notizie storico-critiche | La scelta della Giuria milanese per il Concorso al Monumento a Garibaldi, che nel 1888 premiava il bozzetto di Ettore Ximenes, suscitò polemiche nell'ambiente artistico dell'epoca. Fu così che due "grandi esclusi", Leonardo Bistolfi e P. Troubetzkoy, presentarono i loro progetti alle Esposizioni Riunite di Brera del 1894. Bistolfi espose il suo bozzetto fuso in bronzo, che aveva potuto realizzare grazie alla sottoscrizione organizzata da amici artisti (v. Cat. Mostra Bistolfi, 1983, pp. 62, 251). Troubetzkoy intese invece rispondere a quei critici che sostenevano che il suo bozzetto non dava sufficiente affidamento che lo scultore sapesse modellare in grande: presentò quindi questo imponente modello in gesso, che mostra solo lievi varianti rispetto al bozzetto. Un critico dell'epoca, che aveva ammirato l'opera alle Esposizioni di Brera, così ne interpretava l'intento artistico, volto alla ricerca di una espressività essenziale ed antiretorica: "Il cavallo modellato forse con eccessiva cura di particolarità realistiche, non ha alcuno degli atteggiamenti coreografici di cui si compiacciono tanti artisti, ma è fermo su tutte quattro le zampe, con espressione piena di ardore e di impazienza. Il generale, avvolto nel suo poncho, ha lo sguardo rivolto a sinistra, e nel resto del corpo ha un'attitudine calma, serena, tranquilla, semplicissima: non brandisce alcuna spada, non impugna alcun troncare di bandiera, non addita nessuno scoglio. Da tutto l'insieme di questa statua equestre, come in tutti i lavori di minor mole del Troubetzkoy, traspare sempre una certa ostentazione di semplicità...Qual era la caratteristica di Garibaldi? La semplicità. Per rappresentare quindi l'eroe non è necessario ricorrere all'atteggiamento e ai soliti elementi decorativi, che della figura del generale si estendono al cavallo e ruinano giù sulle pareti e sulle basi del piedistallo...E' semplice la statua? Deve essere anche più semplice il piedistallo, acciocchè l'attenzione dell'osservatore sia senza sforzo rivolta verso la parte scultorea piuttosto che a quella architettonica. Si devono quindi scegliere a preferenza figure semplici, prismi e tronchi di piramidi, non oppresse da trofei, da animali, da allegorie o da altre figure decorative...Per il suo Garibaldi, quando lo espose a Napoli, il Troubetzkoy scelse perciò come basamento la piramide, simbolo di grandezza" (Bladimus, 1894). Inventari: GT, 1977, n. T 326; MP"A", 1919-82, n. 289 (etichetta). Mostre: Milano, 1894. Bibliografia: Bladimus, Intorno al Castello. I nostri artisti all'Esposizione di Belle Arti, in "La Sera", 17-18 maggio 1894; R. Giolli, P. Troubetzkoy, Milano, 1913, n. 16-17; L. Troubetzkoy, P. Troubetzkoy nel Museo di Pallanza, Milano, s.d., p. 17; Sulle polemiche intorno al concorso milanese, v. bibl. in Cat. Mostra Bistolfi, Casale, p. 251. Per una bibliografia aggiornata si confronti: "Paolo Troubetzkoy 1866-1938" a cura di G. Piantoni e P. Venturoli, catalogo della mostra, Torino, 1990. |