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bene culturale | dipinto, frammento |
soggetto | Madonna con Bambino |
tipo scheda | OA_3.00 |
codice univoco | 09 00528904 |
localizzazione | Italia, Toscana, PI, PisaPiazza San Matteo in Soarta, 1 |
contenitore | monastero (ex), benedettino, Museo Nazionale di S. Matteo, Piazza San Matteo in Soarta, 1, Museo Nazionale di S. Matteo, Prima sala |
datazione | sec. XIII seconda metà; 1250 - 1299 [analisi stilistica; bibliografia] |
autore | Maestro di San Martino (notizie 1265-1290), |
materia tecnica | tavola/ pittura a tempera/ argento a foglia |
misure | alt. 92, largh. 128, |
condizione giuridica | proprietà Stato, Museo nazionale di San Matteo |
dati analitici | La tavola presenta una forma a lunetta che dovrebbe essere conseguenza di una sua resecazione ai lati. Essa è costituita da cinque assi assemblati in senso orizzontale. La Vergine indossa un velo blu con bordo marrone dorato, posato su una tunica color carminio, con decorazioni perlinate alle maniche. Il Bambino veste un'imatio marrone decorato con filamenti di crisografia, che avvolge una tunica verde con sottolineature bianche, a sua volta sovrapposta a un abito diafano,visibile sulle gambe e sotto la manica; calza inoltre dei sandali allacciati.Lateralmente, nella sezione superiore della tavola, sono rappresentati due angeli a mezza figura, nell'atto di onorare la Vergine e il Bambino con le mani coperte da un lembo della veste. In basso a sinistra è rappresentato san Martino, titolare della chiesa, sopra il suo cavallo, mentre divide il suo manto per donarlo al povero; quest'ultimo è seminudo, coperto soltanto da un perizoma diafano, ed ha lunghi capelli e barba. Sul lato opposto si trova san Giovanni evangelista, raffigurato nell'atto di scrivere il Vangelo. In origine l'opera aveva un fondo in argento, di cui rimangono solo piccole tracce.Personaggi: Madonna; Gesù bambino; San Martino; San Giovanni Evangelista. Figure: angeli. Animali: cavallo. |
notizie storico-critiche | L'opera, proveniente dalla cappella del Sacramento della Chiesa di San Martino, è stata restaurata nel 1948. Carli (1974) l'ha dubitativamente riferita allafase finale del cosiddetto "Maestro della Croce di Castelfiorentino" dalla Croceora conservata al Museo d'arte sacra di Volterra. Già Garrison (1949), aveva attribuito la nostra opera ad un allievo di questo anonimo maestro. Il Maestro della Croce di Castelfiorentino, seguace di Giunta, attivo tra il 1250 ed il 1270 e influenzato da Enrico di Tedice; proprio a quest'ultimo Caleca (1978) ha dubitativamente attribuito la nostra opera, datandola intorno alla metà del XIII secolo. Verosimilmente la tavola fu adattata in età moderna alla collocazione entro una lunetta nella chiesa di San Martino. Agli inizi del secolo XIX l'opera si trovava appesa ad una parete della cappella del Sacramento, annessa al lato destro della chiesa. Sottoposta a un intervento di restauro nel 1948 e successivamente nel 1985 (E. Crisanti), l'opera, ripulita delle ridipinture che ne offuscavano la superficie e consolidata nella sua struttura in legno, è attualmente esposta nel Museo Nazionale di San Matteo. La tavola doveva avere in origine una forma rettangolare a base orizzontale ed era probabilmente un dossale destinata a decorare la mensa di un altare. Il programma iconografico riassumeva le specificità cultuali della chiesa, associando in particolare il santo titolare, Martino, con la Madonna, oggetto di speciale venerazione locale, come ancora si osserva nella Madonna di San Martino; l'unità della composizione è sottolineata anche attraverso l'impiego di una serie di corrispondenze cromatiche: un gioco chiastico è realizzato ad esempio per mezzo del rosso, che caratterizza il manto di san Martino e la veste dell'angelo di destra, e del viola, che ritorna nell'angelo di sinistra e nell'imatio di Giovanni Battista; per converso la tunica di quest'ultimo è dello stesso color grigio-azzurro dell'abito di san Martino, così da creare una relazione interna, mentre la veste diafana del Bambino è posta chiaramente in parallelo con il perizoma trasparente del povero. A questi è conferito un aspetto che, attraverso la nudità e il volto coperto di barba e capelli, rimanda al tipo iconografico di Cristo ed esprime così un sottile richiamo al mistero della Passione e Redenzione del genere umano. Lo schema iconografico della Vergine, infine, riproduce il tipo bizantino della Madonna allattante, utilizzato a Pisaanche nel caso della Madonna di San Sebastiano in Banchi. Alcune soluzioni formali, quali la semplificazione grafica e la resa delle pieghe che movimentano la tunica della Vergine per mezzo di sottolineature marroni e nere, ricordano opere pisane della prima metà del secolo, come la croce n. 5721 del Museo Nazionale di San Matteo. Per converso, l'impiego delle ombreggiature verdi e rosse che caratterizzano i volti e le mani, le sfumature che segnano i passaggi tra le zone di colore e le lumeggiature per mezzo di filamenti bianchi concentrici trovano riscontri nelle pratiche pittoriche comuni a molte opere della seconda metà del secolo, dalla Madonna dei Santi Cosma e Damiano ai dipinti del Maestro di San Martino. |
altra localizzazione | luogo di provenienza: Toscana, PI, Pisa |
bibliografia | Carli E.( 1974)pp. 38-39; Caleca A.( 1978)p. 9; Garrison E. B.( 1949)p. 232, n. 647; Caleca A.( 1986)pp. 38-39; Burresi M., Caleca A.( 2005)pp. 153-155 |
definizione | dipinto |
regione | Toscana |
provincia | Pisa |
comune | Pisa |
indirizzo | Piazza San Matteo in Soarta, 1 |
ente schedatore | S39 |
ente competente | S39 |
autori della catalogazione | Compilatore scheda: Savettieri C.Compilatore scheda: Bacci M.; Funzionario responsabile: Burresi M.; Trascrizione per informatizzazione: Giometti C. (2001); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Carletti L. (2007), Referente scientifico: NR (recupero pregress |
anno creazione | 2001 |
anno modifica | 2007 |
latitudine | 43.714487 |
longitudine | 10.407340 |