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Opera d'arte Madonna con Bambino a Pisa

L'opera d'arte Madonna con Bambino - codice 09 00531060 si trova nel comune di Pisa, capoluogo dell'omonima provincia sita in monastero (ex), benedettino, Museo Nazionale di S. Matteo, Piazza San Matteo in Soarta, 1, Museo Nazionale di S. Matteo, Prima sala
immagine - immagine non disponibile -
bene culturaledipinto
soggettoMadonna con Bambino
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00531060
localizzazioneItalia, Toscana, PI, PisaPiazza San Matteo in Soarta, 1
contenitoremonastero (ex), benedettino, Museo Nazionale di S. Matteo, Piazza San Matteo in Soarta, 1, Museo Nazionale di S. Matteo, Prima sala
datazionesec. XIII ; 1230 - 1240 [bibliografia; analisi stilistica]
ambito culturaleambito pisano(NR (recupero pregresso))
materia tecnicatavola/ pittura a tempera/ doratura
misurealt. 73, largh. 51,
condizione giuridicaproprietà Ente pubblico non territoriale, Museo Nazionale di San Matteo
dati analiticiLa Madre e il Bambino che regge in braccio sono rappresentati guancia a guancia. Maria indossa un velo blu decorato con bordature perlinate e illuminato da sottolineature bianche, regge il Bambino sul braccio sinistro, tenendo tra il pollice e l'indice un lembo della Sua veste, mentre con la destra Gli rivolge il gesto d'intercessione. Le innervature delle mani sono sottolineate e al volto è conferita un'espressione malinconica. Il Bambino è vestito di una tunica marrone e di un imatio rosso carminio, che lascia scoperte le gambe incrociate; la Sua alta fronte è segnata da una profonda solcatura circolare e si conclude in alto con una capigliatura a riccioliPersonaggi: Madonna; Gesù bambino.
notizie storico-criticheL'opera fu oggetto di ridipinture in epoca antica, come appare evidente ad osservarei due angeli, interamente rifatti nella seconda metà del secolo XV. Conservata in origine nella chiesa di San Michele in Borgo, può essere forse identificata con una "veneranda Madonna" che in età moderna, secondo lo storico Jacopo Arrosti (fine sec. XVI), era esposta al culto sull'altar maggiore l'ultima domenica di ogni mese. Secondo Da Morrona, la tavola fu oggetto di un restauro di ripulitura sul declinare del sec. XVII. Nel secondo dopoguerra è stata trasportata nel Museo Nazionale di San Matteo. La conservazione è frammentaria, in quantobuona parte del fondo oro, delle aureole e del manto della Vergine è andata perduta; un intervento nel secondo dopoguerra provocò ulteriori danni con unacattiva racconciatura delle lacune, a cui poté porre rimedio solo un nuovo restauronel 1976 (N. Carusi), consistente nella fermatura e pulitura della superficiepittorica. Lo schema compositivo riproduce fedelmente lo schema bizantino della Madonna glykophilousa o "affettuosa" che, sebbene fosse noto sin dal secolo VI, conobbe in Oriente una forte diffusione soprattutto nelle opere pittoriche destinate alla devozione privata a partire dal secolo X. Questa immagine, insieme con alcune opere contemporanee lucchesi - dell'ambito di Berlinghiero -, costituisceuna delle prime attestazioni della diffusione del tipo nella pittura toscana. Conformemente al modello orientale, la Vergine è caratterizzata da un aspetto pensoso e triste, un particolare che, con l'esprimere la preveggenza da parte della Madre della Morte del figlio, allude nello stesso tempo alla fragile natura del genere umano, schiavo del peccato, che potrà salvarsi solo in conseguenza della Passione di Cristo. A quest'ultima fa esplicito riferimento il dettaglio delle gambe nude ed incrociate; per converso, elementi come il solco della fronte di Cristo, che denota sapienza, sono introdotti per dissimulare di proposito la Sua rappresentazione infantile, suggerendo la Sua natura divina. L'autore della tavola parte dall'imitazione di un'icona bizantina, rispecchiandone con attenzione il generale assetto compositivo; nella resa di alcuni dettagli tende tuttavia a risolvere graficamente ciò che nei modelli orientali era reso permezzo di passaggi di colore, come si osserva ad esempio nella sottolineatura delle nervature delle mani o nella forte solcatura circolare della fronte. Inoltre, alcuni dettagli del modello non sono stati compresi: ad esempio, il lembo dell'imatio che ricade lungo la spalla è stato colorato in rosso carminio, trasformandolo così in un elemento della tunica. La resa dei volti trova dei punti di affinità con le opere di Berlinghiero e della sua scuola
altra localizzazioneluogo di provenienza: Toscana, PI, Pisa
bibliografiaBurresi M., Caleca A.( 2005)p. 152; Garrison E.B.( 1949)p. 62, n° 111; Carli E.( 1994)p. 18
definizionedipinto
regioneToscana
provinciaPisa
comunePisa
indirizzoPiazza San Matteo in Soarta, 1
ente schedatoreS39
ente competenteS39
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Bacci M.; Funzionario responsabile: Burresi M.; Trascrizione per informatizzazione: Giometti C. (2007); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Carletti L. (2007), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione2001
anno modifica2007
latitudine43.714487
longitudine10.407340

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