notizie storico-critiche | su tutti gli edifici di proprietà comunale, compresi gli edifici scolastici, tra il 1922 e il 1943, ossia nel così detto "ventennio fascista", furono murati, generalmente ai lati delle porte d'ingresso, delle coppie di rilievi raffiguranti il leone marciano in moleca, come simbolo di venezianità, da un lato, ed il fascio littorio come simbolo del governo politico, dall'altro. Sebbene oggi sia visivile solo il rilevo in esame, raffigurante il leone, in corrispondenza del pilastrino sul lato opposto del poggiolo si intravede la sagoma circolare e i fori dei perni che reggevano la scultura che con questo faceva da pendant. Palazzo Zane di origine trecentesca fu rimodernato per volere di Domenico Zane su disegno dell'architetto Baldassare Longhena, già proto di famiglia, tra il 1665, anno di stipulazione del contratto, ed il 1672, anno in cui si conclusero i lavori relativi alla parte esterna: facciata principale e quella che si affaccia sul rio di Sant'Agostin. Il palazzo oggi è sede dell'Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'Artigianato "Livio Sanudo". Si ricorda che i leoni marciani lapidei fino al crollo della Repubblica, erano onnipresenti su edifici principalmente pubblici, su chiese e campanili, su ponti, vere da pozzo e pili di bandiera. Solo nel 1797, con un decreto della Municipalità provvisoria essendo considerati come stemmi o indicazioni del passato Governo furono scalpellati. Il leone fu assunto nel concetto cristiano-veneziano a simbolo della forza generalmente in una funzione di lotta al pari dell'aquila e del predominio. Concetto che si estese nel simbolo religioso, attribuito all'evangelista Marco. Protettore di Venezia dopo San Teodoro, quando questo divenne l'emblema unico ufficiale di Venezia e della Repubblica. I tipi principali di leone marciano sono due: in "moleca" (in dialetto veneziano il granchio quando diventa molle per il cambio del guscio) e "andante". Il primo, come quello in esame, è definito anche in soldo o in gazzetta, dalla zecca, in quanto nomi delle monete su cui si usava stamparlo. Il secondo, come evidenzia Rizzi, definito inesattamente anche passante o gradiente in quanto il leone sta immobile sulle tre zampe e con la quarta sul libro. Sempre Rizzi, scrive che il leone in "moleca" sia associato al granchio più che per la struttura rotondeggiante del guscio e per la forma delle ali spiegate, sempre a ventaglio che facevano ricordare le chele, anche per il carattere anfibio. Il leone, infatti, come la Repubblica Veneziana, sorge dalle acque, a volte col solo busto, altre con tutto il corpo, salvo le zampe posteriori e la coda. Tuttavia dal Cinquecento in poi, sull'influenza probabilmente delle monete, la raffigurazione dell'acqua fu tanto schematizzata da ridursi a una grossa virgola, tendendo in seguito a scomparire del tutto così che il simbolo marciano si trovò racchiuso entro un immaginario cerchio formato dalle ali stesse del leone. Non mancano tuttavia le varianti. |