dati analitici | L'invaso della cappella, a pianta semicircolare, è delimitato da due lesene e sormontato da una semicalotta il cui arco è tangente alla trabeazione che corre lungo la parete. Sulle superfici interne sono rilevati a stucco i profili di tre cornici mistilinee, che in origine racchiudevano tele dipinte. Le due laterali hanno snelle membrature coronate da fastigio su cui poggiano coppie animate di putti; quella centrale, fiancheggiata da colonne dipinte di colore bruno, contiene una nicchia decorata nell'interno come nel perimetro esterno da pitture recenti. Sulle colonne poggiano capitelli con morbide foglie d'acanto che ricadono sul collarino e che sorreggono una movimentata trabeazione popolata da cherubini, putti dalle pose danzanti e da una coppia di angeli di maggiori proporzioni sorpresi nell'atto di inginocchiarsi e con vesti come gonfiate dal vento. Nella calotta, intorno alla raggera centrale, si addensano lembi di nubi striate, volute vegetali, ghirlande e motivi a conchiglia; gli stucchi del sottarco alternano gigli annodati a foglie di palma e cherubini. In alto è un fastigio di volute affrontate, striate, mescolate ad elementi vegetali, sostenuto da angeli in volo e arricchito dal monogramma della Vergine in metallo dorato. (Continua al campo OSSERVAZIONI).Soggetti sacri. Figure: angeli; cherubini. |
notizie storico-critiche | Si è soliti designare questa cappella come "cappella dell'Assunta" perchè la nicchia centrale ospitava fino al 1983, anno in cui gli arredi mobili sono stati ricoverati a Santa Maria Canale, la prestigiosa statua della Vergine in legno dorato. In realtà però, come vedremo, si trattava di una sistemazione piuttosto recente, ultima fase di una serie di trasformazioni che presero avvio all'inizio del XVIII secolo. Dalle visite pastorali del 1684 e del 1689 risulta qui un altare dedicato a Sant'Orsola, dove si custodivano le reliquie più venerate dei primi tempi della storia della chiesa, quelle cioè della santa e delle sue compagne, che secondo la tradizione erano state acquistate a Colonia e donate ai confratelli di Loreto dal capitano di cavalleria Carlo Passalaqua nel 1590 (cfr. Visite Ceva, 1684, 22 aprile e Visite Ceva, 1689, 26 marzo; per le reliquie di Sant'Orsola E. Bussa, Memorie dell'inclita Tortona, ms. 1766 presso la Biblioteca Civica di Tortona, foll. 231-231v). Nel 1697 i confratelli deliberano di far spostare l'organo situato presso questo altare per "far construere la medesima cappella a guisa a quella di Sant'Apollinario fatta a stucco", quest'ultima documentata al 1689 (Libro IV delle congregazioni, 15 ottobre 1697, pp. 151-152). Infatti, nel 1715, la visita pastorale di Mons. Resta registra una situazione completamente mutata: l'altare di Sant'Orsola, dice, è "nobilmente ornato di nuovo, con aver fatta lavorare a stucco la cappella in forma assai nobile...e a detto altare vi si mantiene una custodia per il venerabile ove si suole riponere nel giorno di Sant'Anna" (Visite Resta, 3 agosto 1715). A riscontro esiste un'obbligazione datata 28 ottobre 1712, dove la confraternita si dichiara debitrice nei confronti degli stuccatori Francesco Pighini e Giovanni Gallo "per causa di residuo prezzo della cappella di Sant'Orsola" (il documento è contenuto nella cartella M n.1, Memorie diverse 1530-1752...). I documenti consentono pertanto di datare gli stucchi alla fine del primo decennio del'700, datazione pienamente compatibile con i caratteri stilistici dell'opera, che indicano tra l'altro un sensibile aggiornamento da parte della committenza rispetto ai lavori eseguiti nel 1689 all'altare di Sant'Apollinare. I nomi dei due stuccatori non appartengono alla schiera di quelli già noti alla critica e tuttavia, proprio l'agevole confronto con la decorazione della cappella di Sant'Apollinare, ci aiuta a leggere la nuova sensibilità e la diversa cultura di questa bottega. Figure e cornici sono modulate da un dinamismo festante ed ogni forma è plasmata con una morbidezza tenera e sensuale che fa lievitare modanature, cornici e vesti. A questo si aggiunge la ricerca di un equilibrato rapporto tra costruzione plastica e sfondi, che contribuisce a dare ampiezza ed eleganza alla composizione. Confronti assai suggestivi sono possibili con gli stucchi, contemporanei, della Venaria Reale, dove studi in corso stanno mettendo in luce l'attività di una numerosa maestranza lombarda di nome Gallo. Più in generale occorrerebbe verificare i problemi che ruotano intorno al rinnovamento della scultura lombarda avviato, tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento, nei cantieri del duomo di Milano e della Certosa di Pavia. E qui occorre citare almeno l'episodio, purtroppo ancora poco noto, degli stucchi dell'oratorio della Misericordia a Casale Monferrato, attribuiti a Dionigi Bussola (N. Gabrielli, L'arte a Casale Monferrato dall'XI al XVIII secolo, Torino 1935, p. 122). Il nuovo allestimento della cappella, che potrebbe anche essere seguito all'acquisizione di reliquie di Sant'Anna, includeva la presenza di tre tele dipinte, due più piccole ai lati e una grande sopra l'altare. Notizie circostanziate in merito si ricavano dalla descrizione di Giovanni D'Aponte del 1755, quando la cappella figura già sotto il titolo di Sant'Anna e, analogalmente a quella di Sant'Apollinare "ha il suo scalino di marmo, l'altare in mezzo per celebrare, sopra quale vi sono due gradini con due colonne dipinte di negro à guisa di marmo, con suoi ornamenti e architettura moderna, e rilievi a sticcho, nel mezzo delle quali vi è un quadro grande di Sant'Anna, pittura a oglio sopra tela, con cornice grossa dorata, alli lati di detta cappella, da una parte vi è un quadro di S. Gaetano e dall'altra un altro di Sant'Orsola, pitture a oglio sopra a tela, con cornicette dorate" (G. D'Aponte, Relazione e descrizione della pianta della chiesa, ospedale e casamenti di ragione della confraternita della SS. Trinità sotto il titolo de S. Vergine di Loreto, ms. 1755, Archivio della Confraternita di S. Maria di Loreto, ora presso l'archivio della Curia di Tortona, cartella D n.5). Sfortunatamente nessuna di queste tre tele è giunta sino a noi: le due laterali, rimaste in sito, sono state trafugate nel furto dell'aprile 1983 (cfr. Circolare Sopr. Beni Artistici e Storici di Torino, 2 giugno 1983, prot. 2819) (Continua al campo OSSERVAZIONI). |