto e l'urna di "Paolo Ruffini" del 1831, in Sant'Agostino. Tra le commissioni di più larga risonanza, il busto della duchessa "Maria Luigia d'Asburgo" per l'Accademia di Parma e la tomba del vescovo "Carlo Ambrogio d'Austria d'Este" nella cattedrale di Strigonia in Ungheria. L'ultima sua impresa fu la statua della "Fede", del 1838, nella Collegiata di Mirandola, città dove aveva lasciato anche un busto di "Giovanni Pico", del 1824 (cfr. Campori 1873, pp. 182-183; Soli 1974, ad vocem; "Luigi Mainoni..." 1995, passim). Produzione condotta con indubbia perizia tecnica, ma spesso raggelata da un procedere calligrafico, dagli esiti di muta ufficialità, come evidenziò Adolfo Venturi ("Le Belle Arti a Modena" 1878,, p. 22). Nobilitato dalle vesti "all'antica", questo busto palesa compiutamente la nozione di classicità che appartenne al Pisani, convenzionale e priva di risonanze emotive. Ne sortisce pertanto una sorta di ritratto-simbolo, che mira a restituire non certo la qualità individuale, bensì l'idea stessa del potere sovrano, in un linguaggio di distaccata e algida eleganza. |