contenitore | palazzo, statale, Palazzo Pitti, Palazzo Pitti, P.za Pitti, 1, Galleria Palatina e Appartamenti Reali, depositi |
notizie storico-critiche | Bruxelles, collezione dell'arciduca Leopoldo Guglielmo, prima del 1661 ( Stampart e Prenner, Prodomus ); Vienna, Galleria del Belvedere ( C. Von Mechel, 1783, p. 108: III camera n. 18 figura allegorica del Trionfo del Cristo sul peccato di Van Dyck ); inviato a Firenze, 18 dicembre 1792 ( Giornale, 1784-1785, cc. 40 v-41, n. 16; ASG, Filza XXV, 1792, n. 32; nota di quadri presi dall'Imperial Galleria in Belvedere, 9, di Van Dyck. Pala d'altare. Quadro allegorico sopra il peccato; Filza XXVI, 1793-1794, n. 26. Nota dei quadri venuti da Vienna alla Galleria di Firenze. Di Ant. Van Dyck, "La concezione in gloria" ). Inv. 1825, n. 954, come Gaspard De Crayer, con nota manoscritta secondo la quale nel 1842 viene riconosciuta l'esattezza dell'attribuzione a Seghers, pala d'altare, nello spirito dell'iconografia post-tridentina è dipinta in due zone. In alto, la Vergine ed il bambino circondati da angeli dominano i demoni: la Vergine posa il piede sulla testa di un diavolo e il bambino posa il piccolo piede su quello della madre. E' lo stesso tema iconografico della Madonna dei palafrenieri di Caravaggio ( Roma, Galleria Borghese ). E. Male, 1932, p. 39, segnalando per primo il soggetto ebbe ad osservare che esso aveva avuto un'eco particolare nei Paesi Bassi cattolici. L'apologetica della Controriforma aveva trovato un tema fertile in queste regioni a lungo contese alla fine del secolo precedente. Il Male riconosce due interpretazioni dello steso tema nelle Fiandre; una molto monumentale è la pala del transetto della chiesa di S. Michele di Lovanio, di Erasme Quellyn; l'altra è quella di Jan van Kessel al Louvre. Nell'Immacolata Concezione le correnti caravaggesche e rubensiane di Seghers si dissolvono per far posto ad uno stile più pacato specialmente nelle figure della Madonna e del bambino, lo stesso che s'incontra nell'Estasi di Santa Teresa d'Avila ( Anversa, Museo Reale delle Belle Arti, cfr. D. Roggen e H. Pauwels, 1955-1956, p. 256, fig. 19 ). Zoege von Manteuffel, datando l'opera a dopo il 1630, vi ha notato tracce nell'influenza rubensiana, come nel Ritorno dalla fuga in Egitto, conosciute attraverso l'incisione di Schelte a Bolswert, e l'Apparizione della Vergine a San Francesco Saverio, del 1631. Queste sono le date antiche alle quali è possibile far risalire il dipinto di Firenze. Si ritiene che il dipinto sia un'opera più tarda. La presenza nella raccolta dell'arciduca Leopoldo Guglielmo, divenuto governatore dei Paesi Bassi spagnoli nel 1647, fa ritenere che si tratti di un'opera eseguita verso la fine della vita dell'artista. |