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bene culturale | dipinto, opera isolata |
soggetto | Madonna con il Bambino fra i Santi Caterina d’Alessandria, Giovannino, Girolamo e Giuseppe (?), Pietro (?) e l’Evangelista Marco, l’Arcangelo Gabriele e Tobiolo |
tipo scheda | OA_3.00 |
codice univoco | 01 00350764 |
localizzazione | ITALIA, Piemonte, TO, Torinovia XX Settembre, 86 |
contenitore | palazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda |
datazione | sec. XVI secondo quarto; 1528 (post) - 1553 (ante) [bibliografia; analisi stilistica confronto] |
autore | De' Pitati Bonifacio detto Bonifacio Veronese (1487/ 1553), |
materia tecnica | tela/ pittura a olio |
misure | cm, alt. 149, largh. 247, |
condizione giuridica | proprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali |
dati analitici | Cornice del XVII secoloPersonaggi: Madonna; Gesù Bambino; Santa Caterina d’Alessandria; San Giovannino; San Girolamo; San Giuseppe; Tobia; San Gabriele Arcangelo; San Pietro; San Marco Evangelista. Attributi: (GIROLAMO) cappello cardinalizio, libro; (GIUSEPPE) bastone; (TOBIA) pesce, vasetto; (GIOVANNINO) croce; (CATERINA D’ALESSANDRIA) ruota; (MARCO EVANGELISTA) libro, leone. Oggetti: corona arborea. Elementi architettonici: colonna. Paesaggio. Figure nello sfondo. |
notizie storico-critiche | Il dipinto proviene da Palazzo Reale. E’ menzionato nell’inventario redatto da Antonio dalla Cornia nel 1635 nell’ “ordine di mezzo” del Gabinetto Dorato, con attribuzione a Bonifacio de Pitati (Vesme, 1897, p. 46; Pinto, 1994, p. 16 n. 270). D’Azeglio lo assegna a Palma il Vecchio, così come gli inventari del 1851, 1853, 1966, il catalogo del Benna (1857) e quello di Callery (1859). Gamba, non senza dubbi, ripropose l’antica attribuzione al De Pitati, confermata dal Vesme (1899 e 1909) e puntualizzata da Jacobsen (1897) in direzione della sua bottega e da Adolfo Venturi (1928) in quella del suo allievo e nipote acquisito Antonio Palma. Westphal (1931) e Pacchioni (1932) accolsero favorevolmente l’attribuzione, mentre Gabrielli (1959, 1965, 1971) sosteneva trattarsi di una replica tarda e accademica della Sacra Conversazione del Museo di Columbia ma già di collezione Giovannelli e Kress, che fa parte della sua produzione ultima. Infine Simonetti (1986) la inseriva tra le opere espunte dal catalogo del maestro. In rapporto alla Madonna con i Santi americana, a sua volta riconducibile alla Sacra Conversazione di Parigi e a quella di Londra (Cfr. Simonetti, 1986, nn. 9 e 31), quella torinese presenta una serie di varianti nelle pose, negli abiti dei personaggi, nelle specie arboree alle spalle della Vergine e soprattutto prevede l’aggiunta della figura di San Giovannino. Concorde invece la presenza dei santi laterali Gerolamo e Giuseppe (riconoscibile nell’anziano barbuto con il bastone a Tau sovente scambiato con Antonio Abate) a sinistra e di Marco e Pietro a destra. Le figure mutile di Girolamo e Marco mostrano ad evidenza che il dipinto è stato in epoca imprecisata ridotto in larghezza. Era forse in origine pari anche nel formato a quello di Columbia, che misura oggi 274 cm invece dei 246 di quello torinese. La Santa Caterina ricorda la cultura artistica di Paris Bordon, soprattutto nel confronto con la Principessa del San Giorgio e il drago della Pinacoteca Vaticana della metà degli anni venti del Cinquecento. Il San Marco accenna invece a quella tizianesca e l’accentuazione fisiognomica di San Girolamo pare ricondurre a Palma il Vecchio e a Bassano. Della composizione, straordinariamente gremita, varia negli atteggiamenti e nell’età dei personaggi rappresentati ed orchestrata attorno all’episodio centrale dell’Incoronazione di Santa Caterina, è nota anche la versione della Walker Art Gallery di Liverpool (Simonetti, 1986, p. 115 n. 56). Il pittore era infatti abilissimo nel rielaborare spunti e motivi già utilizzati e soprattutto un esperto impresario e capace organizzatore del lavoro della bottega. A partire infatti dal 1528, cioè dalle commissioni da lui ricoperte presso il Palazzo dei Camerlenghi sino alla fine dei suoi giorni, il ricorso all’aiuto dei collaboratori si fece sempre più massiccio e a stento distinguibile da quello del maestro, cosicché a parere della Vertova “le nette suddivisioni fra opere autografe e non autografe, nel caso di Bonifazio, conducono poco lontano e l’assegnazione ‘in toto’ a questo o a quel collaboratore conducono a poco” (cfr. Vertova, 1984, p. 24). In relazione alla produzione dell’artista e ancor più in merito all’opera in esame, pare pertanto di dover concludere che il moderno concetto di autografia debba essere rivalutato con criteri più elastici e rispondenti alla realtà storica dei fatti. |
altra localizzazione | luogo di provenienza: ITALIA, Piemonte, TO, Torino; luogo di deposito: ITALIA, Piemonte, TO, Torino; luogo di deposito: ITALIA, Piemonte, TO, Moncalieri |
altre attribuzioni | Negretti Jacopo detto Palma il VecchioPalma Antonio |
bibliografia | D'Azeglio, Roberto( 1838)II, p. 317; Callery, J. M.( 1859)p. 126; [Vico, Giovanni]( 1866)p. 21; Baudi di Vesme, Alessandro( 1897)p. 46; Jacobsen, Emil( 1897)p. 134; [Baudi di Vesme, Alessandro]( 1899)p. 153; [Baudi di Vesme, Alessandro]( 1909)p. 159; Vent |
definizione | dipinto |
regione | Piemonte |
provincia | Torino |
comune | Torino |
indirizzo | via XX Settembre, 86 |
ente schedatore | S67 |
ente competente | S67 |
autori della catalogazione | Compilatore scheda: Accornero, Chiara; ; Funzionario responsabile: Referente scientifico: Gabrielli, EdithMoratti, Valeria |
anno creazione | 2012 |
latitudine | 45.073139 |
longitudine | 7.684548 |