notizie storico-critiche | Lo scultore di Varallo Giovanni Albertoni (1806-1887) dopo aver studiato sotto la direzione di Giovanni Avondo alla scuola di disegno di Varallo, si stabilisce a Milano, dove studia all'Accademia di Brera e quindi a Torino dal 1830 al 1833 e poi a Roma dal 1833 al 1840 come pensionato del Collegio Caccia e della città di Novara, dove fu allievo di B. Thorvaldsen; era certamente conosciuto ed ammirato anche a Torino come conferma l'importante commissione di un "gruppo di famiglia" raffigurante "I principi reali Umberto, Amedeo e Clotilde che scherzano col cane", da parte della regina Maria Adelaide, la cui ammirazione per l'artista era probabilmente legata proprio alle sue capacità di gradevole ritrattista: gli commissionerà infatti anche il ritratto del sesto figlio, Carlo Alberto, duca del Chiablese, nato nel 1850 e morto in giovane età (cfr. C. Debiaggi, Dizionario degli artisti valsesiani dal secolo XIV al XX, Varallo 1968, pp. 3-4; E. Mongiat Babini, I pittori gli scultori i decoratori, in Il Nobile Collegio Caccia e la Formazione del Ceto Dirigente Novarese, Novara 1991, p. 197). I critici contemporanei colsero anche i caratteri peculiari al linguaggio dell'Albertoni, sottolineando la sua capacità di applicare sapientemente misura e regola degli esempi classici alla grazia leggiadra dei soggetti contemporanei, per creare effetti pittorici senza compromettere la fondamentale saldezza della forma. L'attenzione minuziosa, quasi da cesellatore, nella descrizione di particolari come l'abbigliamento può riferirsi in parte all'esperienza artigianale compiuta dall'Albertoni in età giovanile, lavorando per due anni in una fabbrica di bronzi dorati; non è comunque estranea all'artista piemontese l'esperienza delle opere di Thorvaldsen, presente a Roma in anni contemporanei al suo soggiorno in quella città, e dalle quali egli potrebbe aver desunto la cura nel modellare le superfici per ottenere preziosità di particolari e delicati trapassi luminosi (cfr. A. STELLA, 1893, p. 154 nota n. 1; B. Cinelli, Giovanni Albertoni (1806-1887), in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna/ 1773-1861, catalogo della mostra a cura di E. Castelnuovo, M. Rosci, Torino 1980, vol. II, p. 667, scheda n. 737). Dopo l'intervento del maestro danese alla decorazione figurata del nuovo altare che si stava innalzando nel 1832 nel Duomo di Novara, su disegno di Alessandro Antonelli, la successiva attività dell'Albertoni documenta la svolta culturale determinatasi nel capoluogo piemontese. Il rilievo marmoreo murato nella sala della Deposizione del Castello di Agliè, residenza di villeggiatura prediletta da Carlo Felice e da Maria Cristina, poco lontano da un altro ancora anonimo rilievo marmoreo thorvaldseniano raffigurante tre angioletti abbracciati, assegnato dagli inventari a Giovanni Albertoni, riproduce, con varianti, l'invenzione realizzata da Thorvaldsen per il fonte battesimale di Brahetrolleborg raffigurante la Madonna col Bambino e San Giovannino databile al 1805-1807(cfr. Hartmann, Alcune inedite italiane di Bertel Thorvaldsen e del suo cerchio, II: Da Torino a Palermo, in "Hafnia. Separatum Analecta romana Instituti Danici" 2 (1962), p. 132; D. Pescarmona, Esiti thorvaldseniani in Piemonte, in Bertel Thorvaldsen 1770-1844 scultore danese a Roma, catalogo della mostra a cura di E. di Majo, B. Jornaes, S. Susinno, Roma 1989, p. 130). L'opera può forse essere identificata con un bassorilievo in marmo rappresentante una Sacra Famiglia, la cui spesa pari a 187.80 soldi è annotata alla data 26 ottobre nel <> anche se a margine una nota aggiunge <> (ASTO, Duca di Genova, Tenimento di Aglié; mazzo n 39, fasc. 17). Il rilievo proviene comunque dalle collezioni dei Duchi di Genova come dimostra il "Catalogo di quadri ed oggetti d'arte esistenti nel R. Castello di Agliè...", compilato nel 1855 dal pittore Francesco Sampietro, che lo segnala al numero 70 già collocato nella sala della Deposizione. Nel 1857 il compilatore della "Ricognizione..." confonde Giuseppe Bogliani con l'Albertoni descrivendo la scultura al numero 281: <<...Basso rilievo di Bogliani rappresentante La Madonna con Gesù Bambino e S. Giovanni>>. La piccola lastra è nuovamente segnalata nel 1876 al numero 11 e ancora nelle successive inventariazioni nel 1908, 1927 e 1964, rispettivamente ai numeri 834, 2862 e 278, con il corretto riferimento all'Albertoni. L'opera è stata sottoposta ad un intervento di pulitura ad opera della ditta Rosellini & Carli nel 1994. |